La Repubblica: così è stata scoperta l'indagine. Berlusconi sapeva?
Le cose dovevano andare così. Il Mondiale "liscio". Poi, a luglio, la luna nera. A giochi chiusi, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo devono essere arrestati. In primavera, i pubblici ministeri di Napoli si mettono al lavoro per argomentare le richieste di custodia cautelare. Con i due designatori degli arbitri e il direttore generale della Juve, guai anche per Franco Carraro (presidente della Federazione Gioco Calcio), Innocenzo Mazzini (vice), Francesco Ghirelli (segretario generale), Maria Grazia Fazi (segretaria della Can, commissione arbitri). Gli avvocati di Napoli dicono che l´inchiesta sul calcio è stato il segreto meglio custodito della storia giudiziaria partenopea. Impresa laboriosa in un palazzo di giustizia attraversato da spifferi caldi che hanno fatto epoca nella lotta al crimine organizzato.
In questa occasione, al contrario, nessuno sa. I due pubblici ministeri Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci mostrano in giro l´aria distratta di chi ha ben altro a cui pensare che non a partite accomodate. Il trucco ha buon esito. I due pubblici ministeri, per tutto il giorno, lavorano all´ordinario. Quando nel tardo pomeriggio il falansterio giudiziario di Napoli si svuota, i due si mettono al lavoro sulla pila di intercettazioni trasmessa dalla seconda sezione del Nucleo operativo dei carabinieri di Roma. Non è che gli indagati se ne stiano con le mani in mano. Il più intrigante, Massimo De Santis, è in movimento già dall´ottobre 2004. L´arbitro di Tivoli confida nelle sue fonti al Csm. Cerca di capire che cosa cova. Con la prima richiesta di proroga delle indagini (aprile 2005), gli indagati hanno la conferma che qualcosa si muove. Sono vigili e in tensione.
Moggi, soprattutto. "Lucianone" ammette (interrogatorio, 15 maggio 2006): «Ero preoccupato per gli sviluppi dell´indagine di Napoli. Prima del febbraio 2005, chiesi all´amico Marabotto - al sostituto procuratore di Torino Giuseppe Marabotto - di interessarsi della questione».
Moggi non sa che le sue telefonate sono controllate né è in grado di dire chi informa Marabotto, eletto a "consigliere giuridico". Le mosse dei due non sfuggono agli investigatori. Scrive la polizia giudiziaria: «Si registrano contatti telefonici con magistrati e conversazioni tra gli indagati in cui si fa riferimento a magistrati. Tra gli altri, Maurizio Laudi (procuratore aggiunto di Torino e giudice federale), Giuseppe Marabotto, Antonio Rinaudo (sostituto procuratore di Torino), Cosimo Maria Ferri (giudice del tribunale di Massa Carrara, ufficio vertenze della Figc)».
Già intorno all´indagine torinese, conclusa con l´archiviazione di Moggi e Pairetto, si era creato un circuito confidenziale che utilizzava informazioni riservate per pilotare gli avvenimenti. Nel settembre 2005, Berlusconi, informato con riservatezza da Franco Carraro, discute con Moggi a Palazzo Grazioli del dossier, «privo di rilievi penali», che il procuratore Maddalena ha spedito al presidente della Figc. Di quell´incontro, ufficialmente si sa soltanto quel che ne riferisce Silvio Berlusconi: «Moggi, di sua iniziativa, è passato a trovarmi nella sede di Forza Italia, per farmi i complimenti per una cosa che si era verificata. Abbiamo parlato delle intenzioni della terna Moggi-Giraudo-Capello». Ufficiosamente, fonti vicine a "Lucianone" raccontano un´altra storia. Con il consueto sorriso, come per un bon mot, il presidente onorario del Milan spiega come sarebbe importante che i rossoneri vincessero lo scudetto nell´anno delle elezioni. Con ciglio preoccupato, il premier si interroga sul futuro della patata bollente caduta da Torino nelle mani di Carraro. Fa qualche domandina svagata sul modo di fare di Diego Della Valle, presidente onorario della Fiorentina. Il premier, qualche mese dopo, non si trattiene e vuota il sacco in pubblico. A Vicenza, il 18 marzo, accusa il patron della Tod´s di comportamenti opachi protetti dalle toghe rosse: «Gli imprenditori come Della Valle, che appoggiano la sinistra, hanno scheletri nell´armadio e sono sotto il manto protettivo di Magistratura Democratica». Si riferisce a quel dossier del calcio di cui ancora nessuno sa nulla?