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Signore e ingaggi orientano i "big"

Signore e ingaggi orientano i "big"
martedì 9 gennaio 2007, 16:112007
di Appi .
fonte Massimo Discenza per IL MERIDIANO

La notizia del trasferimento di Luis Figo agli arabi dell'Al Ittihad ha fatto il giro del mondo. Un Pallone d'Oro che sceglie di chiudere così la sua carriera nel calcio che conta, anteponendo ad ogni altra valutazione tecnica quella meramente economica, ha fatto rumore. Pochi avrebbero scommesso sul buon esito dell'affare, soprattutto all'indomani della conferenza stampa dei dirigenti della squadra araba, che accusava Figo di non essere voluto scendere al di sotto delle proprie richieste economiche. E invece, tempo 24 ore, è arrivata addirittura la firma al contratto. Ricco, ricchissimo. Figo, per i prossimi 18 mesi, percepirà qualcosa come 9 milioni di euro netti. Un bel modo di chiudere la carriera, non c'è dubbio. Un addio ai tifosi dell'Inter che sarà lungo e stiracchiato, fino a fine stagione.

E non è la prima volta che Figo si rende protagonista di un trasferimento-choc, per cifre e modalità. Nell'estate del 2000, quando era capitano e simbolo del Barcellona, trattò a lungo ed alla fine firmò con i nemici storici del club catalano, il Real Madrid. Indicato durante la campagna per le presidenziali del Real dal candidato Florentino Perez come il punto di partenza della nuova stagione della Casa Blanca, Figo negò la trattativa fino all'ultimo giorno, quando annunciò il clamoroso trasferimento per 100 miliardi di lire. Un tradimento che i tifosi blaugrana non gli perdoneranno mai.

Nel capitolo "per soldi o per denaro" entra anche la cessione di Gabriel Batistuta dalla Fiorentina alla Roma, nell'estate del 2000. Dopo un tira-e-molla tra l'attaccante argentino e l'allora presidente viola Cecchi Gori sul rinnovo del contratto, Batigol decide di lasciare Firenze e si mette sul mercato. All'asta partecipano l'Inter di Moratti, la Lazio di Cragnotti e la Roma di Sensi, che alla fine la spunta per la bella cifra di 60 miliardi di lire, più uno netto al mese al giocatore. Che, comunque, contribuirà allo storico scudetto giallorosso.

Chi ama il calcio inglese sa bene quanto contano i sentimenti nel football d'oltremanica. Ian Rush, a metà degli anni '80, era una delle bandiere del calcio anglosassone: centravanti gallese, era la colonna dell'attacco del Liverpool, idolo dei tifosi della "Kop". Ma quando arrivò l'offerta della Juventus, sette miliardi ai Reds e seicento milioni l'anno a lui (il doppio di quanto guadagnava a Liverpool) non ci pensò due volte: prese l'aereo per Torino ed andò a firmare il contratto nella villa di Boniperti. La chicca: chiese un posto di lavoro per la sua fidanzata Tracy; superato quest'ultimo scoglio, l'affare andò in porto. Con un anno di anticipo: evidentemente Rush temeva che Agnelli ci ripensasse, ed avrebbe fatto bene a farlo.

A volte sono proprio le mogli a metterci lo zampino. Nel 2001 fu Veronique Zidane a trascinare il marito Zinedine via da Torino. Ci guadagnarono tutti: la Juve che incassò 63 milioni di euro, record mondiale imbattuto per un trasferimento; Zizou ed il Real che vinsero scudetti e coppe, e la moglie che preferiva il clima spagnolo a quello piemontese. La scorsa estate il passaggio di Shevchenko dal Milan al Chelsea è stato deciso per permettere al piccolo Jordan, il figlio dell'attaccante ucraino e della moglie Kristen, di imparare a parlare inglese. Una motivazione, riportata dallo stesso Sheva nella conferenza stampa d'addio, a cui i dirigenti rossoneri fecero finta di credere, quando arrivò il bonifico di 45 milioni di euro firmato Abrahmovic.