Calcio e violenza, Abete: "Fermarsi per un anno non ha senso"
Il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete è convinto: "Fermarsi per un anno non ha senso". A Roma è stata una lunga giornata. Iniziata in via Allegri, proseguita in un hotel limitrofe e chiusasi lì dove tutto aveva avuto principio, nella sede della Figc. Lì dove Abete ha concluso con una conferenza stampa riassuntiva: "Abbiamo avuto un Consiglio Federale stamattina in cui è stata fatta un'ampia ricostruzione degli avvenimenti di domenica e in cui è stata confermata la sospensione dei campionati di Serie B e C per la prossima settimana. All'hotel l'incontro è stato esteso a tutti i presidenti di A e B al fine di dare un"informazione organica sugli avvenimenti accaduti e uno sguardo programmatico al futuro".
L'interesse era tutto per il contenuto di questi incontri, descritto dal presidente federale: "L'atmosfera nei nostri stadi deve cambiare nella pluralità delle posizioni; sia in sede di Consiglio Federale che in sede di incontro allargato con tutti i presidenti emerge una forte volontà di risolvere il problema legato alla violenza nel calcio". Decisivo sarà lo sviluppo di impianti migliori: "L'obiettivo è quello di creare uno stadio contenitore, agevolare la presenza allo stadio di famiglie e bambini, far emergere la passione. Il cambiamento di clima, di atmosfera, di modo di vivere la partita è fondamentale. Punteremo a rendere disponibili settori degli stadi per la presenza di famiglie".
Ovvio che tutto ciò implichi la risoluzione della questione-ultrà: "Non ci devono essere rapporti di tipo contrattuale tra tifoserie e società ed è quanto stabilito dal decreto Amato. Gli ultrà non possono tenere sotto scacco le società; il tifo ultrà puo` tranquillamente restare negli stadi rimanendo nelle regole. Penso che a Bergamo ci fossero violenti, e non tifosi, perché si è giocato anche in altre parti e non sono avvenuti episodi cosi". Differente il caso di Gabriele Sandri: "Il calcio non è colpevole di quanto e` accaduto; quando arrivano fatti cosi` importanti c'è un'assunzione di responsabilità indiretta del calcio, la situazione avvenuta domenica non è direttamente inseribile all'interno di manifestazioni di contrasto legate a fede calcistica. La partecipazione del mondo del calcio in occasione della camera ardente e dei funerali del ragazzo è stata sentita e apprezzata dalla famiglia".
Ora, però, si deve guardare avanti: "È necessario un percorso verso la normalizzazione: i provvedimenti presi dopo la morte di Raciti non possono essere considerati vani perché Pancalli ha operato molto bene e fino a sabato sera quasi tutti ritenevano che si fosse fatto un doveroso percorso virtuoso". Fondamentale la questione della responsabilità oggettiva, portata alla luce dai casi di Bergamo e Taranto: "Non è una soluzione, ma è la conseguenza di un percorso; un presidente che ha fatto tutto per contrastare la violenza di alcune frange dei propri tifosi o che ha preso netta posizione contro di esse come Ruggeri è giusto che chieda di non venir penalizzato per responsabilità oggettiva. Se bastasse un'iniziativa eclatante, fermare il calcio per un anno, per cambiare il modo di vivere il calcio la avremmo già effettuata da tempo. Invece serve un duro lavoro di tutti, e auspico che tutti contribuiscano a questo percorso virtuoso".