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Corriere Adriatico - Le frontiere del Progetto Soccer

Corriere Adriatico - Le frontiere del Progetto Soccer
martedì 4 marzo 2008, 21:162008
di Stefano Sica

Etica e sport: un connubio possibile? Che ruolo ha la famiglia nell'educazione sportiva di un giovane? E ancora: quali sono i veri "campioni" e quali valori morali possono trasmettere agli atleti, professionisti e non? Sono solo alcuni dei quesiti a cui si è cercato di dare una risposta ieri pomeriggio presso la sala convegni della Figc ad Ancona durante l'incontro "Etica, sport e famiglia" organizzato dal Panathlon Ancona, sotto l'egida dei presidenti Enrico Prandi e Tarcisio Pacetti e il coordinamento del noto giornalista Filippo Grassia. Un meeting che ha dato la parola ad esponenti importanti del mondo del calcio e dell'imprenditoria, da Enrico Loccioni al patron dell'Ascoli Roberto Benigni, da Andrea Speciale (presidente Forum Famiglie) a Giampaolo Giampaoli, da Edio Costantini, presidente nazionale del Csi, allo stilista Santo Versace, tutti riuniti per lanciare un messaggio: investire per uno sport più "etico". Un ruolo di primo piano, ovviamente, spettava al Progetto Soccer, lanciato nell'ottobre scorso dal Centro Sportivo Italiano in partnership con l'Ac Ancona e ultimamente al centro di veleni e polemiche per i ritardi nell'attuazione delle iniziative e i difficili rapporti con i membri della società biancorossa. "E' stato gettato un seme, tutti devono capire che occorre tempo e pazienza perché la pianta possa crescere" ha spiegato il presidente Costantini, alludendo ai contrasti con i soci dell'Ancona che, secondo quanto emerso dall'ultimo cda, sarebbero stati del tutto superati. "Si è creata troppa frenesia attorno a questo progetto e con essa un eccessivo desiderio di realizzare tutto e subito: invece ci vuole del tempo perché non è facile concretizzare idee ambiziose come la nostra. E' ora di mettere da parte le polemiche e cominciare a costruire qualcosa di importante". E' anche vero che risale a pochi giorni fa il pungente comunicato col quale il Csi ha stigmatizzato alcuni comportamenti in seno all'Ancona e individuato i colpevoli della mancata attuazione della prima fase del progetto. "Ma è stata una provocazione volta a stimolare l'attenzione dei soci biancorossi, al fine di restituire al Progetto Soccer il ruolo che merita". Su quante e quali iniziative verranno messe in pratica dal Csi aleggia ancora un alone di mistero.

Né una parola esce dalla bocca del padre fondatore del progetto, Renzo Magnani, presente al convegno ma in rigoroso silenzio stampa. Costantini, però, traccia alcune linee-guida. "Ci troviamo di fronte ad una grande esigenza di educazione da parte dei giovani: risposte importanti possono arrivare dallo sport che, però, oggi viene troppo spesso consumato come un semplice servizio, mai come fonte di cultura. Al contrario, bisogna recuperare la sua dimensione educativa, con la corresponsabilità delle famiglie, perché anche dallo sport può derivare il senso della vita. Da qui è nato il Progetto Soccer che non può prescindere dall'investimento sui giovani, sugli oratori, sui settori giovanili. Non può prescindere nemmeno dalla rivalutazione dello stadio, luogo in cui riportare le famiglie e far sentire i tifosi parte integrante della vita societaria e della squadra. Ma per realizzare il nostro progetto - ha concluso Costantini - ci vuole il coinvolgimento e la passione di tutti, da parte dei soci dell'Ancona, delle istituzioni e della città. Sono sicuro che procedendo per piccoli passi riusciremo nel nostro intento".