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Ecco come l'Empoli coltiva i suoi giovani

Ecco come l'Empoli coltiva i suoi giovani
venerdì 21 settembre 2007, 13:522007
di Giuseppe Di Napoli
fonte Il Mattino

Si fa presto a dire talent scout. Ma non è così. È complicato, bisogna avere l'occhio lungo, l'esperienza, la pazienza d'aspettare. Solo così ti metti in petto le medaglie. E le medaglie che Lorenzo D'Amato porta in petto sono tante. Ognuna con il proprio nome: Nicola Caccia, Vincenzo Montella, Antonio Di Natale, Francesco Lodi quelle più antiche e per ora più brillanti. Lorenzo D'Amato. Ovvero l'Unione Sportiva San Nicola di Castello di Cisterna con i suoi allenatori e i suoi «spioni» su campi e campetti anche sperduti. Scuola calcio San Nicola: è qui che si fabbricano campioni da vent'anni. A due passi da Napoli. Uno, due, tre anni, poi via in Toscana. A Empoli. «Ogni anno all'Empoli diamo due o tre ragazzi e molti fanno strada», racconta Lorenzo D'Amato che proprio ieri sera ha appuntato un'altra medaglia sulla giacca: Felice Prevete, vent'anni, nato a Battipaglia, che ha esordito in Uefa prima ancora di esordire in serie A. E dopo Prevete? «È lunga la lista dei giovani talenti. Presto - giura D'Amato - sentirete parlare di Stefano Manzo e Dario Forino entrambi del 90, di Roberto Guitto e Felice Pepe (91), Stefano Miracolo (92), Angelo Chiavazzi e Luciano Arzeo (93), di Altiero (94) e di Paolo Marciano che è del 95». Una decina i giovani e giovanissimi talenti trasferiti in Toscana negli ultimi tre anni. «E molti con tutta la famiglia. Là genitori e figli hanno cominciato nuove vite, nuove scuole, nuovi lavori. A volte hanno trovato quel lavoro che non c'era qui. Ho una statistica tutta personale. Tra cento ragazzi che riescono a salvarsi, il calcio ne strappa alla strada, alla malavita, all'emarginazione almeno tre. Ed è questa la nostra "medaglia" più preziosa». Ma com'è che si scopre un giovane talento? Come, dove, quando? «Il segreto? Andare in giro senza stancarsi mai. Ovunque.

Dai campi degli oratori a quelli improvvisati dai ragazzi nei parchi, nelle strade. Poi, però, bisogna saper leggere nei movimenti, negli atteggiamenti d'un ragazzo, a volte d'un bambino, il talento naturale. Dove? Ovunque. Perché la Campania è come il Brasile. È terra di talenti». Talenti che poi vanno via. «Questa è una vecchia storia. Da napoletano spero che il Napoli riesca a trattenerne tanti». Intanto, però, lei i giovanotti più bravi li porta in Toscana. «Ma ho buoni rapporti anche col Napoli. Quest'anno dal San Nicola sono arrivati in azzurro due ragazzi». E qual è l'ultima scoperta. «Ci sono molti ragazzi interessanti nella nostra scuola calcio, ma l'ultima scoperta, non dovrei manco dirlo, è un ragazzino del 96. Si chiama Mario. Mario Preziosi. È già stato ad Empoli due volte e ora ci andrà per un altro stage. È un fuoriclasse». Campioni di ieri, di oggi e di domani. E l'Empoli gongola. «Ora - spiega Marcello Carli, che del club toscano è il responsabile del settore giovanile - stiamo tenendo d'occhio due ragazzi: un 94 e un 95. Presto potrebbero essere da noi». E così aumenterà ancor di più il numero del napoletani all'Empoli. In questo momento quanti ce ne sono? «Dei ventiquattro ragazzi ospiti del nostro convitto a Monteboro, dove si studia e si impara il calcio, i napoletani sono la metà».