Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroMondiale per ClubCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomocremonesefiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilannapoliparmapisaromasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali mondiale per clubserie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche

Gilardino, la Juventus ti aspetta

Gilardino, la Juventus ti aspetta
lunedì 17 settembre 2007, 07:132007
di Appi .
fonte di Alvise Cagnazzo per carlonesti.it

Sarà stata colpa degli impegni che hanno costretto la frotta rossonera a disimpegnarsi nella doppia, quanto gravosa, parentesi con l'Italia, reduce dalla battaglia campale di Kiev. O forse, sarà stata la pessima, ed a tratti squallida, vicenda che ha reso la condizione fisica di Ronaldo irrisolvibile come un cruciverba pieno di caselle oscure, anche a causa delle risorse mediche utilizzate per il suo graduale recupero dalla rappresentanza medica del Brasile. Eppure, senza l'apporto del "metronomo" Pirlo, alle prese con un fastidioso infortunio proprio nella settimana meno indicata della stagione, ovvero quella del debutto in Coppa dei Campioni, e dell'indispensabile Kakà, anch'egli alle prese con lievi incognite fisiche, il Milan dei rincalzi non è riuscito ad andare oltre un risicato pareggio contro un Siena affamato e mai domo. Abile nel conquistare, pur in una sfida proibitiva, il primo punto stagionale, dopo le sconfitte rimediate contro la Sampdoria e la Roma.

Nella scampagnata toscana, impreziosita dal debutto, assai confuso, di Emerson, i rossoneri hanno messo a nudo una delle principali problematiche di un sistema tattico, il rattoppato albero di Natale, ancora in cerca del festone da collocare sulla punta più alta di un ceppo già di per sé solido. In attesa del salvatore senza barba, lo speranzoso Pato, utilizzabile soltanto a partire dal mese di gennaio, e con l'intento di rinvenire l'enigmatico Ronaldo, sul quale i tempi di recupero sembrano dilatarsi come una spugna immersa nell'oceano di dubbi che accompagnano la sua riabilitazione, l'assillo che tormenta Carlo Ancelotti è quello di un attacco non ancora in grado di concretizzare il volume di occasioni prodotte dalla manovra rossonera. Nel ventre scoperto dello stadio "Franchi", per l'occasione vestito a festa, il Siena guidato da Mandorlini non ha rigettato la filosofia offensiva del proprio allenatore, affrontando i campioni d'Europa con un folcroristico tandem offensivo composto da Bucchi, esiliato da Napoli più per incomprensioni ambientali che per reali necessità di cambiamento, e Maccarone, abile nello sfruttare una clamorosa incertezza di Dida, ed il successivo errore di Kaladze, siglando la rete del momentaneo vantaggio.

Schierato in un 4-4-3 assai malleabile, con l'universale De Ceglie chiamato a presidiare il ruolo di terzo incomodo nel tridente offensivo, il Siena ha beneficiato dell'avvicendamento fra Manninger, declassato in panchina dopo l'incerto avvio di campionato, ed il greco Eleftheropoulos. Il quale, pur ben protetto da Loria, spesso e volentieri arretrato nell'insolita posizione di libero, ha conferito tranquillità all'intero reparto, mostrando una più che apprezzabile scelta di tempo nei vari interventi in uscita, caratteristica pressoché inesistente nel repertorio di Manninger, disinnescando l'iniziale, quanto momentanea, intraprendenza di Gilardino. Abbandonato dall'Italia e tradito dalle scelte di Donadoni, a seguito dell'inedito ritorno di Iaquinta come alter ego di "Kaiser" Toni, sfiduciato dalla conferma di Ronaldo e dall'arrivo, devastante a livello di immagine, di Pato, subito adottato dalla folta colonia brasiliana, il bomber rossonero quasi sembra giocare a nascondino in uno schema, il 4-3-2-1, che rende la figura del bomber indispensabile nello sviluppo e, soprattutto, nella conclusione di una manovra altrimenti sterile ed inoffensiva.

Poco supportato dai movimenti sulle corsie laterali, "prigioniero" di un contesto tattico che sembra privilegiare verticalizzazioni e manovre avvolgenti ai traversoni dal fondo, Gilardino risulta essere la perfetta rappresentazione di un giocatore soffocato all'interno di una squadra poco propensa a snaturare la propria intelaiatura per supportare, e quindi recuperare, un elemento utile, ma non certo indispensabile. Costretto al ruolo, assai limitante, di "ombra" di Inzaghi, a sua volta dipendente dallo stato di forma di Ronaldo, pronto a rientro soltanto a partire dal mese di ottobre, il centravanti di Biella dovrà valutare con attenzione i possibile sviluppi legati ad un futuro lontano da Milano. Cercato, con estrema insistenza, dalla Fiorentina del mentore Prandelli, società al momento non in grado di soddisfare le richieste, esose, del Milan, l'unica formazione disposta quantomeno ad avvicinare le pretese economiche della dirigenza è la Juventus, pronta ad investire un somma di poco inferiore, ma non ancora bastevole, ai venti milioni per il suo acquisto. Ostacolo al momento insormontabile che costringerà Gilardino, già a partire da martedì sera, ad accomodarsi in panchina nella sfida contro il Benfica...