Di Santo, da albiceleste a blues
Franco Matias Di Santo è nato il 7 Aprile 1989 a Mendoza in Argentina, cresce nelle giovanili del Godoy Cruz, squadra della sua città natale. Per chi vive a Mendoza, terra di emigranti piemontesi, è più agevole attraversare le Ande e sconfinare in Cile piuttosto che raggiungere Buenos Aires, punto nevralgico del futbol albiceleste.
LA CARRIERA
Per questo motivo Franco, a soli 15 anni, lascia l'Argentina per portare i suoi 194 centimetri dall'altra parte della cordigliera delle Ande, a La Florida, ingaggiato dall'Audax Italiano. Passano solo due anni prima che il ragazzo faccia il suo debutto in prima squadra. In poco tempo Di Santo si mette in grande evidenza, tanto che Hugo Tocalli lo inserisce nella lista dei convocati della nazionale Argentina Under 20, anche per evitare il ripetersi di un altro caso Matias Fernandez. Infatti il gigante bambino era già stato adocchiato dai selezionatori della 'roja'. Il suo esordio con la seleccion albiceleste, il 6 Dicembre 2006, lo vede affrontare proprio il Cile, in amichevole, quasi come fosse un segno del destino. Viene convocato anche per il campionato sudamericano di categoria, in cui a fronte dei pochi minuti giocati non ha affatto sfigurato, andando anche in gol contro il Venezuela.
IL RUOLO
Di Santo è una prima punta moderna, che fa ovviamente molto affidamento sulla prestanza fisica, adatta forse più ad un cestista piuttosto che ad un calciatore. Questo però non deve ingannare, infatti il giovanissimo argentino ha un gioco molto potente, inteso come rapidità unita alla forza. In alcune sue movenze ricorda Ibrahimovic, anche se il pibe è meno dotato tecnicamente. Allo svedese lo accomuna anche la frequenza nel defilarsi fuori dall'area di rigore per cercare la giocata finalizzata a mandare in rete i compagni di squadra e la grande capacità di proteggere il pallone. Queste caratteristiche, unite ad un'eccezionale abilità nel colpo di testa (in questo fondamentale è molto simile a Luca Toni) fanno di lui un diamante grezzo, che opportunamente plasmato potrebbe rivelarsi un pezzo pregiato del calcio mondiale. Come detto, non ci troviamo sicuramente di fronte ad un giocatore fatto e formato, ma a 18 anni è più che comprensibile, il suo processo di maturazione si trova nella fase fondamentale.
L'ARTE DEL GOL
Amico intimo e ammiratore del Chupete Suazo (suo ex compagno di stanza quando giocava nell'Audax), Di Santo fa stabilmente parte della prima squadra dal Torneo Clausura 2006, in cui (ancora 17enne) ha messo a segno 7 reti in 24 partite, tutte festeggiate con il suo ormai classico e spensierato balletto dinoccolato. Trascinato dalle giocate di Carlos Villanueva, l'Audax ha dominato la "regular season" del Clausura 2007, in cui anche el "Señor lápiz" (come viene soprannominato Di Santo in Cile) si è messo in mostra, con sei reti in 15 partite.
FUTURO EUROPEO
Queste ottime referenze, unite al fatto che tecnicamente e fisicamente il giocatore pare fatto apposta per adattarsi in fretta al calcio europeo, hanno ingolosito alcuni grandi club d'oltreoceano. L'affare l'ha fiutato più di tutti il Chelsea, che non ha esitato ad assicurarsi uno dei talenti più interessanti di tutto il Sudamerica. Per lui Abramovich ha sborsato 7 milioni di dollari e il passaporto comunitario gli consentirà di entrare in rosa a partire dal primo Gennaio, a fianco di campioni celebrati come Lampard e Drogba. Il salto da La Florida a Londra non è cosa da poco, soprattutto per un ragazzo così giovane, ma è in questi casi che deve emergere una forte personalità. Ciò che non distrugge, fortifica.