Martina: il tempo è scaduto
E' una delle poche squadre del calcio professionistico che non è ancora in ritiro. Non ha una società, non ha uno staff tecnico e non ha un parco giocatori. Il Martina parte a fari spenti e non sa che futuro lo attende. Anzi, per amor di verità è bene precisare che il Martina non è ancora partito, né si parla di ipotesi di partenza. Nessuno credeva che il presidente Chiarelli avrebbe mantenuto la promessa di restarsene con le mani in mano. Da due mesi Chiarelli è dimissionario, in attesa di nuovi soci. Tutte le trattative per rilevare il club pugliese sono miseramente fallite, chi si è fatto avanti denuncia le alte pretese dei soci dimissionari ai quali nessuno toglierà il merito dell'iscrizione al campionato e dei risultati raggiunti negli ultimi campionati. Ma il Martina è un patrimonio della città prima di essere un bel giocattolo che la proprietà ha costruito nel tempo.
Quel tempo che oggi è scaduto, perché non si può disperdere un parco giocatori senza costruirne un altro, non si può arrivare all'inizio di agosto senza avere nessuna certezza. La più antica norma etica dello sport recita che "l'importante non è vincere, ma partecipare". A Martina, città ambiziosa, vorrebbero vincere ma stavolta rischiano di non partecipare. Perché di questo passo l'unica via all'orizzonte è quella di disputare il campionato con la squadra Berretti, quindi di retrocedere già al termine del girone di andata. Sarebbe una fine clamorosamente ingloriosa per una squadra che negli ultimi anni ha fatto divertire e sognare (chi dimentica la B negata da Macalli e dalla Federcalcio per fare spazio alla Fiorentina di Della Valle?). I tifosi tremano, il tempo passa e non si muove foglia. Al momento è difficile ipotizzare un luminoso futuro per il calcio in Valle d'Itria.