...con Fabio Bazzani
Nel giorno dell'esonero di Novellino, siamo andati da uno dei giocatori che più di tutti ha legato con il mister di Montemarano, tanto da aver stretto a doppio filo la propria carriera con l'ex tecnico del Toro. Fabio Bazzani infatti dopo diverse incomprensioni, ha condiviso quattro anni di permanenza nella Sampdoria con Novellino, creando con lui un rapporto di stima che va al di là del lavoro sul campo. Oggi il centravanti bolognese è al Brescia, dove sta vivendo un campionato da protagonista alla caccia della promozione in serie A, sentiamo le sue impressioni.
Cosa pensi dell'esonero di Novellino?
"Mi spiace, anche perché so quanta passione ed impegno mette nel suo lavoro. E' sempre spiacevole essere esonerati a maggior ragione a cinque giornate dalla fine. Novellino ha sempre fatto del suo lavoro una grande passione"
Ma come te lo spieghi?
"Mi sembra una scelta obbligata dopo i fatti che sono successi martedì. Non credo che questo esonero possa cambiare le sorti del Torino in questo campionato. Io sono fermamente convinto che senza contestazione avrebbe proseguito il suo cammino al Torino. Del resto, lo aveva detto lo stesso Presidente domenica. Non la vedo una scelta tecnica per niente, ripeto una scelta obbligata. Non è certo a cinque giornate dal termine che puoi risolvere il problema".
È il suo primo esonero...
"Sì, da quando lo conosco io, e sono tanti anni, dai tempi del Venezia, ha sempre avuto diversi successi. Per lui non si è mai parlato di esonero. Per questo penso sarà un momento difficile, non essendo abituato a questo. Lo conosco bene e sono sicuro che il suo carattere forte e le sue potenzialità lo faranno presto ripartire".
Cosa è successo, visti i suoi successi professionali di Genova?
"Non essendoci dentro non è facile poterlo dire, non si può valutare. Ma una cosa è sicura. Quando mi è capitato di vedere giocare il Torino posso dire che era una squadra che non gli apparteneva , che non aveva la sua impronta. La sua è una squadra basata sull'aggressività, si vedono i giocatori che combattono e non mollano mai. Prendono pochi gol. Inoltre i giocatori, non parlo di capacità, non avevano le sue caratteristiche. Lui è abituato a giocare con il 4-4-2 da sempre. Invece questa era una squadra improvvisata. Non si è vista la sua impronta, e non so il motivo. A gennaio si era provato a cambiare le cose con inserimento dei due esterni che lui conosce molto bene: Pisano e Diana".
Lui ha sempre detto che il calciomercato di giugno non gli era piaciuto...
"Questo non lo so, di sicuro vedendo le squadre che ha avuto i giocatori non avevano le caratteristiche che voleva lui, non parlo di qualità se più o meno bravi, ma di caratteristiche di gioco. Quindi era normale che potesse avere qualche difficoltà".
Che rapporto crea con i giocatori?
"Un allenatore con una grande personalità, molto forte e a volte magari si crea qualche tensione, ma posso dire che passa subito perchè lui non porta rancore, non è permaloso".
A te cosa ha dato a livello personale?
"Io ho fatto cinque anni con lui, condividendo gioie e dolori, sofferenze. Sono cresciuto con lui come uomo. Subito dopo Perugia ho vinto con lui il campionato di B e siamo saliti in A. Con lui in A ho conquistato la maglia della Nazionale. Ma ci sono stati anche momenti di tensione quando sono andato alla Lazio. Ma quando sono tornato e mi ha rivoluto lui, mi ha fatto subito giocare, perché ripeto non porta rancore. A Venezia ero giovane, ma ho apprezzato molto il suo modo di lavorare".
Cosa successe ai tempi del tuo passaggio alla Lazio?
"Ci sono state alcune incomprensioni. Sono andato alla Lazio in prestito per sei mesi anche perché sono stato impulsivo nella mia scelta. E' stato un divorzio brusco ma è durato sei mesi. A giugno ci siamo chiariti subito,.posso dire che è stato un trasferimento inutile perché se ci fossimo seduti subito ad un tavolo a parlare l'avremmo anche evitato. Quando sono tornato mi ha fatto giocare fin da subito, mi ha dato fiducia quando mi sono infortunato".
Quali sono stati i motivi del suo divorzio dalla Sampdoria?
"Credo che sia anche normale, aveva bisogno di trovare stimoli nuovi dopo una parentesi lunga cinque anni. Il mister aveva voglia di fare nuove avventure. Ma a Genova ha fatto grandi cose, per questo quando è andato via è stato uno shock per i tifosi e sono sicuro che se le cose stanno andando bene ora è anche merito suo. Novellino ha vinto un campionato, ha sfiorato la Champions, è arrivato in Uefa. Negli ultimi anni non ha fatto cose grandi per colpa anche degli infortuni. Ma ha scoperto anche giocatori che ora sono importanti, dandogli la fiducia che meritavano. Prendete Maggio, ha fatto un grande campionato eppure è lo stesso che la scorsa stagione e quella prima giocava pochissimo, gli ha trasmesso la giusta iniezione di fiducia".
Un giudizio sul tuo campionato?
"Il mio è fatto di alti e bassi, del resto ho avuto due infortuni gravi e questo per me è un handicap. Ci ho rimesso anche di preparazione. Adesso mi sento meglio ma il problema è che magari sto giocando con poca continuità. Ma adesso ho trovato una buona condizione. Per il campionato abbiamo una partita non facile sabato e dipende dal risultato che faremmo: se fosse positivo ci potremmo anche rimettere in gioco per promozione diretta e non per i play off".