Grosso: mister 40 milioni in finale Mondiale
Non è un predestinato, non è passato per grandi squadre, ha cambiato mille volte ruolo ma adesso è uno dei simboli azzurri. Storia di un ragazzo di provincia che sembrava destinato a faticare nei campi di C, tra mille dubbi e giudizi affrettati. Una carriera senza picchi quella di Fabio Grosso: cresce nel Renato Curi, agli ordini di mister Di Mascio(attualmente guida del settore giovanile del Pescara), passa in C2 al Chieti, gioca trequartista, ha un bel sinistro, sembra vagamente Zauli ma gli manca un pò di sprint e non esplode nonostante i nove gol realizzati. L'agente marchigiano Falzetti lo segnala al Perugia, in particolare ai ds Sabbatini e Angelozzi, quest'ultimo insiste per portarlo alla corte di Cosmi. Il suo cartellino vale solo 40 milioni di lire ma Angelozzi lo porta a casa a parametro zero, uno dei tanti colpi del volpone Gaucci. L'arcigno Serse coadiuvato dal fido Palazzi, decide di trasformare quel ragazzo dai piedi buoni in un esterno di centrocampo nel suo 3-5.2.
La cura Cosmi sortisce gradualmente effetti nonostante le titubanze di Grosso. Il Perugia sempre a caccia di plusvalenze, sembra volerlo cedere al Portsmouth, ma nel gennaio del 2004, Grosso scende di categoria, in Serie B, ingaggiato dall'ambizioso Palermo. Sarà subito un successo, promozione ed elogi per l'esterno sinistro che sa crossare e calciare le punizioni come pochi. Zamparini gli offre il primo contratto da vero professionista, ma Fabio non si accontenta, nel suo ruolo di esterno sinistro difensivo, sperimentato sotto la guida di Guidolin, rende ancor più e il ct Lippi se lo porta in tourneè negli USA con gli azzurri. Per molti era solo di passaggio, Lippi ci crede e se lo porta al Mondiale, la sua valutazione cresce e Moratti, da anni alla ricerca di un terzino mancino, investe 5.5 milioni di euro più Dellafiore per strapparlo al Palermo, niente male per uno che "era troppo lento per giocare in A..."