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ESCLUSIVA TMW - Gigi Riva racconta le sue verità

ESCLUSIVA TMW - Gigi Riva racconta le sue verità
mercoledì 11 ottobre 2006, 10:072006
di Paolo Carbone

Quando mi sono trovato davanti allo schermo bianco del computer pronto a stendere la breve introduzione dell'intervista che leggerete fra poco, mi sono accorto che, oggi come oggi, anno di grazia 2006, è forse impossibile trovare per Gigi Riva una definizione che lo illustri in modo adeguato,
al di là del famoso "rombo di tuono", timbro impressogli da Gianni Brera. E credo di aver individuato il perchè. In fondo, a ben pensarci, Gigi Rivadivide gli appassionati in due schiere: chi l'ha visto giocare e chi ne ha solo sentito parlare. I primi sono privilegiati. Hanno assaporato l'originale di un mito e ricordano che perfino subire un goal dal Gigi nazionale era del tutto accettabile. I secondi sono quasi dei... "minorati". Nutriti di racconti e di filmati, per quanto possano impegnare la fantasia, non percepiranno mai la genuinità di "quelle" sensazioni e "quelle" emozioni. Bene, oggi Gigi Riva è un prestante signore, per il quale stanno per suonare i 62, è nonno felice di due nipotine ed è ai vertici della Nazionale. L'ideale per intrattenerlo sull'argomento, ringraziandolo per la disponibilità.

Fai finta di essere un medico che tasta il polso alla Nazionale.
Che cosa senti? Insomma che aria tira nell'ambiente dopo il mondiale?

"Intanto la soddisfazione di aver fatto qualcosa di importante che non sarà mai cancellata. Adesso sta cominciando un altro ciclo, ci sono talune difficoltà iniziali, ma credo proprio che i conti siano destinati a tornare in breve tempo"

Secondo te, qual'è la maniera più adeguata per affrontare una
partita decisiva, da vincere a tutti i costi?

"Giusto ricordare che nel calcio non è che uno deve vincere, diciamo che uno vuole vincere, ma ci sono anche gli avversari da rispettare. Aggiungo poi che il segreto è uno solo: dare tutto quello che hai dentro, calcisticamente e umanamente. Quando hai fatto questo è già un grande risultato".

Una Nazionale esige graduali inserimenti e innesti, per ragioni ovvie, a cominciare da quelle anagrafiche. Secondo te, esiste un metro costante da adoperare quando si fanno certe valutazioni?
"Il campo, non c'è dubbio. Il campo è il punto di riferimento di ogni Commissario Tecnico che deve seguire i giovani, li vede crescere, migliorare, li inserisce con gradualità, alcuni vanno bene, altri vanno meno bene e così, piano piano, si crea il gruppo"

Torno per un attimo al mondiale e ad una curiosità che credo non sia solo mia: è mai stato spiegato seriamente da qualcuno perchè Blatter non ha premiato di persona i campioni del mondo?
"Vorrei saperlo anch'io. Ancora non è stato spiegato".

Correggimi se sbaglio: l'Italia non ha molto peso internazionale. Come si fa, secondo te, a recuperare in questo senso?
"Non credo ci sia un sistema nè penso che avere peso internazionale significhi essere dei raccomandati. Noi chiediamo solo quello che ci spetta e mi pare che questo atteggiamento sia più che giusto."




Quale raccomandazione o consiglio puoi dare ai giovani giocatori che aspirano alla maglia a quattro stelle?
"A tutta prima non saprei. Il calcio è una cosa che hai nel sangue, è una passione. In questo senso posso consigliare ai giovani di lavorare e lavorare, l'allenamento non dev'essere una fatica, lo devi sentire dentro di te. E' chiaro che non è facile arrivare alla maglia a quattro stelle, ma se si lavora si possono ottenere grandi risultati".

Quindi alla fine è sempre la spinta mentale quella che conta?
"Certo. Perchè anche il grande giocatore che non ha questa spinta, questa voglia di sacrificarsi è chiaro che si perde per strada. Viceversa se hai le doti, le qualità e, sopratutto, la voglia di fare e di migliorare sempre la strada la percorri tutta e al meglio"

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