Semeraro, Gregucci e le tradizioni italiane
Rico Semeraro è uno di quelli che di coraggio ne hanno da vendere. Qualsiasi altro presidente, al suo posto, con la stampa e la tifoseria a contestare il Lecce post-Zeman - che è come un post-sbronza: ti ricordi solo di esserti divertito ma anche di aver sofferto le pene dell'inferno - avrebbe cacciato via su due piedi l'allenatore. Lui, sfatando una tradizione tutta italiana, ha cacciato sé stesso: ha preso baracca e burattini e se n'è andato. Se fossi in Gregucci sarei molto orgoglioso di un tale atto di fiducia incondizionata. Evidentemente Semeraro conosce bene il tecnico pugliese, talmente bene da sapere che, per il bene della squadra, è meglio che in panchina ci rimanga lui.
Io Gregucci lo conosco senz'altro di meno, ma alcune cose le so. La sua prima esperienza da allenatore, in C1 con la Viterbese, è durata appena due mesi, da Agosto a Ottobre, giusto il tempo di collezionare sei punti in sei partite prima dell'esonero. Poi nel Marzo 2001 è andato alla Fiorentina a fare il vice dell'amico Roberto Mancini: se ne sono andati entrambi, mandati via forzatamente da Cecchi Gori, nel Gennaio dell'anno successivo. La stagione 2002/03 è stata la prima ad essere portata avanti per intero da Gregucci: si trattava del girone A del campionato di C2, e la squadra era il Legnano (arrivato ottavo, senza infamia e senza lode). Nell'estate 2003 Gregucci è sbarcato a Venezia in B, dove a sentire la maggior parte dei commentatori sportivi "ha spiccato le ali verso il grande calcio".
In realtà è riuscito ad agganciare lo spareggio per non retrocedere solo all'ultima giornata, vincendo per 1-0 contro una Triestina che non aveva più nulla da chiedere al campionato. Poi nel suddetto spareggio, contro il Bari, ha potuto festeggiare la salvezza solo grazie a una rete di Biancolino al 93° della gara di ritorno, cioè quando molti tifosi veneti già stavano iniziando a informarsi su dove stesse di casa questo signor Gregucci. Nell'estate 2004 ha allenato per qualche settimana una non-squadra, cioè la Napoli Sportiva di Gaucci (o, per meglio dire, di Cirino Pomicino), che non si è mai iscritta al campionato, soppiantata - fortunatamente - dal Napoli Soccer di De Laurentiis. A Ottobre, dopo essere stato - a suo dire - vicino alla Lazio, ha sostituito Ammazzalorso alla Salernitana, salvandosi anche qui con non pochi patemi d'animo solo alla penultima giornata, battendo in casa l'Ascoli per 2-1. Vantando questo curriculum, Angelo Gregucci è stato a chiamato ad allenare in Serie A, al Lecce appunto, dove la dirigenza stava cercando di eliminare qualsiasi traccia di Zeman e affini. Qui Gregucci - un po' ruffiano, almeno questo me lo concedete? - ha assicurato a tutti un gioco equilibrato e privo delle nefandezze difensive tipiche del boemo. Ma il "suo" Lecce ha incassato otto gol in quattro partite.
Secondo le cosiddette voci di corridoio, Gregucci sarebbe un "uomo Gea". Non so quanto questo sia vero: magari chiedetelo a Semeraro, quello che Gregucci lo conosce bene. Quello che ha sfatato una tradizione che, per una volta, forse andava rispettata.