Empoli, il futuro di Giovinco è un rebus
In attesa di capire quale sarà il futuro della Nazionale maggiore, in campo, all'Europeo, e in panchina, con la poco gradevole telenovela Donadoni, ieri sera a Baku la Nazionale dei piccoli, degli azzurrini, ha raccontato un paio di belle cose a proposito del calcio italiano che verrà. Ha detto, innanzitutto, che l'Under 21 alla fase finale degli campionati continentali di categoria quasi certamente a questo punto ci sarà. Ma la vittoria per 2-0 contro l'Azerbaigian ha messo soprattutto ancora una volta in mostra un paio di nomi buoni per il futuro.
Su due vale la pena di soffermarsi, a prescindere dal fatto che, guarda caso, si tratti anche dei protagonisti assoluti della sfida: Giuseppe Rossi e Sebastian Giovinco. Del primo (autore della doppietta che ha risolto la pratica ieri sera) si sapeva da tempo, e sapeva per primo Sir Alex Ferguson. Ne ha tratto beneficio lo scorso anno il Parma di Ranieri (non tanto, a quanto pare, però, da convincere il tecnico a tentare di portarlo con sé alla Juve), ne sta beneficiando ora il Villarreal per mettere insieme un campionato da capogiro, a due passi e due punti dal Barcellona delle stelle. Improbabile, a questo punto, che tra qualche tempo, finito di fare la gavetta, Giuseppe non torni a Manchester, a infoltire la schiera di ragazzini terribili che già può contare sui vari Nani, Anderson, Ronaldo, Rooney e Tevez. Uno, allora, è andato.
Ecco, pare indispensabile evitare che, in un modo o nell'altro, vada o si perda anche l'altro. Sebastian Giovinco a Baku ha disposto a piacimento della difesa avversaria come aveva fatto con tutte le altre nelle precedenti uscite della Nazionale Under21, dimostrando, contro i suoi coetanei, la stessa imbarazzante superiorità che palesava ad ogni uscita nel campionato Primavera, con la Juve. Certo, la serie A, il calcio dei "grandi", è un'altra cosa. Eppure più di qualche dimostrazione delle sue potenzialità, Giovinco le ha già date anche con la maglia dell'Empoli, quest'anno. Chiedere, ad esempio, alla Roma di Spalletti, fermata all'andata da una prodezza su punizione della "Formica Atomica" e spaventata, qualche giorno fa, da una prestazione scintillante, quando Giovinco ha segnato un altro gol, ha preso un palo e ha sciorinato giocate di classe assoluta.
Il prossimo anno Sebastian tornerà alla casa madre bianconera, assieme a Marchisio, un altro che non ci ha messo molto a prendere in mano il centrocampo azzurro dell'Empoli e della Nazionale. A parole, a Torino assicurano di puntare molto su entrambi. Che poi le parole si traducano nei fatti, è un altro discorso, ed è qui che c'è da fare attenzione. A centrocampo e davanti, in questi giorni ma ormai da mesi, si stanno sprecando i nomi di fenomeni o presunti tali da acquistare. Alcuni dei quali, giovani e giovanissimi: una barca di soldi costerebbe Diego, investimenti in prospettiva sarebbero quelli del diciottenne svedese Ekdal (ormai praticamente definito) o del nuovo talento argentino Pablo Piatti, il nuovo Messi. Tutto bene, tutti d'accordo. Solo che non puntare su Giovinco, non concedergli il giusto spazio, potrebbe essere un errore incredibile.
Così la Juve, o meglio, i dirigenti della Juve e l'allenatore che sarà (diciamo Ranieri?) dovranno essere bravi a gestire il piccolo grande genio di Sebastian. Sulle sue spalle non potrà e non dovrà ancora gravare un peso eccessivo, ma le sue qualità andranno adeguatamente testate in chiave futura, inserendolo gradualmente in squadra. Negli anni, fino al Palladino di oggi, bruciato anche dal paragone, sono stati tantissimi i presunti eredi di Del Piero, ai quali la carta d'identità del Capitano impone di iniziare davvero a pensare. Che Giovinco possa anche solo avvicinarsi a cosa è stato e a cosa è Del Piero, è ovviamente da vedere, ma tra i tanti papabili nuovi "10" bianconeri, è forse il più credibile degli ultimi anni. Non provare nemmeno a vedere l'effetto che fa, sarebbe un errore.