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Cribari: "Gioco per la Lazio, non per i soldi"

Cribari: "Gioco per la Lazio, non per i soldi"
sabato 13 ottobre 2007, 08:252007
di Appi .
fonte di Enrico Sarzanini - Leggo

La mascherina protettiva con l'aquila degli anni'80 impressa sopra è diventata il suo nuovo simbolo. Cribari si è ritagliato uno spazio nel cuore dei tifosi biancocelesti: «Ho scelto l'aquila stilizzata - spiega - perché è la stessa che stava sulle magliette della Lazio nella stagione dei -9 in serie B».
Non è romano, né tantomeno italiano, viene dal Brasile ma è orgoglioso di vestire la maglia: «Ho un contratto che scade nel 2011 e ho intenzione di rispettarlo serenamente e senza rompere tanto le scatole. Gioco nella Lazio,vivo nella città più bella del mondo, sono comunque ricco sfondato, cosa devo chiedere di più dalla vita? Io gioco per la Lazio, non per i soldi».
Un pensiero, questo, che secondo il terzino è condiviso da tutto lo spogliatoio: «I miei compagni la pensano come me. Rocchi e De Silvestri stanno discutendo il rinnovo dei contratti perché sono in scadenza o quasi. In ogni caso quando siamo fuori dal campo parliamo di tutto meno che di soldi e soprattutto non siamo invidiosi di nessuno».


Il difensore, poi, corre in difesa del compagno di squadra Muslera, finito sul banco degli imputati dopo la pesante sconfitta contro il Milan all'Olimpico: «Mi ha dato molto fastidio leggere tante cose su di lui, non voglio difenderlo perché non ne ha bisogno, però è appena arrivato, non conosce la lingua, si deve ancora ambientare. Certo ha commesso errori ma dargli addosso così, non mi sembra giusto. In questa maniera rischiamo di bruciare un ragazzo che ha appena iniziato la sua carriera. Le colpe sono da distribuire fra tutta la squadra, alla difesa in partiocolare, ma a cominciare da me, non certamente da lui».
In ogni caso dopo la gara il gruppo si è cementato ancora di più, spiega Cribari: «Siamo tutti vicini a questo ragazzo, troppo bravo e tranquillo, che ha tanta voglia di lavorare e fare bene. La verità è che contro il Milan abbiamo lasciato tanti spazi, lui è stato poco protetto dalla squadra e il primo gol lo ha messo in confusione, ma le colpe sono di tutti».