Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomoempolifiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliparmaromatorinoudinesevenezia
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloternanaturris
Altri canali euro 2024serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta

Fiorentina, Prandelli: "Spero che Ujfalusi resti"

Fiorentina, Prandelli: "Spero che Ujfalusi resti"
venerdì 4 gennaio 2008, 16:292008
di Appi .
fonte LA STAMPA - lastampa.it

E' un Prandelli a tutto tondo quello che si confessa a La Stampa. Pubblichiamo di seguito i passaggi salienti dell'intervista.

Prandelli, quanto ha sofferto a voltare pagina?
"Lo può immaginare. Manuela era il cuore del mio mondo. E se ti strappano il cuore, resta ben poco, di quel mondo".

Restano i figli, Niccolò e Carolina.
"Loro, per fortuna. Ragazzi splendidi. E poi le sorelle, i cognati. Eravamo, siamo, una grande tribù. Ci siamo aiutati, mi hanno letteralmente trascinato al di là della tragedia".

Firenze, tutto il calcio: solo, non lo è mai stato.
"Vero. Un'adesione commovente. Firenze città mi ha fatto venire la pelle d'oca".

Mai pensato di abbandonare?
"Quello, mai. Manuela stava male, eppure era la prima a dirmi di andare al campo. Ogni santo giorno, fino all'ultimo. Al massimo, avevo accarezzato l'idea di fermarmi per un po'. Non voleva".

A cosa si è aggrappato?
"Al suo ricordo, alla sua lezione, ai nostri figli. E al più banale degli slogan: la vita continua".

Gli abbracci di Fiorentina-Inter: ne parli a mente fredda.
"Un'iniziativa spontanea. Nata dentro, non fuori. Ma dal momento che viviamo in un Paese strano, l'hanno subito strumentalizzata. Nessunissimo obbligo: né di abbracciarci a fine partita, né di far abbracciare gli altri. Scommetto che non attecchirà".

Due punti in cinque partite: la Fiorentina frenò di brutto.
"Infortuni, troppe gare fra campionato e Uefa: ma ero io, in quel periodo, che non riuscivo a trasmettere la carica".

Passando ad argomenti più futili: Mutu scalpita.
"Il contratto gli scade nel 2011. È il talento attorno al quale abbiamo deciso di far crescere la squadra. Il fatto che abbia mercato, non mi sorprende. Cosa vuole che le dica: spero che rimanga".

Ujfalusi, invece, è in scadenza. Flirterebbe con la Juventus.
"Mi fido del nostro "direttore", Corvino. Temperamento, professionalità, ruolo: per me, il ceco è una pedina cruciale. Vale quello che ho detto per Mutu: mi auguro che non si muova".

La scommessa Vieri?
"Vinta. E sia chiaro: vinta da Bobo. Si è rimesso in discussione, ha accettato la sfida. Mi creda: non ha mai saltato un allenamento".

L'arrivo di Cacìa da Piacenza?
"È un attaccante moderno. Garantisce profondità, ha una buona tecnica di base. Con lui, Pazzini, Vieri, Mutu e Osvaldo siamo a cavallo".

Lupoli?
"Ha vent'anni, è chiuso. Meglio un'esperienza in provincia".

Pesa il vuoto lasciato da Toni?
"A Firenze, Luca ha sfornato una cinquantina di gol in due stagioni. Gli vorremo sempre bene".

Pazzini?
"Si è preso sulle spalle una responsabilità mica da ridere. Costituisce uno dei nostri riferimenti più sicuri. Lo vorrei solo un tantino più egoista".

Il Milan ha bisogno di un portiere: avete messo sotto chiave Frey?
"Sta recuperando da un'operazione al menisco. Capisco certe esigenze, ma Frey è un valore assoluto, guai a chi lo tocca".

Si aspetta fracassi dal mercato di gennaio?
"Per niente. Prevedo piccole scosse di assestamento. Ma proprio piccole".

A Parma, lei allenò il miglior Adriano e il miglior Gilardino di sempre. Come spiega la crisi dell'uno e i problemi dell'altro?
"Cominciamo da Adriano: temo che cercasse un mega contratto, più che un solido futuro. L'ha avuto e si è smarrito. Quanto a Gila, al Milan ci sono più pretese e più rivalità. Ciò premesso, continua a segnare e si fa un mazzo tanto per i compagni. Sono due casi molto diversi".

Chiedo anche a lei: cosa pensa dei rigurgiti di Calciopoli?
"Evidentemente, non riusciamo a staccarci da determinati giri e da determinate persone. Uno legge le ultime intercettazioni e, come minimo, rimane interdetto".

I suoi rapporti con Moggi?
"Non l'ho mai frequentato con assiduità. Quando è successo, fu onesto e diretto. La Triade mi aveva contattato prima dell'arrivo di Capello. Passò qualche settimana e Moggi in persona mi telefonò per ringraziarmi: avevano scelto Fabio".

A che punto è il progetto Fiorentina?
"Quarti nel 2006, terzi nel 2007: parlo al netto di sentenze e handicap. L'obiettivo non può che essere la zona Champions. Un passo alla volta. Ci vuole pazienza. Abbiamo un'ossatura giovane. Si tratta di far crescere i ragazzi e completare la rosa. Purtroppo, in Italia conta solo il risultato".

La squadra più forte?
"E me lo domanda: l'Inter. Per distacco".

Sacchi ha dichiarato che Moratti non potrà mai essere un esempio. Lo considera l'ultimo dei mecenati.
"Di Moratti, in Italia, ce n'è uno solo. Beato chi ce l'ha. Spende e spande come il primo Berlusconi e il penultimo Abramovich. I Della Valle, visto che siamo in tema, hanno un'altra filosofia: non fanno mai il passo più lungo della gamba. Un po' come la Roma, l'unica società, oggi, in grado di competere con l'Inter".

Il suo modello?
"L'Arsenal. Stesso allenatore dal 1996. Profonda cultura dei giovani. Perso Henry, sembrava spacciato. Guida la Premier, è negli ottavi della Champions e pratica il calcio più divertente d'Europa".

La "sua" Juventus?
"Sta facendo bene, non ha le coppe. E poi lo spirito: non c'è scandalo che riesca ad annacquarlo".