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Alberoni, un "pacco" a Moratti

Alberoni, un "pacco" a Moratti
lunedì 31 dicembre 2007, 00:012007
di Alessio Calfapietra

Si è spesso polemizzato sull'utilizzo massiccio di stranieri da parte dell'Inter. La replica che ultimamente viene proposta è che tale coacervo di nazionalità ha portato un successo dietro l'altro ed il probabile terzo scudetto consecutivo in casa nerazzurra. In effetti la qualità della rosa a disposizione di Mancini è di livello assoluto. Il problema sorge quando lo straniero si rivela al di sotto delle aspettative, appena sufficiente, modesto, mediocre o addirittura scarso. Dei tanti pacchi dall'estero che hanno fatto tappa ad Interello vogliamo parlarvi di Francisco Terra Alberoni. Un cognome (e un nome) che in Italia richiama libri che trattano di amore e di rapporto di coppia, ma che nel nostro caso ha significato la fugace apparizione di un giocatore senza arte né parte, piombato in Italia sull'onda lunga delle prestazioni con la selezione verdeoro under 17, quella che ha lanciato talenti del calibro di Diego e Robinho. Ma Alberoni, nativo di Rio de Janeiro, al contrario degli illustri colleghi vive quell'esperienza con la nazionale come potrebbe viverla una comparsa che si ritrova a recitare sotto i riflettori di Hollywood senza nemmeno sapere il perchè. E la spende al meglio guadagnandosi l'ingaggio con l'Inter nel gennaio 2003, che tra l'altro versa ben 350.000 dollari al Vasco de Gama. Alberoni viene descritto come un "volante", termine che in Sudamerica indica una sorta di regista arretrato che tesse la tela del gioco e disfa quella degli avversari, anche se all'occorrenza Francisco sa disimpegnarsi lungo la fascia sinistra. Un tipo alla Mascherano o alla Banega, per intenderci, che in più ha una certa abilità nel calciare le punizioni grazie ad un tiro molto potente e, cosa che non guasta, un passaporto comunitario in virtù delle sue origini italiane. Eppure Alberoni non riesce a fare breccia nella formazione guidata da Corrado Verdelli e si accomoda ben presto in panchina a guardare Martins, Eliakwu e Potenza, nonchè due rinomati campioni quali Wellington e Adeshokan. L'Inter deve inchinarsi alla supremazia del Lecce e accontentarsi di conseguenza del secondo posto in campionato.

E Alberoni, assodato che non riesce a farsi valere neanche agli ordini di Bernazzani e insoddisfatto del suo esordio in Coppa Italia contro la Fiorentina, pensa bene di andare a testare le proprie capacità in un contesto meno impegnativo e nel gennaio del 2004 si trasferisce a Brescia. Nonostante riesca a mantenersi in sospeso tra prima squadra e formazione primavera, il passaggio dal Biscione alla Leonessa non sortisce gli effetti sperati e così Francisco si ritrova addosso il destino di ogni meteora che (non) si rispetti, e cioè il ritorno in patria, dove lo accoglie a braccia aperte il Bahia. La fine di una carriera forse mai iniziata? Non si direbbe, visto che l'Europa sente ancora il bisogno di lui e nello specifico il Barcellona. La riscossa di Alberoni è soltanto apparente, perché in realtà è la squadra B dei blaugrana a richiederlo. In pratica come ottenere un appuntamento a cena con la Schiffer, ma non da Claudia bensì da...Magda. Alberoni entra nel vortice delle cessioni e in poco tempo passa agli argentini dell'Independiente, per tornare ancora una volta in Brasile, al Paranà e in seguito all'Avai, e trovare nuovamente accoglienza in Europa presso l'Uniao Leiria. Come saprete, il destino delle meteore è di sfrecciare nello stesso cielo che aveva consentito la loro ingannevole ascesa. Il Vasco de Gama riabbraccia così il figliol prodigo nel gennaio 2006, ma sembra che ancor più che le qualità non eccelse, a tormentare Alberoni sia una certa smania di cambiare ambiente in continuazione. Difatti, nei due anni successivi, arrivano i trasferimenti al Las Palmas, all'Alavès, al Botafogo e, a partire dal prossimo gennaio, al Novo Hamburgo. Alla fine, Alberoni il suo proposito l'ha realizzato: stabilirsi a pieno regime nel calcio europeo. Peccato per quell'acca di troppo!