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Il calcio dei soliti noti

Il calcio dei soliti noti
domenica 6 agosto 2006, 01:392006
di Marco Frattini

Il calcio è sempre più la cartina di tornasole della nostra società, la cassa di risonanza degli italici difetti. Calciopoli ha svelato certi atteggiamenti e certe forme di pressione che sembravano lontane dal calcio professionistico. Non finisce qui, un altro malcostume italiano sta trovando spazio nel mondo del pallone nostrano: mi riferisco al nepotismo, in forma più o meno accentuata. Chi ha frequentato le aule di un tribunale, l'università o una redazione, sa che peso può avere il nepotismo, ha potuto constatare che intere generazioni appartenenti allo stesso ramo famigliare monopolizzano incarichi e poltrone. Non intendo colpevolizzare indistintamente centinaia di seri professionisti, ma di certo è a dir poco inquietante ammirare l'operato di certe caste e nuclei di micropotere in determinati settori della società civile. Come detto neanche l'adorato calcio è immune da questo fenomeno. Una pletora di figli e nipoti illustri imperversa tra campi di gioco e tribune vip. Molti giovani rampolli sembrano vivere sull'onda delle fortune paterne: troppo facile fare riferimento ad Alessandro Moggi e Davide Lippi, cresciuti sotto l'ala protettrice di due grandi personaggi del calcio europeo. Al pubblico comune, ai tifosi insomma, suona strano che anche il figlio di Corvino faccia il procuratore mentre il padre è il ds della fortissima Fiorentina, altrettanto anomalo è ritrovare tra gli agenti della disciolta Gea, il figlio dell'ex presidente granata Calleri. Per carità, persone capacissime, ma il sospetto che il cognome illustre abbia dato un surplus è legittimo, si sa a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina. Ma di esempi comunque ce ne sarebbero a bizzeffe. Passando al campo di gioco, il grande Maradona fece sbarcare il fratello Hugo in Italia: lo prese l'Ascoli, regalandosi una delle più limpide meteore del calcio moderno.

Il talento è un dono divino, raramente si tramanda di generazione in generazione, perderebbe il proprio fascino e la propria unicità.
Dieguito sperò poi di aver un erede nel fratello minore Lalo, che però ha avuto una carriera modesta e adesso dirige una scuola per giovani calciatori a Buenos Aires. Anche Yordi Cruyff conferma la regola: il talento non si eredita e talvolta il peso dell'eredità schiaccia le ambizioni di calciatori normo-dotati, il nome apre le porte ma spesso le attese che quel nome genera stroncano carriere onorevoli. Questo è certamente il caso di Yordi, che tutti hanno comprato più per il cognome che per altro. Nella Croazia che ha giocato il mondiale tedesco, Nico Kranjcar si muoveva sotto le direttive del papà, ct della nazionale, contestatissimo per aver dato spazio al talentuoso ma discontinuo figliolo. Tornando al calcio nostrano, sfogliando le rose delle squadre giovanili salta all'occhio che ci sono tanti campioncini in erba che portano cognomi famosi e talvolta indossano le stesse maglie dei padri: riconoscenza delle società, spintarella paterna o pura coincidenza?
Lascio il giudizio a voi, mi limito ad elencare qualche esempio: la primavera milanista ospita il figlio del grande George Weah, Mattia Altobelli è stato di recente ingaggiato dall'Avellino ma è passato, con ottimi risultati, nella primavera nero-azzurra, il giovane Zaccarelli chiaramente indossa la maglia granata. Jacopo Zenga ha raggiunto Walter alla Stella Rossa collezionando qualche presenza con la squadra giovanile. Daniele Conti continua a Cagliari, dopo anni di alti e bassi e l'esperienza nella Roma in cui papà Bruno fece faville. Categoria a parte è quella dei fratelli maggiori iperprotettivi: capita che un campione straniero, dopo aver ottenuto un ingaggio importante in Italia, dia la possibilità anche al fratellino di provare il calcio nostrano: al succitato Maradona va aggiunto il superbo Kakà, che ha un fratellino che gioca stopper, si fa chiamare Digao, arriva nella primavera milanista e prova l'esperienza al Rimini senza giocare molto. Incisiva la reazione del grintoso bomber Lucarelli, che da fratellone famoso alza la voce con la società. Ecco l'ultimo comunicato del Livorno calcio: "L´A.S.Livorno Calcio si rammarica che tale malinteso (il non accordo con il fratello Alessandro) abbia comportato un rinvio del previsto incontro tra la Società ed il calciatore Cristiano Lucarelli".
Siamo sicuri che siano tutte coincidenze?