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Liedholm, Bortoluzzi, Biagi: come d'autunno sugli alberi le foglie...

Liedholm, Bortoluzzi, Biagi: come d'autunno sugli alberi le foglie...
martedì 6 novembre 2007, 17:052007
di Giuseppe Di Napoli
fonte Monica Valendino per udineseblog.it
Pubblichiamo l'editoriale apparso su udineseblog.it sulla contemporanea scomparsa di tre uomini "speciali"

Ungaretti in pochi versi ha sintetizzato un concetto del quale ci rendiamo conto forse solo quando un pezzo della nostra storia se ne va: in un paio di giorni ci hanno lasciato Liedholm, Bortoluzzi e Biagi. Persone che nei loro ambiti han scritto la storia di una Italia che va cambiando.

A volte il rischio di essere troppo nostalgici è forte, ma basta vedere pochi aspetti di quel che avviene adesso per renderci conto che forse siamo fieri di questa nostalgia.
Liedholm non c'è più e come lui non ci sono più forse veri galantuomini nel calcio. Troppo pressante è la voglia di guadagnare ad ogni costo e sopra ogni possibile costo per non capire che non c'è troppo spazio per chi vive lo sport in una determinata maniera. I tempi dei sanguigni, dei caratteristi, di chi forse era considerato pittoresco, ma era parte integrante di questo sport, sono finiti. Sono finiti con l'addio a Rozzi, ad Anconetani e oggi a Liedholm. Come già detto da sport di massa oramai ci avviamo ad uno sport di massmedia.

Se n'è andata anche la voce storica di tutto il calcio: quando le TV erano solo un passatempo serale, e finirci dentro era privilegio e onere, ad accompagnare le domeniche (con le partite tutte insieme) non c'erano soubrette o grida impertinenti di pseudogiornalistiaggressivichetuttosanechenullacapiscono: c'erano le voci calde e confortanti di persone che raccontavano quel che acadeva in quei posti a volte misconosciuti. La geografia d'Italia per gli appassionati di football è stata imparata anche grazie alle persone che si collegavano dai campi di A e B, raccontandoci le gesta della Cavese che espugna Milano, o semplicemente cercando in poche parole di raccontare Zico, Maradona e Platini.

E per ultimo se n'è andato anche Enzo Biagi: non entriamo nel merito dell'esilio subito. Già il gesto è eloquente di un paese che sta diventando sempre più arrogante e antipatico.
"Quello sportivo è il solo nazionalismo che sottoscrivo: non una bandiera, più semplicemente una maglia": lo vogliamo ricordare con le sue parole. Sottolineando come questa Italia sta perdendo la sua identità; starà forse diventando più internazionale (non cosmopolita però), ma le sue radici a volte non si capisce più dove sono.