Pontello ricorda Piercesare Baretti a 20 anni dalla scomparsa

PIER CESARE Baretti ricopriva il ruolo di direttore generale della Lega, io ero il vice presidente, oltre ad essere presidente della Fiorentina. Un impegno che volevo lasciare e per il quale avevo ritenuto Pierce il profilo più adatto. Così durante una riunione di Lega, nel corso delle quali sedevamo l'uno a fianco dell'altro, mi avvicino al suo orecchio e quasi sussurrando gli propongo di succedermi. Pochi giorni dopo potei valutare una delle peculiarità del professionista: la capacità di inquadrare la situazione e decidere velocemente. Ne parla infatti con Matarrese che lo aveva voluto in Lega e pochi giorni dopo lo accogliamo a Firenze. Come famiglia Pontello eravamo coscienti di aver compiuto la scelta migliore, il merito di Pierce fu la capacità di entrare in sintonia con la città. Firenze e una realtà complessa e a maggior ragione può esserlo per un carattere tipicamente piemontese come il suo.
La correttezza nel giudicare la realtà e nel presentare la verità, sommate al fatto che Pierce fosse un grande lavoratore, indussero i fiorentini a fidarsi di lui e del suo modo di operare. Scrivendo di Baretti a Firenze è doveroso esaltarne i meriti avuti nel recupero di Roberto Baggio. Fu lui a credere senza esitazioni alle potenzialità del calciatore, come fu lui a credere nella possibilità che Baggio potesse recuperare pienamente dall'infortunio al ginocchio. Chiamò a Firenze Carlo Vittori, già preparatore atletico di Pietro Mennea, e vinse la scommessa. Termino chiarendo che fu Pierce, a metà anni '80, il primo presidente di una società a disporre con estremo rigore il tetto agli ingaggi. Un rigore, ammorbito dal sorriso, che ne ha contraddistinto l'operato.