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Inter, Mancini e l'Europa indigesta

Inter, Mancini e l'Europa indigesta
venerdì 21 settembre 2007, 11:392007
di Giuseppe Di Napoli
fonte paoloziliani.com

Riportiamo il punto di vista del noto giornalista Mediaset Paolo Ziliani sul suo sito personale.

Ricordate quando Sacchi, ai tempi del Milan, fece una proposta: creare una squadra per il campionato e una per la Champions League per poter combattere al meglio in entrambe le competizioni? Ebbene, per l'Inter che così malamente ha cominciato la sua stagione europea - dopo avere malissimamente concluso le due precedenti con le avvilenti eliminazioni di Villareal e Valencia - la proposta potrebbe essere: un allenatore per il campionato e un allenatore per la Champions.

Con Mancini riconfermato per la panchina "italiana" e una new-entry, a scelta di Moratti, per la panchina "internazionale".

Diciamolo: se è vero che un indizio è un indizio, due indizi sono due indizi ma tre indizi sono una prova, l'orrido debutto dell'Inter in terra di Turchia non fa che confermare quello che da tempo andiamo pensando: e cioè che Mancini sia un allenatore del tutto incapace di dare all'Inter quella mentalità e quella statura internazionale che il Milan, tanto per fare un esempio, ha saputo sviluppare al massimo grado in totale sintonia con i propri allenatori (non ultimo Ancelotti). Il motivo? Il motivo è Mancini. E cioè chi è Mancini oggi: e chi è stato Mancini ieri.

Mancini, lo ricorderete, è stato un giocatore di classe immensa che guarda caso ha speso tutta la sua carriera in un microcosmo molto micro e poco cosmo: reuccio a Bologna nei suoi anni giovanili, imperatore a Genova (sponda Sampdoria) nei suoi anni maturi. Persino la breve e fugace parentesi inglese (Leicester City) fu un'esperienza di piccolo cabotaggio. Per capirci: pur avendo numeri, e classe, paragonabili a quelli di Roberto Baggio - uno che ha vestito le maglie di Juve, Milan e Inter e che ha giocato, da straordinario protagonista, 3 campionati del mondo vincendo un Pallone d'Oro e diventando uno dei calciatori più famosi al mondo -, Mancini non se l'è mai sentita di allontanarsi dalla sua "piccola" Genova: e addirittura, sentendosi incompreso in maglia azzurra, chiese ed ottenne di non essere più disturbato, e convocato - avvenne ai tempi di Sacchi c.t. -, perché la sua soglia di accettazione delle difficoltà della vita, una volta messo il naso fuori dall'uscio di casa, era praticamente zero.

Sono i fatti che parlano. E non c'è dubbio che Mancini sia stato - da giocatore - un formidabile "campione provinciale", per certi versi inarrivabile, ma in grado di esprimersi al meglio solo nel suo orticello, quello dietro casa. La scelta di restare tutta la vita a Genova - un po' come fecero Gigi Riva a Cagliari e Antognoni a Firenze - è stata ammirevole, certo, ma anche di comodo: in verità, Mancini non ce l'ha mai fatta a staccarsi dalla sua "coperta di Linus", ad allontanarsi dal suo piccolo mondo adorante che per 20 anni gli ha girato attorno. Sentirsi un reuccio in Liguria gli bastava: e le Coppe dei Campioni, i Campionati del Mondo e i Palloni d'Oro erano mondi lontani, roba da extraterrestri. Esperienze che richiedevano una maturità che Roberto non ha mai dimostrato di avere: esperienze che in un certo senso lo atterrivano.

Ebbene: siccome l'uomo, nella vita, può cambiare tante cose, affetti, casa e lavoro, ma non la testa - a meno di non compiere su se stessi un lavoro che Roberto non ha mai voluto compiere -, Mancini ha appeso le scarpe al chiodo ed è diventato allenatore rimanendo, dentro di sé, sempre lo stesso. Lo stesso uomo-bambino bisognoso di circondarsi di poche persone amiche, lo stesso uomo-bambino desideroso di delineare il proprio ambito lavorativo al ribasso, sotto-dimensionandolo - il cortile di casa in questo senso è perfetto -, lo stesso uomo-bambino incapace di mettere a fuoco gli obiettivi professionali in modo adulto e adeguato. Così, ed è storia di ieri, capita che Mancini - primo in classifica con 15 punti di vantaggio sulla Roma - giochi a Livorno un'inutile gara di campionato tre giorni prima della decisiva sfida del Mestalla col Valencia, e capita di vedere Ibrahimovic e Stankovic giocare la partita della vita per rimontare e battere il Livorno 2-1: salvo poi, tre giorni dopo, vedere in campo a Valencia un Ibrahimovic spompato e uno Stankovic letteralmente incapace di reggersi in piedi: un'Inter malridotta e mal guidata che come a Villareal, un anno prima, si fa miseramente sbattere fuori. Negli ottavi. Senza un sussulto di dignità.

Ma Mancini è così. Mette il muso a Vieira perché torna malconcio dalla nazionale, ma visto che stiamo parlando di campioni la domanda è: perché Vieira dovrebbe rinunciare a giocare Italia-Francia o Francia-Scozia? Per essere in campo in Inter-Catania? Se a Mancini disturba tanto l'attività delle nazionali, perché non è andato ad allenare il Lecce? E ripensando alla stucchevole polemica col Milan su chi aveva vinto la cosa più importante (scudetto-Inter, Champions-Milan): premesso che al Bar Sport, con un bicchiere di rosso in mano, qualsiasi tesi è sostenibile, qual è l'addetto ai lavori che oggi, nell'anno di grazia 2007, può seriamente sostenere che è meglio vincere lo scudetto della Champions? Sarebbe come sostenere che per un cantante il massimo è vincere il Festival di Castrocaro: e comunque, fossimo un presidente, noi un allenatore del genere lo licenzieremmo su due piedi. En passant: secondo Mancini, Moratti avrebbe speso centinaia di milioni e fatto incetta di fuoriclasse in ogni parte del mondo per puntare, ogni anno, a vincere il tricolore? Ed è proprio sicuro, Mancini, che il sogno di Ibrahimovic, Vieira e Javier Zanetti sia raccontare un giorno, ai nipotini, i loro trionfi contro Empoli e Atalanta?

Come diceva quello: così è, se vi pare. Intanto, la Champions League 2007-2008 è cominciata e il Milan ha giocato benissimo, la Roma altrettanto, la Lazio così e così e l'Inter ha fatto pena. È stata un vero disastro: però domenica aveva spezzato le reni al Catania e magari, domenica prossima, al Picchi di Livorno, Mancini potrebbe regalare ai tifosi un'altra gioia...