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Choutos, il goleador ellenico

Choutos, il goleador ellenico
lunedì 10 marzo 2008, 00:002008
di Alessio Calfapietra

Per Franco Sensi era un "regalo piovuto dal cielo". Per Carletto Mazzone, più familiarmente (e romanamente), "Labbro". Per noi, Lambros Choutos è una meteora di quelle da segnarsi sul calendario quanto le apparizioni ogni ottanta anni della cometa di Halley. Ricordo come fosse ieri il giorno del suo esordio in serie A, in occasione dell'immancabile (all'epoca) goleada dalla Roma sul Napoli. Era il 21 aprile del 1996, la data del natale di Roma sembrava coincidere con la nascita di una stella nel firmamento calcistico. Quegli stessi minuti stavo camminando nei pressi dell'Olimpico, e la voglia di andare a vedere un ragazzo della mia stessa età e già così celebrato era tantissima. Alla radiolina il commentatore a momenti trasaliva quando Lambros, entrato nel finale al posto di Totti, andò ad un passo dalla realizzazione: l'intero impianto sarebbe crollato in una fiumana di applausi e celebrazioni per il campioncino venuto dalla Grecia. Gioventù dorata! Il talentino svezzato dal Panathinaikos, nato nel dicembre 1979 e in Italia sin da tredicenne, avrebbe comunque avuto molte altre occasioni per mettersi in mostra: ben quattro in altrettanti anni. Se la prima squadra restava una chimera, le soddisfazioni per l'attaccante ellenico si sprecavano tra i pari età, con un doppio titolo di capocannoniere da spendere con prodigalità anche al piano di sopra. Soltanto che ad un certo punto, il "Peter Pan" del goal doveva predisporsi a crescere e trovare la propria dimensione in mezzo ai calciatori professionisti. Quanti bomber giovanili sono letteralmente scomparsi una volta tentato di compiere il grande passo? Lambros, nonostante le rosee premesse e quel pomeriggio concitato che mi aveva fatto vivere da ragazzino, non spiccò alcun salto ed anzi, a dispetto del motto "a caval donato non si guarda in bocca", la Roma si sbarazzò nel 1999 del "regalo piovuto dal cielo" e, a quanto pare, "cestinato senza remore". Choutos tornò così in patria, all'Olympiakos che avrebbe concesso finalmente visibilità ad un attaccante che andava spegnendosi e rischiava di risultare bruciato a vent'anni. Ma siccome Lambros era un giocatore da utilizzare a piccole dosi come il più controindicato degli sciroppi, anche in Grecia gli fu dato modo di provare la panchina tante di quelle volte da non sommare nemmeno cinquanta presenze in quattro stagioni (coronate da quattro scudetti consecutivi), pur a fronte di un bottino reti non disprezzabile, ventidue, e dell'apparizione sulla copertina della versione greca del videogame "Fifa".

A dimostrazione che Lambros poteva dare il meglio di sé unicamente a livello giovanile, nel 1999 siglò il record di realizzazioni con la maglia della Grecia nei match di qualificazione agli europei di categoria, ben 15 in nove gare. Nell'estate del 2004 l'Inter lo fece rientrare in Italia, dandogli così la possibilità di riconquistare una ribalta mai raggiunta e di dimostrare che l'imberbe ragazzino piovuto da Atene si era trasformato in un attaccante maturo. Dopo aver fatto soltanto panchina accanto a Cuper e tribuna nei pressi di qualche tifoso vip, Lambros venne prestato all'Atalanta dove giocò una gara, rientrando così a pieno nei suoi standard. Da allora un pellegrinaggio continuo: la stagione successiva in quel di Reggio Calabria e in seguito al Maiorca di Cuper, il quale lo aveva richiesto per via dell'ottima convivialità ottenuta durante le ore passate insieme a bordo campo. Eppure Lambros merita rispetto: la sua nazionale è campione d'Europa in carica (lui non era tra i convocati) ed in più può esibire la coccarda dello scudetto vinto con l'Inter grazie ai determinanti minuti disputati contro il Torino all'ultima di campionato. Prima di congedarci da Choutos, vogliamo prendere ad esempio Theofilos Karasavvidis, onestissima punta originaria della penisola ellenica. Theofilos arrivò in Italia dal Panionios nel 1999, esattamente quando Choutos tornava in Grecia a cercare di fare il proprio mestiere. Per molte stagioni, Karasavvidis ha giocato e segnato tra serie B e C1, mentre il nostro eroe latitava fuori dal rettangolo verde. Karasavvidis, che nessuno battezzò come un dono divino, ha sempre fatto il suo dovere facendosi puntualmente apprezzare in ogni piazza. Choutos, ovunque sia andato, non ha lasciato alcun segno se non quello dell'ennesima occasione buttata al vento. Karasavvidis ha chiuso la sua carriera la scorsa estate nei dilettanti del Mariano, Choutos qualche mese dopo ha iniziato un nebuloso stage con l'Hirpinia, club della promozione campana, per poi finire tesserato dal Panionios, da dove partirono le orme italiane di Karasavvidis. Ve lo avevamo detto, le regole che presiedono alla carriera delle meteore sono congegnate da una mente superiore, e noi comuni mortali non possiamo che prenderne atto.