Gea in liquidazione volontaria
Lo scandalo di Calciopoli un risultato l'ha avuto: la Gea Word sarà ufficialmente in liquidazione volontaria "dalle ore 00,01 del prossimo 1° agosto". Secondo i suoi dirigenti, ciò è però avvenuto per colpa dei giornalisti "cattivi". L'incredibile affermazione è contenuta nel verbale dell'assemblea, tenutasi il 18 luglio scorso, della società dei "figli di papà" (presenti in qualità di soci, amministratori o procuratori), che aveva all'ordine di giorno in parte straordinaria la messa in liquidazione della società. L' "atto di morte" della Gea è stato registrato giovedì scorso dalla Camera di Commercio. La decisione è stata probabilmente presa per le indagini dei Pubblici ministeri della Procura di Roma, Maria Cristina Palaia e Luca Palamara. Sembrerebbe una mossa difensiva, visto che risultano indagate, dal 26 maggio scorso, otto persone dai Pm per l'ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata all'illecita concorrenza con minacce o violenza: Luciano e Alessandro Moggi, Franco Zavaglia, Chiara Geronzi, Riccardo Calleri, Tommaso Cellini, Giuseppe De Mita e Davide Lippi, figlio di Marcello ex commissario tecnico della Nazionale. Con lo scioglimento, la posizione degli indagati potrebbe risultare meno pesante. Nel verbale dell'assemblea si legge anche che "eventuali compensi e diritti relativi a nuovi rapporti intervenuti tra i procuratori e i calciatori o società a partire dal 1° luglio 2006, data di inizio della stagione sportiva 2006/2007, non dovranno intendersi di competenza della Gea World, ma di competenza dei singoli procuratori". Insomma, la Gea non c'è più, ma i suoi ex procuratori continueranno ad operare per conto proprio. Tuttavia, come si sa bene negli ambienti economico-finanziari, non c'è bisogno di costituire una società per stipulare eventuali accordi di cartello: è sufficiente anche un semplice accordo tacito. La Gea ha detenuto un numero mai precisato, ma sicuramente molto cospicuo (si parla di oltre 200) tra calciatori e allenatori. Anzi, secondo il rapporto dei Carabinieri, che hanno indagato nell'ambito della prima indagine sulla Gea della Procura di Napoli, l'intero campionato di Serie A poteva essere rifornito dalla società romana.
Tornando al contenuto del verbale, il presidente della Gea Alessandro Moggi ha spiegato che "pur essendo la società assolutamente sana, avendo svolto la propria attività nel pieno ed assoluto rispetto di ogni normativa civilistica, fiscale e regolamentare che la disciplina, per vicende esterne alla diretta attività della società, fortemente enfatizzate da tutti i media nazionali e locali, si è venuta a trovare inopinatamente in un'oggettiva difficoltà, se non impossibilità, di continuare a svolgere la propria attività". Moggi prosegue spiegando che "pur essendo tutte queste circostanze non imputabili, neppure in minima parte, a responsabilità della società, ma avendo le stesse creato un clima ambientale di accuse, denigrazioni e sospetti", suggerisce ai soci presenti "di deliberare lo scioglimento della società, riservandosi, tuttavia, la stessa, ogni azione nei confronti di coloro che dovessero risultare responsabili di quanto prima enunciato". Tutti i soci hanno votato con un "plebiscito bulgaro" la messa in liquidazione. "L'assemblea - prosegue la relazione - condividendo le ragioni illustrate dal presidente, per le quali la società è venuta a trovarsi nell'impossibilità, a causa di vicende esterne, assolutamente non imputabili a sua responsabilità, di continuare la propria attività, con il voto favorevole di tutti i soci, espresso per alzata di mano, delibera di sciogliere la società ai sensi dell'art. 2484, n.6, Codice Civile, ponendola in liquidazione in conformità alle disposizione di legge e di statuto con decorrenza dalle ore 00,01 del 1° agosto 2006".
Gli azionisti hanno poi votato il liquidatore, tra una rosa di tre candidati: Giuseppe Salvatori (proposto da Franco Zavaglia, in rappresentanza del socio Football Management), Gianfranco Lizza (proposto da Chiara Geronzi, presidente sino al 31/10/2001) e Tommaso Valenzasca (proposto dal socio Riccardo Calleri). All'unanimità è stato eletto Salvatori, il quale ha tra le sue attribuzioni, anche un incarico particolare. "Viene attribuito altresì al liquidatore - si legge nel verbale - il compito di valutare, con l'ausilio di un legale, la sussitenza delle condizioni, l'opportunità per promuovere ogni azione sia civile che penale a tutela dei diritti della Gea World con particolare riferimento ai danni causati dalla descritta situazione di "aggressione mediatica", nonché attesa la cessazone dell'attività da parte della società, il potere di risolvere consensualmente e transigere i rapporti economici e patrimoniali tra la società e i procuratori". Le stesse parole sono contenute nella visura storica della Camera di Commercio. Per la cronaca, l'assemblea ha anche approvato il bilancio di esercizio, chiuso al 31/12/2005 con un utile di 433.452 euro. Questa somma è stata suddivisa in 411.779 euro da destinare a riserva straordinaria e 21.672,60 a riserva legale.
Si è aperta dunque la "caccia alle streghe" da parte della Gea. Chissà se nel concetto di "aggressione mediatica" rientra anche l'interpellanza parlamentare presentata all'allora Governo Berlusconi il 13 novembre 2002 da due senatori della Lega Nord, Piergiorgio Stiffoni e Francesco Tirelli. I due parlamentari avevano attentamente esaminato la composizione dell'azionariato della Gea vigente all'epoca: 45% General Athletic e 45% Football Management e 10% Riccardo Calleri. L'attenzione dei senatori si concentrò sulla General Athletic, posseduta al 20% ciascuno da Andrea Cragnotti (figlio di Sergio,ex patron Cirio), Francesca Tanzi (figlia di Calisto, ex patron Parmalat) e Chiara Geronzi (figlia di Cesare presidente di Capitalia). Il 40% era in mano a Romafides, la fiduciaria appartenente proprio al gruppo Capitalia: secondo il testo dell'interpellanza si avanzava il dubbio che dietro lo schermo della fiduciaria ci fosse Luigi Carraro, figlio di Franco Carraro ex presidente della Federcalcio. Questo segreto inconfessabile non è mai stato svelato, poiché il Governo non ha mai dato una risposta: se ciò fosse vero, vorrebbe dire che il calciomercato è stato dominato per anni da un'accolita di figli illustri, tra cui anche quello del numero uno della Figc. Un'accusa molto grave, che finora non ha avuto riscontri. Forse le indagini dei Pm romani potranno finalmente fornirli.