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Luis Figo, un fuoriclasse dalla firma facile

Luis Figo, un fuoriclasse dalla firma facile
lunedì 29 ottobre 2007, 14:542007
di Christian Seu
Parma, Juventus, Milan, Al Ittihad: le squadre virtuali del talento lusitano

Storie di contratti e pre-contratti. Studiati, firmati e poi stracciati. Potere di un campione dalla firma facile. Luís Filipe Madeira Caeiro Figo, 35 anni tra pochi giorni, e una carriera che lo ha visto indossare in maniera concreta soltanto quattro maglie: quella dello Sporting Lisbona, squadra nella quale è cresciuto e si è affermato; quella del Barcellona, città nella quale è diventato campione, idolo e poi traditore; quella bianca del Real Madrid, con la quale ha alzato Champions League e Pallone d'Oro. E, infine, quella dell'Inter, dove è approdato a parametro zero due stagioni or sono. Di maglie virtuali, paradossalmente, Figo ne ha vestite altrettante. Storie di pre-contratti, dicevamo.

Siamo nel 1995. Giorgia vince Sanremo, Robbie Williams si separa dai Take That e Romano Prodi presenta con Walter Veltroni L'Ulivo. Luis Figo ha appena 23 anni ed è già idolo del Josè Alvalade di Lisbona: entrato nel settore giovanile dello Sporting a 13 anni, con la maglia biancoverde ha messo in mostra in Portogallo e in Europa le sue magie. Ala dal piè fatato e dalla corsa sciolta, Figo calamita l'interesse di mezzo continente. Sono gli anni in cui l'Italia la fa da padrona a livello calcistico ed è una squadra emergente, il Parma di Callisto Tanzi, a portare l'attacco più deciso nei confronti del giocatore lusitano. C'è l'accordo con lo Sporting, arriva anche quello con i rappresentanti del ragazzo, che firma un pre-accordo vincolante. Ma Figo in Emilia non sbarcherà mai. "Potevo arrivare in Italia con dieci anni di anticipo - ha sottolineato proprio in questi giorni il centrocampista dell'Inter -. Credo che dietro il mio mancato trasferimento al Parma ci fosse la mano lunga di Luciano Moggi". Già, Moggi. Perché dopo aver firmato il pre-contratto con i ducali, Figo ne sigla uno di natura molto simile con la Juventus. Piccolo particolare: non si può fare.
Con due accordi messi nero-su-bianco, Figo si trova in una situazione sfuggita di mano a procuratori probabilmente troppo avidi e decisamente incoscienti. A farne le spese è proprio il giocatore, che si vede annullare le scritture vergate con i gialloblù e i bianconeri e comminare una sorta di squalifica dalla Figc: per due anni, a decorrere dal giugno 1995, Figo non potrà firmare con alcun club italiano. Il resto della storia è noto: Figo passa al Barcellona, ne diventa idolo e capitano prima dell'alto tradimento, ossia il trasferimento agli arci-nemici del Real Madrid. Meno noto è invece un altro fatterello che riguarda il nostro. A rivelarlo, qualche mese fa, l'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani. Secondo quanto confidato infatti dal dirigente rossonero, nel 1997 Figo avrebbe siglato un accordo con la squadra di Silvio Berlusconi, prima di farne carta straccia dopo aver ottenuto l'adeguato ritocchino dell'ingaggio da parte del Barcellona. Nel 2005, esaurito il proprio contratto con le Meringhe castigliane, Figo abbraccia la causa di Moratti e si lega con un contratto biennale all'Inter. Dopo un anno e mezzo e non poche incomprensioni con il tecnico nerazzurro Roberto Mancini, Figo decide di cambiare aria. A persuaderlo, sono i petrodollari arabi dell'Al Ittihad. Un'offerta da sogno: sei mesi di contratto a 6,5 milioni di euro, con l'opzione per un'ulteriore stagione da trascorrere tra i lussuosi ambienti del Bahrain. C'è l'accordo, viene addirittura fissata la data della presentazione in pompa magna del campione lusitano. Ma all'attesa conferenza stampa, si presentano soltanto il direttore generale del club arabo, Rafat Al Turki, e Mariam Abu Khadour, sedicente agente Fifa libanese, per annunciare che l'affare è saltato. "Figo pretende troppo" la giustificazione. In realtà, dietro l'ennesimo cambio di direzione del lusitano, ci sono le pressioni di Massimo Moratti, che nutre profonda stima nei confronti del giocatore, proponendogli il rinnovo con la promessa di un posto nella dirigenza nerazzurra. La firma arriva. E, stavolta, è indelebile.