Il calcio riparte domenica prossima. Porte chiuse in cinque stadi non a norma
Durissimo. E' più pesante del previsto il decreto legge del Governo sulla violenza negli stadi. Lo ha varato all'unanimità il consiglio dei ministri, riunito d'urgenza oggi a Palazzo Chigi. Sono quindici pagine e tredici articoli che verranno resi ufficialmente noti solo domani mattina.
Porte chiuse. Confermato che gli stadi che non sono a norma non avranno più alcuna deroga al decreto Pisanu e, quindi, resteranno chiusi. La decisione tecnica verrà presa domani. Domenica prossima il campionato riprenderà, ma il pubblico sarà ammesso solo in cinque stadi: Torino (Torino-Reggina), Genova (Sampdoria-Ascoli), Roma (Roma-Parma), Palermo (Palermo-Empoli), Cagliari (Cagliari-Siena).
Porte chiuse a Milano (Milano-Livorno), Bergamo (Atalanta-Lazio), Verona (Chievo-Inter), Firenze (Fiorentina-Udinese), Messina (Messina-Cagliari). In serie B si dovrebbe giocare solo alla Spezia (Spezia-Bologna), Lecce (Lecce-Verona), Modena (Modena-AlbinoLeffe). La regola varrà anche per le partite delle coppe europee. Il vicecapo della Polizia, Antonio Manganelli, presiederà l'Osservatorio sulle manifestazioni sportive che deciderà quali stadi sono a norma.
Possibile una certa gradualità nel ritorno del pubblico negli stadi. Mano a mano che gli impianti si saranno messi in regola dal punto di vista dei tornelli e del prefiltraggio, potranno ritornare gli abbonati, poi, a poco a poco, tutti gli altri.
Il decreto è stato poi illustrato, in una conferenza stampa, dai ministri Amato, Mastella e Melandri con il viceministro agli Interni, Minniti. In serata, il commissario della Figc, Luca Pancalli, ha annunciato la ripresa dei campionati con le limitazioni definite dal provvedimento del governo.
Stop alle trasferte in massa. Le società non potranno più vendere "direttamente o indirettamente" biglietti in blocco alle squadre ospitate.
L'obiettivo, ha spiegato Minniti, è "affrontare il tema del trasferimento dei tifosi, che ha impegnato moltissimo le forze di polizia" perchè accompagnato da "atti di vandalismo su treni e autogrill". Tutto questo, ha aggiunto, "ha comportato una fortissima mobilitazione delle forze di polizia".
'Daspo' preventivo. Il divieto di accesso negli stadi diventa preventivo, presuppone cioè non più soltanto l'accertamento di un reato, ma "può essere altresì disposto nei confronti di chi, sulla base di elementi oggettivi, risulta avere tenuto una condotta finalizzata alla partecipazione attiva a episodi di violenza in occasione di manifestazioni sportive". L'obiettivo "era quello di riuscire ad arrivare anche ai minori". E' anche previsto che il magistrato, oltre all'obbligo di firma, possa sottoporre i tifosi violenti "a misure alternative di utilità sociale".
Arresto in flagranza entro 48 ore. La polizia potrà arrestare in flagranza di reato differita fino a 48 ore (contro le attuali 36) chi in occasione di manifestazioni sportive risulta autore di un reato commesso con violenza alle persone o alle cose grazie a foto o video. La flagranza sarà dunque "estesa nel tempo", ha detto Minniti, agganciata "secondo un principio di garanzia per quanto riguarda gli elementi di reato fissati esplicitamente dalle immagini video o fotografiche".
Giudizio direttissimo. Verrà giudicato per direttissima non più solamente chi ha lanciato materiali pericolosi o ha fatto invasione di campo, ma anche i tifosi che vengono trovati in possesso di razzi, bengala e "artifizi pirotecnici" in genere.
Legami società-tifosi. Il decreto prevede "la separazione di qualunque tipo di collegamento economico tra società sportive e tifoserie", come ha spiegato Minniti, e la "possibilità di utilizzare misure di prevenzione personale o patrimoniale contro associazioni o club nei quali sono evidenti i favoreggiatori di tifosi violenti e particolarmente facinorosi".
Aggravanti per resistenza. Vengono portate da un minimimo di 5 ad un massimo di 15 anni (anzichè da 3 a 15) le pene per chi commette violenza e resistenza a pubblico ufficiale con armi ma anche con il "lancio di corpi contundenti". E' prevista la reclusione da uno a quattro anni per chi "lancia o utilizza negli stadi" razzi, bengala, petardi (da sei mesi a tre anni per la detenzione). Nel caso di lancio, la pena aumenta di un anno in caso di danni a persone e sospensione della partita.