Calcioscandalo: nessuno sconto
Ma che bel Paese è il nostro. Diecimila ore di intercettazioni telefoniche che hanno smascherato la volgare cricca che ha manipolato, inquinato e devastato il calcio italiano, sotto gli occhi foderati di prosciutto di Franco Carraro, una serie straordinariamente grave di illeciti diffusi e ramificati, secondo il giudizio del commissario Rossi, l'asservimento alle telefonate di Moggi dei vertici e degli organi di controllo della Figc e delle sue componenti più importanti come quella arbitrale, ed è ancora quello che ha dichiarato Guido Rossi alla Camera, tutto il marcio venuto a galla, con pene persino miti per i tracotanti imbroglioni del pallone, anziché sprofondare nella vergogna gli attori perversi del più grande scandalo del calcio italiano li vede ancora protagonisti di dichiarazioni e difese bugiarde e arroganti.
Come se non bastasse, gli uomini politici del Paese degli inciuci, dei compromessi e dei condoni, gli amici dei furbetti del quartierino, i buonisti di carriera, gli equidistanti e gli equivicini gridano al giustizialismo, invocano sentenze non giacobine, con una indebita ingerenza nella giustizia sportiva, e i sindaci delle città delle squadre penalizzate scendono in campo a difesa degli illeciti commessi mentre i tifosi, fomentati, bloccano strade e ferrovie. Perché se i tassisti ce l'hanno fatta, dicono gli ultras, dobbiamo farcela anche noi.
PAESE IMMORALE - E' il Paese senza più morale, lealtà, correttezza e rispetto delle regole che reagisce a questo modo, sicuro dell'impunità perpetua e dell'intrallazzo continuo che, più della crisi economica, hanno ridotto l'Italia a brandelli. Che minchioni siamo stati, a Napoli, nell'estate 2004 dei nostri tormenti e della condanna alla serie C, quando abbiamo chinato il capo all'aut-aut del presidente federale Carraro, il paladino del calcio truccato, dei passaporti falsi, delle fideiussioni taroccate, delle iscrizioni irregolari ai campionati, dei bilanci fasulli, dei ripescaggi arbitrari e della completa soggezione ai politici e al governo che gli imponevano salvataggi vergognosi di club fuori dalle regole. Sindaci e governatori del golfo che, nobilmente, accettarono le regole dell'irregolare Carraro non scesero in campo e i tifosi napoletani, umiliati oltre ogni dire, non bloccarono strade e ferrovie.
Viene la nausea, ora che l'oltraggio alla città di Napoli è passato, ma non dimenticato, assistere alle reazioni di oggi di sindaci, politici e governanti mentre l'esimio Walter Veltroni, sul marcio di Moggiopoli, tenta di avere in prestito Buffon per la Roma, meraviglioso sindaco equidistante, tifoso juventino e sindaco romanista. Se queste sono le reazioni al disastro del calcio italiano, degradato a suburra dalle prepotenze del quartierone del pallone, non ci sono speranze di riscatto e rinnovamento. Se una volta scoperti le manovre, gli aggiustamenti e i ricatti del triangolo Torino-Milano-Roma, dal "fortino assediato" di Moggi al presidente della Lega Galliani e al presidente federale Carraro, coinvolgendo in pieno la risibile Aia di Lanese, non si arriva a una presa di coscienza su quanto avvenuto, a uno scatto di senso morale, alla vergogna, al pentimento e a un sincero intento di ricominciare daccapo e da zero, il processo al calcio e le sanzioni relative saranno ben poca cosa.
LA MAFIA E IL CALCIO - La mediocrità, il malaffare, l'ipocrisia, la volgarità e l'omertà del mondo del calcio minacciano di sopravvivere al terremoto delle intercettazioni. Il panorama squallido, appesantito dalle voci maliziose sul commissario Rossi (che Carraro vorrebbe delegittimare!), dai sospetti di parte sul giudice Borrelli, sino alla minacciata e ridicola ricusazione del presidente della Corte federale Sandulli, è quello che con molto realismo ha disegnato il presidente del Bologna Alfredo Cazzola quando ha detto: "Neanche in un processo alla mafia poteva venir fuori tanta omertà come si è visto intorno al calcio: almeno lì ogni tanto c'è qualche pentito".
Nel calcio non si pente nessuno. I protagonisti coinvolti nelle vergognose intercettazioni fanno tutte le verginelle, protestano e minacciano, mandano persino messaggi mafiosi. Un dignitoso silenzio, al posto della sporca verità che non confesseranno mai, li avrebbe in qualche modo onorati. Ma proprio la reazione di persistente arroganza, in cui primeggiano l'arbitro De Santis con avvocato sentimentale e gel da avanspettacolo nei capelli e l'impudente Carraro, per non parlare del "dottor Giraudo" e del "signor Moggi", conferma il modo di agire con cui hanno infangato il calcio, sicuri di farla franca, ma traditi dai telefonini. Le denunce e i sospetti sul malaffare dal pallone non sono mai mancati, come testimoniano le collezioni dei giornali e numerose pubblicazioni, tra cui il libro di Marco Travaglio, ma sono stati ignorati e affossati, gli imbroglioni sentendosi al riparo dell'omertà del loro stesso mondo e delle protezioni altolocate. Oggi prende il giusto significato la frase dell'inviso Luciano Gaucci quando annunciò: "Col cambio del governo, il calcio scoppierà".
