Dal Vangelo secondo Moggi
In quel tempo, la Juventus era la Juventus, con i suoi pregi di grande e vincente compagine ed i suoi difetti di potenza politica che incute timore sulla classe arbitrale. E dopo una settimana nella quale sembrava che il mostro bianconero avesse raggiunto livelli incontrastabili, venne la pioggia. Quantomai purificatrice. E la montagna si sciolse in un baleno, come il trucco suglio occhi delle signore quando piangono. E la Signora, infatti, da allora, ebbe di che lacrimare. Gli ultimi, gli umili, quelli che sempre erano stati sottomessi, che non appartenevano all’aristocrazia nordista, furono i primi.
Anche il “popolo” degli arbitri, sempre devoto, sembrava avergli girato le spalle. E allora coloro che comandavano nella Juventus fecero sacrifici e rivolsero preghiere verso il cielo, piangendo ed invocando l’intervento divino. Si sentirono rispondere che il periodo di magra era durato abbastanza, e che la buona sorte sarebbe presto tornata: dal cielo la grazia sarebbe giunta in una forma misteriosa, attraverso un segnale criptico. E quando San Luciano Moggi vide per due volte la nebbia sul proprio terreno, capi’ che era giunto il momento. La Juventus era di nuovo la Juventus. E cosi’ sia.