Con Pato così non va: Milan, guarda Eto'o e pensa a Frankie...
La stagione di Alexandre Pato è sicuramente una piacevole conferma che proietta il Papero direttamente nell'Olimpo dei migliori giocatori del panorama mondiale: 17 gol da inizio anno, il brasiliano segna con una infallibile media di un gol ogni partita e mezza. Eppure da quattro partite, Patinho non sorride più: dalla trionfale partita di Siena (con doppietta) in poi, la gioia di buttarla dentro non è più per il numero 7, fagocitato dall'eternità di Pippo Inzaghi. Sia ben chiaro, ad evitare critiche da chi potrebbe fraintendere: non sono alla ricerca di un "caso" e mi ritengo un Pato-fan della primissima ora, avendolo ammirato sin dalla prima gara da professionista (un lontano Internacional-Palmeiras). Ritengo però che una riflessione sul presente, il recente passato e soprattutto il futuro del piccolo fenomeno rossonero vada fatta: già lo scorso anno, Pato fu accantonato improvvisamente, in favore dello stesso Inzaghi, nel momento decisivo della stagione. Quest'anno, almeno per il momento, Alexandre è rimasto nell'11 titolare, ma confinato in pratica al ruolo di "spalla": i numeri, le singole giocate, restano sempre di eccellente qualità, ma l'incisività sulla partita e soprattutto in zona gol è decisamente calata. Che questo sia coinciso con il suo spostamento sulla fascia laterale, è evidente: in particolare nel match di Verona, Ancelotti ha affidato al Papero un vero e proprio ruolo di fascia, addirittura con compiti di copertura. Clamoroso autogol, lo dico a chiare lettere: che Pato non sia la nuova vittima di quell'usanza tutta italiana di ridurre in fascia i giocatori di particolare velocità e tecnica! Nato centravanti, uomo gol, prima punta, Alexandre è sempre stato considerato tale in Patria: basta vedere che Dunga infatti lo mette in concorrenza per una maglia da titolare in Seleçao con Luis Fabiano o al massimo Robinho, e non con uno dei due 10 (Kakà, Ronaldinho o Elano che siano). Il brutto vizio tutto di Casanostra di considerare una "prima punta" a tutti gli effetti solo giocatori forti fisicamente o al massimo con doti Inzaghesche, all'estero non trova riscontro: un nome su tutti, quello di Samuel Eto'o, uno degli oggetti del desiderio di milioni di tifosi di qualsiasi colore. Ebbene il camerunese al Real Madrid era un grezzo atleta, più sprinter che calciatore, mentre a Mallorca iniziò sì a prendere confidenza con il gol, ma con una certa anarchia tattica che lo rendeva uno dei tanti scattisti africani: come e soprattutto per merito di chi è cambiata la carriera del numero 9 blaugrana? E' un quiz da zero euro, per la sua facilità: rivolgersi ad Amsterdam, citofonare Rijkaard.
Nella prima stagione (2004-2005), l'allora tecnico dei catalani lavora ossessivamente sul potenziale del 23enne Eto'o: movimenti ad attaccare la profondità, pressing sulla difesa, allenamenti specifici su come far valere i non esaltanti 179 centimetri per 75kg di fibre bianche (quelle veloci) in zona gol, da terminale offensivo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti nell'ultimo quadriennio: ebbene, in un editoriale di inizio stagione mi auguravo che un medesimo lavoro venisse fatto a Milanello anche per Alexandre Pato. Se l'inizio sembrava promettente, visto l'enorme talento del ragazzo e soprattutto un'addestrabilità tipica di solo da pochi anni gioca a calcio (fino all'adolescenza, Pato era un giocatore di Futsal, è bene ricordarlo), i risultati sono praticamente spariti non appena al Milan è venuto il tempo del raccolto, quello di spremere le ultime preziosissime gocce di un'uva rinomata come quella di casa Inzaghi: una strategia che indubbiamente paga nell'immediato, ma che crea più di un dubbio per il futuro. Quanto una partita vinta in più in una stagione ormai pressochè conclusa può valere rispetto ad impostare il vero futuro di questa squadra? Si torna tralaltro in questo modo al discorso Ka-Pa-Ro: anche oggi che Ronaldinho appare in netta ripresa (a proposito, giù le mani dal Gaucho: era lecito aspettarsi un crollo atletico vista l'assenza di preparazione estiva), Ancelotti si ostina a non dare una chanche a quello che è il tridente nella mente della stragrande maggioranza dei tifosi. Un tridente perfetto, che c'è da giurarsi sarà prossimamente riproposto dall'attento Dunga che spende parole dolci per tutte e tre le stelle rossonere anche in un momento non ottimale: l'ombra della punta di peso, almeno a Teresopolis, non sembra essere di grande appeal, anche perchè una Nazionale come la Seleçao ha nel suo DNA il bel giuoco, il Futbol Bailado. Anche il Milan? Non sembrerebbe, almeno valutando le presunte richieste di Ancelotti sul mercato: la spasmodica richiesta di una torre che forse eliminerebbe qualche sintomo di una squadra malata con qualche colpo di testa, ma non ne risolverebbe la malattia ed avrebbe il doppio taglio, di castrare definitivamente Pato. Riflessioni per il futuro importanti, fondamentali: sempre ammesso che a Carlo Ancelotti riguardi il futuro del Milan... E se così non fosse? 0031-020-eccetera... Per chi non lo sapesse, sono il prefisso internazionale olandese e quello della sua capitale.