Calciopoli: Delitti e Castighi
Volendo ragionare sulla decisione di ieri (articolo pubblicato il 26.7.06 ndr) della Corte Federale non è facile per noi separare i sentimenti genoani, l'esperienza e la passione per la difesa tecnica del Genoa in diverse fasi processuali successive alla decisione della CAF dello scorso agosto, l'interesse del giurista per l'analisi di casi giudiziari. Certo vi corrispondono altrettante distinte ragioni di amarezza.
Allo sforzo - in larga parte infruttuoso - dei giudici sportivi di stabilire una certa proporzionalità interna tra gli odierni incolpati, non ha fatto riscontro una pur minima preoccupazione di rispettare una proporzionalità con le pene inflitte al Genoa e ai suoi dirigenti.
Per sviluppare una comparazione attendibile tra il caso Genoa e il caso "calciopoli" dobbiamo assumere come veri i fatti posti a fondamento delle decisioni nell'uno e nell'altro caso. E, quindi, assumiamo pure per ipotesi - ci perdonerà il Presidente Preziosi - che vi sia stata una combine per Genoa-Venezia (lasciando al Giudice penale di giudicare se non sia invece vero che il Genoa e il suo Presidente siano stati vittime di un'azione estorsiva).
Al Genoa, per la supposta combine di una sola gara - che non risulta avere influito sul suo esito e che è certo non abbia influito sull'esito del campionato - è stata tolta la promozione in serie A (che era stata conseguita indipendentemente dall'illecito) ed è stata comminata la retrocessione in C1 con penalizzazione di 3 punti; la Fiorentina, per aver aderito al sistema di inquinamento e per comportamenti relativi ad almeno 3 gare, evitando così la retrocessione in Serie B, non è stata privata del vantaggio conseguito grazie all'illecito (la permanenza in serie A), non ha subito la retrocessione, ma solo una penalizzazione di punteggio. La Juventus, per aver costituito e gestito un sistema organico di condizionamento del regolare funzionamento e della imparzialità del settore arbitrale, realizzato per almeno un campionato, ma presumibilmente per alcuni, è sì penalizzata con la perdita di due scudetti, ma viene retrocessa di una sola serie, con una penalizzazione di punteggio che non compromette le sue chances di promozione.
Sono sufficienti questi elementi di comparazione per giudicare dell'enormità della sproporzione del trattamento del Genoa rispetto a quello delle altre squadre, e della gravità dell'ingiustizia che ne risulta.
Per comprendere le cause di tali difformità di giudizio occorre considerare le diversità dei contesti.
Fiorentina, Juventus e Milan godono di un enorme peso di potere, economico, politico e mediatico che, particolarmente nel periodo intercorrente tra la decisione della CAF e quella della Corte Federale, si è espresso con intensità e in modo multiforme nella direzione della indulgenza.
Il Genoa non gode di una posizione, pur lontanamente, paragonabile.
Genova ha mostrato, ancora una volta, di contare assai poco, anche comparativamente a città meno popolose come Firenze; ha mostrato di non sapere, a volte di non volere, contare; neanche per reclamare garanzie dovute.
Abbiamo inteso parlare a gran voce nei giorni scorsi di garanzie processuali da rispettare, di diritti dei tifosi da considerare, dei danni economici delle società da evitare. Il Genoa non meritava garanzie processuali (gravemente e ripetutamente violate dagli organi di giustizia sportiva, che hanno invece condotto con ben diversa regolarità i recenti processi)? I genoani non avevano diritti meritevoli di considerazione? Il Genoa non ha subito gravissimi danni economici per effetto della retrocessione in C1?
Il ruolo di vittima è ingrato; la protesta può suonare fastidiosa, ma contro l'ingiustizia si ha il diritto, si ha il dovere, di protestare.
E dobbiamo domandarci se la lezione che sarà tratta dalla recente vicenda processuale non sarà solo quella di consigliare una maggior prudenza nella comunicazione telefonica, piuttosto che quella di astenersi da comportamenti illeciti.
Il sostanziale proscioglimento di Carraro (non un solo giorno di squalifica!) induce anche a chiedersi perché mai la F.I.G.C. sia stata commissariata.
I contenuti della decisione non corrispondono ad uno stato di grave e diffuso inquinamento tale da richiedere che la F.I.G.C. venisse commissariata.
Crediamo che all'origine di questo paradosso vi sono due cause principali.
In primo luogo la diversa fonte di nomina della CAF e della Corte Federale: la prima è stata interamente rinnovata dal Commissario, la seconda è stata rinnovata solo nella posizione del presidente, a seguito dell'autosospensione del Dott. De Lise, essendo gli altri componenti rimasti gli stessi nominati a suo tempo.
In secondo luogo, non sono state raccolte le indicazioni espresse dal dott. Borrelli nella sua Relazione, che tracciavano un ampio disegno d'accusa circa la creazione e gestione di un organico sistema, pur articolato in sotto-sistemi variamente composti, di illecita influenza. Il quadro accusatorio si è poi via via frammentato in una serie di circoscritte condotte illecite, apprezzate con indulgenza via via crescente. E' quindi rimasta sullo sfondo, ad esempio, la connessione tra la campagna di nomina di organi apicali della Federazione e della Lega e il sistema di illecite influenze, e sono rimaste in ombra le ramificate reti di connessione di interessi e di intese che ne hanno costituito il contesto.
Non resta che sperare nella statuizione di regole nuove ed efficaci che prevenga quella ricostituzione di assetti di potere in àmbito federale che perpetuerebbe le cause che sono all'origine delle illiceità emerse.
Possiamo avere fiducia? Avrà il Commissario sufficiente forza di resistenza agli interessi che non sono solidali ad una prospettiva di radicale rinnovamento e risanamento, ma che ambiranno ad un semplice riassestamento, magari secondo nuovi equilibri?
Speriamo di poter sperare.
Quanto a noi genoani, non resta, in questo momento, che puntare sulle nostre forze e al risultato sul campo. Confidiamo che il Presidente non ceda al comprensibile scoramento, non perda l'energia per dedicare ancora la sua opera e le sue risorse al Genoa. Confidiamo nell'orgoglio e nella capacità di reazione della comunità genoana che, anche nel sentimento di amarezza e di isolamento, saprà moltiplicare volontà e forza di sostegno alla squadra.
Sergio M. Carbone e Andrea D'Angelo
Reggenti della Fondazione Genoa 1893