Gabriel Batistuta: "Se i Della Valle mi chiamassero..."
L'occasione per parlare con Batigol è un progetto che gli sta a cuore, il «World Football Idol», del quale è parte integrante, nato per dare un'opportunità ai giovani di diventare uno come lui, un idolo appunto. In una competizione che metterà in campo duemila 2000 ragazzi italiani, argentini, tedeschi, spagnoli tra i 13 e i 15 anni.
Bentornato Batigol. Dobbiamo chiamarla mister, maestro o cosa?
«Ma no... La prospettiva è quella di dare una chance ai ragazzi e far vedere loro come si arriva in alto e ci si resta. In Argentina sono milioni i ragazzi che non hanno un papà, uno zio, un amico che ti indica la strada. E perdersi è facile, perché il calcio non è solo il pallone, ma è tutto ciò che c'è intorno e i pericoli arrivano proprio da lì».
Dare ai ragazzi l'aiuto che lei non ha avuto, intende?
«Io vivevo (a Reconquista, ndr) a 800 chilometri da Buenos Aires, un posto pieno di talenti e, tra questi, io ero l'ultimo ma anche il più testardo. E' così che sono diventato Batigol, ma anche facendo 500 chilometri d'autostop per allenarmi».
Dopo l'addio al calcio, Batistuta ha spento i riflettori ed è volato in Australia. Si dice sia diventato un campione di golf da quelle parti.
«Non esageriamo, diciamo che me la cavo. Sono andato là per imparare l'inglese ma non ci sono riuscito (ride) e per far vivere ai miei figli un'esperienza diversa. Ma a dicembre tornerò (in Italia, probabilmente ndr)».
Nel frattempo, la Fiorentina è seconda in classifica.
Il progetto Della Valle le piace?
«Sì. Lo dissi anche a suo tempo. E' un progetto che ha i piedi per terra, che ha preparato prima le basi e poi il resto. I risultati sono la logica conseguenza di una società organizzata in tutti i settori. I Della Valle hanno mantenuto le promesse».
E la sua Fiorentina?
«C' era una grande squadra, ma dietro non c'era niente. Quella attuale è organizzata, ha un tecnico molto bravo e anche se in Italia vincono sempre le stesse, arriverà a vincere. Ma ci vuole tempo».
Prima Batistuta, poi Toni, ora Pazzini...
«E' una bella novità, Pazzini. Vieri? Certo che lo ricordo, è un ragazzino come me..».
Se potesse scegliere tra le sue ex squadre, giocherebbe con Mancini, Spalletti o Prandelli?
«Con Prandelli perché gioca a golf... Dai su, non voglio offendere nessuno».
Ma se i Della Valle la chiamassero, tornerebbe in viola?
«Non lo so, ci dovrei pensare...». Il lampo negli occhi e il sorriso dicono tutt'altro: certo che tornerebbe.