Il calcio è scoppiato e il marcio non è finito. I pm di Napoli sono al lavoro e Borrelli va avanti col secondo filone delle indagini. Arrivano conferme puntuali sull'intreccio delle sopraffazioni e del malaffare, l'illecito strutturato secondo la precisa definizione di Borrelli, strutturato e continuato, che la Caf, fermandosi agli illeciti caso per caso, ha smontato giungendo ad assoluzioni incomprensibili e a inibizioni temporanee, mancando l'autentico bersaglio, il sistema degli imbrogli e i suoi veri protagonisti. E così succede che il designatore Bergamo non viene neanche giudicato per difetto di giurisdizione. Viene da ridere considerando i difetti del signor Atalanta.
Il procuratore Palazzi ha fatto ricorso contro le prime sentenze che hanno ammorbidito la sua accusa. Dalla Corte federale, oggi, aspettiamo un passo avanti piuttosto che un passo indietro come preteso dai buonisti e da chi tresca con le piazze agitate. La radiazione dei sopraffattori del calcio italiano sono indispensabili. Le loro facce di bronzo devono essere cancellate dal mondo del calcio. Complicità, asservimento, solidarietà omertose, omissioni e responsabilità di ruoli vanno colpiti duramente, dal presidente federale Carraro al suo ineffabile vice Mazzini, al presidente della Lega Galliani, all'asse del male juventino Moggi e Giraudo, agli arbitri e al loro presidente Lanese, ai guardalinee, ai designatori Pairetto e Bergamo senza farla scampare al secondo. Fuori dal calcio per sempre.
PARLA MOGGI - Sono patetiche le interviste televisive e sui giornali di Luciano Moggi. Non dicono niente di nuovo e lui avrebbe tanto da dire. Schizza fango a destra e a sinistra dimenticando il fango confezionato con le sue mani. Dice cose risapute, ma tace gli intrecci di cui è stato protagonista (intercettato). Una cosa nuova ha detto, tra una promessa e una minaccia. Ha detto che sarà un "rompicoglione". Sempre che troverà spazio per le finte lacrime e i panegirici del suo eloquio tortuoso e omertoso. Riscàttati, Luciano, dicendo la verità. Il danno procurato alla Juve e al calcio italiano lo pretende. Chissà se un giorno vedremo levarsi un fil di fumo dai suoi sigari e, con una faccia nuova, Lucky Luciano dirà la verità, nient'altro che la verità, diventando un uomo rispettabile, l'uomo di calcio che ha smesso di essere per diventare dal "fortino assediato" della Juve un maneggione che ha deluso e ferito molte antiche e disinteressate amicizie.
In questo quadro avvilente, c'è spazio per parlare del Napoli ammesso che un giorno i campionati cominceranno? Si preannunciano ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato che una giustizia sportiva autonoma e forte dovrebbe punire con l'estromissione dai campionati e la radiazione dei ricorrenti. C'è il sospetto che la Camera di conciliazione del Coni dia qualche colpo di spugna se un attento osservatore come Ruggiero Palombo ipotizza su "La Gazzetta dello Sport" un certo "dissidio" tra il presidente del Coni Petrucci (un'altra faccia da cambiare perché le miserie del calcio si sono sviluppate sotto la sua presidenza al Foro Italico) e il commissario della Federcalcio Guido Rossi.
Che cosa farà il Tar che respinse tutti i ricorsi del Napoli per difetto di giurisdizione (mentre i suoi giudici erano gli stessi della Federcalcio)? Entrerà stavolta nel merito, scoprirà di avere giurisdizione?
IL NAPOLI - Intanto, per i rinnovati diritti televisivi, c'è un danno annunciato se fra i parametri della quota collettiva contano gli incassi degli ultimi cinque anni. Come si può cancellare il "San Paolo" strapieno degli anni d'oro, e tutto quello che lo stadio napoletano ha rappresentato per il calcio italiano, e conteggiare gli anni della serie C imposta da Carraro? Il Napoli dovrà pagare all'infinito l'umiliazione che gli fu imposta? Quando si affaccerà in serie A, sarà ancora trattato come un club di serie C?
La squadra. Dopo i primi collaudi, regge la difesa con i nuovi Domizzi e Cannavaro, affiancati da Maldonado e Savini, e con Iezzo sicurezza collaudata tra i pali. Ma non dimentichiamo Grava. La difesa è il piedistallo di ogni squadra e di ogni ambizione come ha dimostrato la nazionale in Germania. Assente Calaiò per infortunio, Pià in coppia con Bucchi in attacco. Si cercano lumi a centrocampo mentre va in scena il 4-3-2-1 abbandonando il modulo finale del campionato scorso molto incoraggiante (4-4-2). Pedine essenziali sono De Zerbi più avanti e Bogliacino arretrato. Bisogna completare il quadro assicurando maggiore protezione alla difesa. Gli esterni del 4-4-2 farebbero comodo e, d'altra parte, il rientro di Calaiò in tandem con Bucchi finirà col forzare la conferma del modulo con cui il Napoli concluse brillantemente l'ultima stagione.