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Bordi, il "cingolato" azzurro

Bordi, il  "cingolato" azzurro
lunedì 17 dicembre 2007, 00:152007
di Alessio Calfapietra

Se tutti i carri armati fossero come lui, la pace nel mondo non sarebbe soltanto un'utopia. "El Tanque" Gabriel Miguel Bordi, "fabbricato nelle acciaierie" di Cordoba nel 1975, si presenta infatti come un semovente dalla capacità offensiva di una falena stordita. Nel campionato 1999-2000 Il Napoli acquista due attaccanti argentini. Uno è Luciano Galletti, autore di pochi ma importantissimi goal e tutt'ora rimpianto; l'altro è appunto Gabriel Bordi, che di rimpianti ne ha lasciati pochi ed anzi qualche rimorso sul fatto di essere andati a pescare addirittura nella serie B d'oltreoceano un giocatore che forse non risalterebbe nemmeno sui campetti di periferia la domenica mattina. Le grandi imprese, nella storia come nel calcio, si caratterizzano di protagonisti, frombolieri, guastatori e comparse ininfluenti. Se Schwoch, Antonino Asta e Massimo Oddo si fregiano di aver sospinto la squadra in serie A a colpi di genio e sgroppate sulla fascia, se Salvatore Miceli e Matuzalem custodivano la chiave del centrocampo misto di classe e grinta, Gabriel Bordi da parte sua si ritaglia un cantuccio nel fondo della panchina e da lì osserva le gare all'insegna della nostalgia che Ungaretti descriveva inarrivabilmente: "Lasciatemi così. Come una cosa posata in un angolo e dimenticata". Walter Novellino, noto ammiratore dell'ermetismo italiano, interpreta letteralmente il flebile suggerimento e concede all'attaccante albiceleste tutto il tempo che vuole per rimuginare al caldo di un plaid sulle sue opache fortune con la maglia partenopea. Eppure l'acquisto di Bordi non era del tutto illogico, visto che per affrontare un campionato di serie B, Ferlaino si è rivolto al capocannoniere del torneo corrispondente in Argentina.

Anche se a migliaia di km di distanza, Bordi aveva appena segnato 22 reti nelle fila degli All Boys, ma tale ruolino, trasportato alle nostre latitudini, si tramuta in due presenze scarse e nemmeno l'ombra di una rete. Mentre Napoli festeggia il ritorno in massima serie (categoria persa per un soffio l'anno successivo), Bordi affronta un altro tipo di ritorno, quello in patria, dove lo accoglie il Quilmes. Se leggete con attenzione la nostra rubrica, conoscerete senz'altro la questione degli intrecci. Anche questa parabola in chiaroscuro ne contempla uno: il club biancoblù si avvale delle prestazioni del nostro "cingolato", dopo l'addio a quelle di Johnier Montaño, talento colombiano così precoce da sgonfiarsi subito e imboccare il viale del tramonto già a 24 anni (Parma e Verona ricordano). A quanto pare Bordi non è unicamente un appassionato di letteratura e riconquista ancora una volta l'Europa: non il campionato italiano, ma la porta di servizio delle serie inferiori spagnole, Polideportivo Ejido, Logronès e Linares, con la parentesi annuale dello Sporting Braga in Portogallo (al tempo di Ahinful e Ayew, tanto per restare in tema), formazioni dove "El Tanque" riesce ad azionare il suo cannone con efficacia. Oggi il Napoli si avvale di una punta argentina di ben altro pianeta, Ezequiel Lavezzi, e di una squadra che merita una sorte diversa da quella assai infelice della gestione Zeman: Bordi invece riesce ad essere al centro di una trattativa di mercato nel 2006, grazie alla quale il Granada lo strappa al Linares per tentare l'assalto alla Segunda Divisiòn. "Granada, tierra soñada por mi" cantava anni fa Josè Carreras: Bordi, che il sogno italico se l'è lasciato sfuggire o forse non l'ha nemmeno intravisto, ora tenta di realizzare gli ambiziosi auspici della dirigenza biancorossa, cioè raggiungere la Liga entro sei anni a dispetto della concorrenza del Betis B e dell'Ecija. Con un attaccante di questo livello, è proprio il caso di fare a dirigenza e tifosi, i nostri più sentiti auguri.