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Ochoa: spettacolo tra i pali

Ochoa: spettacolo tra i pali
lunedì 10 dicembre 2007, 00:302007
di Francesco Letizia

Per chi associa automaticamente il termine "portiere" ai Buffon, Dida, Cech, questo articolo sembrerà un'eresia: Memo Ochoa è uguale solo a sé stesso. Un personaggio davvero unico nel panorama calcistico internazionale. Se n'è resa conto anche la rivista France Football, che ha premiato il messicano con la nomination al Pallone d'Oro per "il suo carattere forte, il look interessante e il forte ascendente sulla sua tifoseria". Un personaggio fuori dagli schemi, calcisticamente estroverso ma senza scadere poi nella "follia" di quelli che possiamo individuare come i suoi predecessori: il colombiano Higuita e il portiere-goleador Jorge Campos.

LA CARRIERA: A 18 ANNI GIA' TITOLARE
Francisco Guillermo Ochoa Magaña è nato il 13 luglio 1985 a Gudalajara, nello stato di Jalisco, Messico: Memo, il suo diminutivo, è in effetti figlio della sua Metropoli, seconda potenza industriale del Nord America, dopo Chicago, e considerata "la città del futuro" nello stato centroamericano. In una città del futuro... il portiere del futuro: a fine gennaio 2004, dopo diversi anni nel settore giovanile dell'America, club di Città del Messico, viene notato dall'allenatore della prima squadra. Quel Leo Beenhakker zingaro della panchina ed ex Real Madrid e Ajax. Solo una settimana dopo, complice l'infortunio del titolare Adolfo Rios, "El Paco Memo" fa il suo esordio con la maglia gialloblù all'Azteca, contro il Monterrey: è domenica 15 febbraio 2004, quinta giornata dell'Apertura: l'America vince 3-2 ed il 18enne Ochoa è il migliore in campo. Da quel giorno, Memo non lascerà più il suo posto. In estate, partecipa alle Olimpiadi di Atene 2004 con la Seleccion Sub23: la spedizione verde non è entusiasmante ed il tecnico Humberto Grondona decide di ripartire proprio da Ochoa, affidandogli il ruolo di capitano della squadra. L'avvio del 2005 è però il periodo più sofferto della carriera del messicano: "El Cabezon" Ruggeri, nuovo tecnico del suo club, affida la titolarità dei pali al connazionale Saja, mentre l'under20 non raggiunge l'obiettivo della qualificazione ai Mondiali d'Olanda. Ruggeri, però, viene ben presto esonerato ed Ochoa ne è forse il motivo principale: i 100mila dell'Azteca non perdonano all'allenatore la bocciatura del loro beniamino, che così si guadagna tra la stampa nazionale il titolo di "Portiere della gente".

IL PUNTO FORTE: INFALLIBILE TRA I PALI
La parola chiave per analizzare Memo Ochoa è senza dubbio "spettacolo": è estremamente significativo il soprannome datogli dal suo popolo, "El Gamer" (letteralmente "Il Videogioco"), proprio a sottolineare le sue capacità che vanno oltre ciò che sembra reale nella normalità. Il suo stile è basato su un atletismo straordinario, fatto di interventi d'istinto, coraggio e grinta: il suo fisico è atipico (1,84, secondo misure ufficiali, per 72 kg) e se potessimo analizzare la sua muscolatura potremmo davvero osservare che con tutta probabilità abbonda di fibre bianche, cosidette "veloci". Tra i pali, Ochoa sembra a volte davvero imbattibile, para tutto ciò che arriva nel rettangolo delimitato dai legni, il parabile e l'imparabile: è bravo anche sui calci piazzati, su cui può sfruttare ancora meglio la sua velocità, ed è un buon pararigori. Cosa che non guasta mai. Memo delizia spesso il suo pubblico anche con delle uscite basse "kamikaze" molto efficaci, dove difficilmente si fa saltare dall'avversario: quando è in giornata, ogni intervento contribuisce a galvanizzarlo sempre più e la folla si infiamma con la stessa intensità. Come ogni giocatore, Ochoa non è esente da difetti e critiche: quello più evidente è il costante affidarsi alle respinte: solo rare prese, anche se tuttavia riesce ad allontanare il pallone di diversi metri e quindi raramente mette in difficoltà la sua retroguardia. I pochi centimetri non lo aiutano di certo nelle uscite alte, dove lascia quasi sempre il compito di spazzare ai suoi compagni di reparto: i suoi detrattori lo accusano poi di essere discontinuo. E' facile immaginare che un giocatore di questo tipo possa essere amato o odiato: buona parte degli addetti ai lavori e soprattutto il popolo (che nel calcio è sovrano) ha scelto senza dubbio la prima ipotesi.

NEL CUORE DELLE RAGAZZE... E DELLA FIFA
Capelli lunghi e ricci, fermati da una fascia fornitagli dallo sponsor tecnico (quell'Adidas che tanto investe sulla sua figura e sul compagno di nazionale Andrès Guardado): il carisma di Memo Ochoa è visibile già a primo impatto e la sua capacità di far breccia nel cuore dei giovani (e delle ragazzine messicane, costantemente in delirio per lui) è certamente un'altra arma a suo favore. Un ragazzo come tanti, che va matto per il suo Ipod video 30gb, non si separa mai dal fedele Blackberry e ama passare le serate su Messenger, a chattare con i suoi amici. Uno come noi, quindi. Per questo, Ochoa è stato scelto dalla EA Sports come testimonial, per il mercato americano, per il videogioco Fifa 2008, con Ronaldinho e l'americano Jozy Altindore. Da quel 2005, intanto, Memo di strada ne ha fatta: campione del Messico, vincitore della Coppa Campioni Centroamericana nel 2006, con relativa partecipazione al Mondiale per Club giapponese. La sfortunata finale di Copa Sudamericana persa con l'Arsenal Sarandi solo qualche giorno fa. La Nazionale da titolare, arrivata a fine 2006, dopo il Mondiale tedesco: negli occhi tutti avranno ancora l'ottima partita inaugurale della Copa America 2007 dove ha blindato in ogni modo la sua porta dagli attacchi del Brasile (memorabile una splendida uscita su Robinho). La candidatura al Pallone d'Oro e la nomination Fifa come miglior portiere della stagione sono dunque solo la consacrazione per chi, a 22 anni, può vantare già quasi 150 presenze da titolare nel calcio professionistico.

COSTA 15 MILIONI DI DOLLARI
La sua valutazione di mercato è vicina ai 15 milioni di dollari, meno di tanti portieri europei "pompati" dai media ma assolutamente inadeguati: il Manchester United è stato il club più vicino, l'estate scorsa, a portarlo in Europa, ma Arsenal, Milan e Bayern Monaco ne seguono da tempo i miglioramenti. Un fattore, certamente da considerare, è il suo status da extracomunitario: viste le attuali normative dei campionati europei, è difficile "convincersi" a sfruttare i limitatissimi posti disponibili per un portiere, seppur molto talentuoso. Ma vale davvero la pena azzardare su Ochoa? A nostro parere, per chi imperterrito continua con improbabili e milionari rinnovi, a portieri ormai "passati", come Lehmann, Van der Sar, Kahn e Dida, certamente sì: provare per credere.