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Mantova: nuovo stadio, sì o no?

Mantova: nuovo stadio, sì o no?
martedì 27 febbraio 2007, 21:062007
di Marco Frattini
fonte www.merlinsportivo.it

Dopo i fatti di Catania, è tornato prepotentemente d'attualità il problema delle condizioni in cui versano gli stadi italiani. Questione che presenta varie sfaccettaure, tutte da analizzare. Innanzitutto l'aspetto più strettamente legato alle strutture in sé e per sé, spesso obsolete, talvolta fatiscenti, quasi sempre scomode e prive dei requisiti di sicurezza. La posizione degli impianti, da quelli troppo all'interno delle città, in cui è difficile per le questure applicare le misure di prevenzione per le partite a rischio, e in cui i disagi per i residenti i giorni delle partite sono ingenti, fino all'estremo opposto degli stadi-astronave, cattedrali nel deserto prive del benché minimo calore e fascino. Tutti fattori che insieme all'offerta spropositata di calcio in tv contribuiscono a tenere lontano gli spettatori dagli stadi. Non meno importante l'argomento economico-gestionale: in Italia la quasi totalità degli stadi è di proprietà dei comuni, e solo ora comincia ad affermarsi l'idea di prendere a modello quei paesi europei in cui gli stadi sono di proprietà delle società. Società che per farsi carico di tutti gli oneri legati alla gestione (sicurezza compresa, il che in Italia sarebbe una vera rivoluzione culturale), dovrebbero cercare di far vivere l'impianto sette giorni su sette, affiancando alla fruizione delle partite quella di negozi, cinema, ristoranti, museo storico e chi più ne ha più ne metta. A Mantova si parla di nuovo stadio da quando la precedente giunta ha messo in moto il meccanismo del project financing, e ha presentato la proposta dell'architetto Rogers. Attualmente la situazione ristagna, e sul progetto è calata l'incertezza. L'unico punto assodato concerne la zona individuata per la costruzione, quella dell'Itis-Spolverina, a ridosso di Levata.
Ma quali sono i pro e i contro dell'ipotetica nuova struttura nello specifico dello scenario nostrano? Il primo beneficio che viene in mente sarebbe naturalmente quello di disporre di una struttura moderna e confortevole. Il Martelli, si sa, è onusto di gloria ma anche di anni, e li dimostra tutti. La prospettiva di un'impianto totalmente coperto, con solo posti a sedere in tutti i settori e buona visuale garantita per tutti, fa senz'altro gola. Magari all'inglese, con il calore del pubblico davvero a ridosso dei propri beniamini. Ancora, uno stadio costruito oggi sarebbe ovviamente all'avanguardia per quanto riguarda il rispetto degli standard di sicurezza. Fattori questi che potrebbero avvicinare maggiormente allo stadio le famiglie o il pubblico femminile. La probabile assegnazione all'Italia degli Europei del 2012 verosimilmente favorirebbe poi finanziamenti agevolati per la costruzione di impianti sportivi, risultando così una potenziale occasione da cogliere. Sull'altro piatto della bilancia, la prospettiva di lasciare uno stadio amato dai tifosi, che è parte imprescindibile della gloriosa storia dell'Aciemme. Il cui prato e il cui cemento sono stati testimoni delle imprese biancorosse, dal Piccolo Brasile fino ai fasti di oggi. La nostalgia canaglia, insomma. Si sa, tutti noi veri appassionati di calcio coltiviamo un (sacrosanto) culto della tradizioni che a volte sfocia in un conservatorismo oltranzista.
La capienza: potrebbe aumentare, certo, magari anche fino a 20 mila posti. Ma è di questo che c'è bisogno? In un panorama nazionale dove pay-tv e violenza negli stadi erodono inesorabilmente anno dopo anno le presenze? In un contesto dove, anche con la squadra in B dopo trent'anni e in testa alla classifica, lo stadio non si riempie? Sì, quando si gioca con Juve, Inter o Milan farebbe senz'altro comodo. Ma probabilmente non è un punto prioritario. Un altro problema, che caratterizza la nostra città come del resto molte altre, è quello della collocazione dello stadio in pieno ambiente urbano, addirittura a due passi dal centro.
Tenendo conto delle chiusure delle strade limitrofe, necessarie per la prevenzione degli incidenti, e dell'ovvio traffico di veicoli, il giorno della partita notevoli sono i disagi per chi abita nella zona. A cui vanno aggiunte le lamentele dei commercianti del centro, che vedono ostacolato l'accesso ai loro esercizi. Nonché lo spostamento forzato di orari e fermate dei bus per gli studenti.

In quest'ottica uno spostamento all'estremo confine urbano ha un senso. Anche il lavoro delle forze dell'ordine risulterebbe facilitato. Resta da vedere se una struttura in una zona isolata riuscirebbe a trasmettere quel calore, a creare quell'atmosfera, paragonabile a quella di un impianto posizionato nel cuore pulsante di una comunità (il rischio dello stadio-freezer esiste). Molti mantovani poi, anziani soprattutto, potrebbero essere a disagio nel non poter più ad esempio andare alla partita a piedi o in bicicletta, anche se per contro l'accesso per chi viene dalla provincia potrebbe semplificarsi. Questo punto dello spostamento trascina poi con sé un interrogativo cruciale: che fare del terreno dove sorge ora il Martelli?
Purtroppo il pericolo di una speculazione edilizia è altissimo. In parte intrinseco nella natura stessa del project financing. Il rischio incombente è che l'area che attualmente comprende il Martelli, i campi del Te e l'ippodromo venga riconvertita in edifici residenziali, uffici, alberghi. Una colata di cemento al posto di uno di spazio aperto e di una piccola oasi di verde. Per di più a due passi da Palazzo Te. Non è chiaro ad oggi quali limiti a questa ipotesi possano venire dai vincoli della sovrintendenza alle belle arti. E' assodato che a nostro avviso, se si concretizzasse sul serio l'ipotesi del nuovo stadio, l'area del Te andrebbe salvaguardata dalla cementificazione. Battaglia che combatteremmo con tutte le nostre forze. Un'altra perplessità riguarda il punto dello stadio "vivo" tutta la settimana grazie a un opportuno sfruttamento commerciale. E' lecito chiedersi se questo discorso possa stare in piedi in un bacino d'utenza limitato come quello di Mantova e provincia. Un museo che ripercorra la storia della società con cimeli e testimonianze ci può stare. Ma di cinema multisala e centri commerciali siamo già saturi. Palestre e centri fitness abbondano. I dubbi sull'efficacia di questo tipo di investimento sembrano fondati. Per concludere: pensiamo che del nuovo stadio si debba discutere e ragionare, aprendo, quando sarà il momento, un dibattito. Senza preconcetti. Crediamo che, a certe condizioni, il nuovo stadio possa essere un'opportunità da cogliere, portando innegabili benefici. Perché tutti siamo affezionati al vecchio Martelli, ma a volte si deve guardare avanti e non indietro. Ma solo se prima vengono definiti per bene i termini della questione, i requisiti che dovrebbe avere la nuova struttura. Gli obiettivi che si intendono raggiungere e le modalità di perseguirli, in termini di prospettive societarie e di gestione dell'impianto. La destinazione d'uso del suolo dove sorge oggi il Martelli e di tutta l'area circostante. Perché il prezzo per stare al passo coi tempi siamo anche disposti a pagarlo. Ma possibilmente senza vendere l'anima al diavolo.