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Il Secolo XIX - Milito non basta

Il Secolo XIX  - Milito non basta
lunedì 22 settembre 2008, 10:552008
di Andrea Losapio

Rimandato. Il Grifone torna dalla Sicilia con una sconfitta amara (2-1) e parecchi spunti su cui riflettere: errori di pura tecnica, incapacità a ripartire con ritmo e soprattutto una reazione che si vede solo a tratti. A ingigantire la delusione ci sono ancora negli occhi di tutti i 90 minuti con il Milan che avevano messo sul chi va là la banda Ballardini e forse illuso qualcuno di aver trovato rapidamente il Genoa dei miracoli. I rossoblù incassano la seconda battuta a vuoto fuori casa, non convincono («Non sono deluso né arrabbiato. Abbiamo bisogno di lavorare» ammette Gasperini), ma per processi e drammi è forse meglio soprassedere.

Resta il fatto che alla Favorita il Genoa si rivela molto meno efficace di quanto temuto dagli avversari, mentre il Palermo è tutt'altro che una squadra arrendevole e pur senza creare particolari apprensioni offensive (il primo tiro in porta coincide con il vantaggio di Cavani dopo ben 38 minuti) si rivela tignosa, vogliosa e più coraggiosa del Genoa. Una squadra, insomma, rispetto al Milan. Artigli e becco rossoblù brillano come gli ottoni appena lucidati di una gloriosa imbarcazione d'altomare, ma al primo colpo di vento Gasperini si accorge che le vele non sono così resistenti e molte di loro sono rimaste arrotolate all'albero. Così, pur senza imbarcare troppa acqua, il veliero genoano non riesce a sfruttare al meglio le opportunità che regala l'avversario.

Il risultato è di una formazione incapace di ripetere la stessa prestazione a distanza di sette giorni nonostante l'assenza, che non è poco, del solo Gasbarroni. «Sarebbe sbagliato considerarci Gasbarroni-dipendenti, ma è altrettanto vero che globalmente non abbiamo ripetuto la gara di domenica scorsa sotto il profilo tecnico. Non ho visto il miglior Genoa. Siamo stati più individualisti che corali».

È l'orchestra rossoblu che stecca la prova, mentre il Principe Milito, nonostante una giornata non esaltante e resa difficile da una marcatura quasi perfetta di Bovo e Carrozzieri, regala alla platea quel guizzo al novantesimo che regala pathos al recupero e lascia spazio al rammarico per l'incredibile occasione sciupata da Olivera a tempo scaduto e che poteva valere il 2-2. «Siamo stati fortunati, ma il pari sarebbe stato ingiusto» ammette l'ex di turno Cesare Bovo.

La prima frazione di gioco è l'immagine dell'equilibro e della grande attenzione tattica delle due formazioni. Sornione e più pericoloso il Grifo (parata di Amelia su Biava al 23' e traversa di Milito al 33'), arrembanti i padroni di casa senza però essere in grado di far male all'avversario. Balzaretti e Bresciano provano a sfondare sulla fascia sinistra, cozzando comunque contro la guardia attenta del trio Sculli-Mesto-Biava in ordine spaziale di marcatura. E bloccata quella corsia il Palermo sembra perso in un mare di problemi. In quella fase, purtroppo, il Grifo non riesce a capitalizzare le ripartenze. Troppi passaggi sbagliati, voglia di uscire palla al piede piuttosto che in maniera corale e così l'atteggiamento tentacolare studiato da Gasperini (allargamento degli esterni, con i due attaccanti d'ala a stringersi al centro) non riesce a stritolare il Palermo e al contrario crea varchi pericolosi. Proprio in una di queste ripartenze sbagliate (palla persa da Palladino a centrocampo) nasce l'azione del gol rosanero (38'): un mix di errori. Simplicio prende palla alla trequarti, Criscito esce su di lui dimenticandosi di Cavani, Modesto resta a galleggiare tra le linee e Cavani fa secco Rubinho.

Nella ripresa ti aspetti una reazione e invece il possesso palla è solo velleitario. Gasperini prova a dare la scossa lasciando negli spogliatoi Palladino (per Olivera) e se non è una bocciatura, quella dell'ex juventino, poco ci manca. Raffaele stilisticamente fa vedere anche buone cose, ma continua a non soddisfare il Gasp nel ruolo fondamentale di propulsore di gioco nel momento in cui si trova a difendere (sulla propria trequarti) e deve trasformare il recupero palla in un fendente letale per l'avversario. Bello, ma poco concreto e utile: è la foto attuale dello scugnizzo napoletano.

Il Grifo cambia ancora volto (al 9') quando Jankovic rileva Ferrari e l'assetto si trasforma in un 4-4-2. Il gol dell'ex Bovo sembra chiudere però la sfida dopo 13'. Liverani tocca una punizione al centro per il difensore che da posizione centrale lascia partire una legnata dai 25-30 metri che centra la porta di Rubinho. Emozioni finite? Assolutamente no. Tre minuti e Rubinho ipnotizza Cavani respingendo di piede il destro dell'uruguagio a colpo sicuro. Gasperini si affida anche a Vanden Borre e il belga conferma di essere utile a questo Grifone. Quando tutto sembra finito il Principe riapre le danze e manda in fibrillazione una Favorita che gusta già il sapore della vittoria. E il destraccio in curva di Olivera da una decina di metri ha il sapore di un cannolo appena sfornato per i ventimila del Barbera. Il Genoa deve invece rapidamente scordare questa gara: con la Roma bisogna cambiare atteggiamento.