Juventus, hai ritrovato Del Piero
Uscendo dal perimetro del seminato, a tre mesi dall'arrembante vittoria contro il Cagliari, pur con quale correttivo da apportare ad una squadra di per sé battagliera, quanto costruita più per inseguire che per essere inseguita, ed abbandonando l'applicazione, maniacale, di una marcia assai cadenzata nell'equazione fra partite disputate lontano dall'accogliente Torino e punti accumulati, la Juventus di Ranieri ha così conquistato la seconda vittoria in trasferta in campionato. Delimitando ogni ipotesi di rimonta da parte del Milan, in virtù dell'astinenza nipponica della formazione rossonera, distaccata di ulteriori due vittorie in altrettanti incontri, respingendo l'assalto, a volte romantico, di Fiorentina ed Udinese, dispersa lungo le pendici dell'Etna, la vittoria ottenuta grazie alla rinascita di Alessandro Del Piero ha così rinvigorito le ambizioni di una squadra dal rendimento sino ad ora sinusoidale. Anche a causa degli errori compiuti durante la campagna acquisti estiva, oltre che da una sequela di noiose ricadute muscolari che hanno ammansito persino il talento, anarchico, di Camoranesi.
Certo, la vittoria per tre a due ottenuta, a fatica, nel ventre scoperto dello stadio "Olimpico", deserto sugli spalti, glaciale nelle temperatura "aostana", avrà pur consentito di redimere l'astinenza coatta da trasferta. Ma, anche in ragione di una Lazio provata, dimessa e sfilacciata, sommersa da un Real Madrid non irresistibile soltanto qualche giorno prima, la prestazione offerta dai bianconeri avrebbe dovuto assumere una consistenza ben superiore a quella di un cracker, soprattutto in fase difensiva. Abile nel mascherare un robusto 3-5-2 con l'ordinato, ed assai rivedibile alla luce delle difficoltà, a tratti imbarazzanti, nella gestione di una manovra statica, 4-4-2 di inzio stagione, Ranieri ha avuto il merito di attingere alla duttilità tattica di "Lucignolo" Salihamidzic, maratoneta con il fisico da sommozzatore, in grado di suscitare la medesima sensazione che si prova recuperando un paio di spiccioli in un vecchio cappotto abbandonato nell'armadio. Offrendo, con tale disposizione tattica, soluzioni alternative ad un'impostazione carente, ben orchestrata da Cristiano Zanetti soltanto a partire dall'ingresso, necessario, di "Icaro" Tiago, regista avanzato efficace, quanto assai elegante, nello scandire i tempi di una manovra non in grado di essere sorretta dal dinamismo spinto di "malacarne" Nocerino.
In tal modo, in un pentagramma di centrocampo comprendente il laterale bosniaco e l'acciaccato Molinaro nel ruolo di terzini alti, la Juventus ha potuto beneficiare dell'apporto di tre centrali, ovvero Chiellini, Legrottaglie e Zebina, chiamati a respingere gli assalti, avvolgenti, di Rocchi e Pandev. In seguito spostatosi, pur di racimolare un po' di spazio, nella porzione "protetta", tanto per usare un eufemismo, da Molinaro. Titolare di una corsia, quella mancina, paragonabile ad un'affollata autostrada sprovvista di regolare casello in occasione di entrambe le reti dell'incontenibile dirimpettaio Pandev, peraltro originate a seguito delle disattenzioni del "partigiano" Zebina, quasi sempre in apnea sugli affondi di Mutarelli, sull'altra sponda. Capace di scalzare, chissà poi per quale motivo, il più costante Grygera, al rientro dopo i problemi fisici accusati con la Repubblica ceka. Prigioniero di uno schieramento assai statico sino all'ingresso di Tiago, e nonostante le magnanime digressioni in fase di ripiegamento, "Hannibal" Trezeguet è comunque riuscito a trasformare una prova generosa e poco ridondante in un concentrato di umana abilità ed astuzia, doti che rendono refrattario il bomber di Rouen al senso estetico rafforzandone, nel contempo, il solitario primato in vetta alla classifica dei cannonieri.
Pur ricalcando la nobile teoria secondo la quale, in assenza di Iaquinta, la presenza di capitan Del Piero sembrerebbe nuocere, con riflessi di rendimento conclamati, alla partecipazione di Trezeguet nell'evoluzione di una manovra incentrata sulle qualità del numero dieci bianconero, la volontà palesata dall'allenatore Ranieri sembrerebbe invece specchiarsi nell'esigenza, logica, di introdurre maggiore qualità nel contesto, assai carente, di una squadra muscolare quanto priva di imprevedibilità. La medesima mancante dal giorno dell'infortunio, il quarto stagionale, di Camoranesi, oltre che dal rendimento, sinusoidale, del "desaparecido" Almiron, sempre più tentato dalle offerte invernali dell'Amburgo, nella logica di un acconto per l'acquisto di Van Der Vaart. Anche se, considerando l'imminente recupero di Iaquinta, facendo leva sulla ritrovata convinzione di una squadra consapevole del proprio valore, la sola presenza di Del Piero potrebbe rendere orecchiabile più di qualche distonia...