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Il Secolo XIX - Samp, Vujasinovic: "A Belgrado farà caldo"

Il Secolo XIX - Samp, Vujasinovic: "A Belgrado farà caldo"
mercoledì 22 ottobre 2008, 11:392008
di Andrea Losapio

"Il Partizan? È una bandiera, un simbolo. Per chi gioca e per i tifosi". Parola di Vladimir Vujasinovic, uno dei più grandi pallanuotisti del mondo. Fino all'anno scorso giocava nella Pro Recco, è stato uno degli uomini che hanno contribuito alla lunga serie di vittorie recenti. Da un paio di mesi è tornato in patria.

"Il Partizan - spiega - è una polisportiva. Ci sono venticinque discipline. Ogni squadra ha una sua struttura, una sua organizzazione, ma il senso di appartenenza è forte. E un gruppetto di tifosi non si perde una partita: li trovi allo stadio, ma anche alle partite di basket, di pallanuoto, di pallamano".

Un tifo come? "Bello caldo, qualche volta troppo".

Già, sarà un'atmosfera decisamente calda quella che attende i giocatori blucerchiati e i tifosi al loro seguito a Belgrado per il match di coppa Uefa con il Partizan.

Non inganni il dolce tepore di un autunno serbo che invita (semmai ve ne fosse bisogno, viste le abitudini della popolazione locale) a prolungare a oltranza le serate ai tavolini dei mille caffé della zona pedonale di Knezha Mihailova, né il rilassante panorama di un Danubio che forse non è placido come il Don, ma sicuramente non manca dei suoi cosacchi: quelli che accorrerranno nella capitale per sostenere la squadra serba per definizione. Perché non c'è dubbio che se la Stella Rossa è la squadra di Belgrado, il Partizan è sempre stato e resta , il cuore pulsante ed irrequieto della Serbia sportiva (nel calcio come nel basket), fin dai tempi della Jugoslavia. E domani saranno oltre trentacinquemila i tifosi che allo stadio Jna (lo Stadio dell'Esercito Popolare Jugoslavo) faranno sentire il loro amore (il loro motto è appunto "Per il Partizan non si fa il tifo, lo si ama").

Hanno promesso che non creeranno problemi e non c'è motivo per pensare che l'impegno non verrà mantenuto, ma è giusto ricordare che le frange estreme della tifoseria "partigiana" (I famigerati "Grobari" , traduzione letterale "gli scavatori di tombe") hanno precedenti tutt'altro che rassicuranti.

Passionali, ultraviolenti (le milizie serbe durante la guerra civile trassero linfa vitale nelle file degli ultras), qualche volta al limite della follia. Per capire il concetto basti vedere un loro capo, durante un documentario tv, vantarsi di avere sodomizzato un ultras croato (peraltro pure suo "amico" che aveva invitato a cena, anche se poi l'alcol aveva sciolto un po' troppo le lingue...), reo di non essersi inginocchiato sulla tomba di un ultras serbo morto per mano croata.

La rivalità interna più sentita è naturalmente quella con i concittadini della Stella Rossa. "Tutto - spiega ancora Vujasinovic - nello sport serbo ruota intorno a Partizan, Stella Rossa e alla loro rivalità". Nulla a che vedere, comunque, con il fanatico odio da guerra nei confronti di tutte le tifoserie croate, in particolare Dinamo Zagabria e Hajduk Spalato.

È ancora fresco, il ricordo dei fatti dello scorso anno, quando la squadra di Belgrado venne squalificata dalla coppa Uefa, in seguito agli incidenti provocati dai suoi tifosi più violenti che misero a ferro e fuoco, con atti di vandalismo e violenze, la città di Mostar anche se il Partizan, sul campo, si era tranquillamente imposto per 6-1.

Per quanto riguarda il match di domani, il Partizan forse sarà privo del suo miglior attaccante, il brasiliano Almani Moreira, infortunatosi durante un allenamento. Anche la partecipazione di Nenad Djordjevic e di Sikimic è in dubbio. E si tratta di assenze pesanti, forse troppo, per affrontare la Samp, che qui è attesa con grande rispetto.

L'ultima prova del Partizan in campionato è stata a dir poco deludente: un pareggio contro la Javor, piccola squadra di provincia, ma i tifosi sono lo stesso su di giri e prevale ancora l'euforia per il derby vinto contro l'odiata Stella Rossa, che dopo la meteora Zeman è rimasta fuori dalla ribalta europea ed è staccata di ben 11 punti nel campionato nazionale.

Ancora due consigli per i naviganti doriani a Belgrado. Primo: dimenticate la simpatia per il vostro punto cardinale e tenetevi lontani dalla curva Sud, la "fossa" dei Grobari. Secondo: quando ascolterete l'inno della squadra avversaria non stupitevi se vi sembrerà di riconoscere note piuttosto conosciute anche in Italia: sì, la musica è proprio quella di "Bandiera Rossa". Intendiamoci, anche a Belgrado l'ideologia è fuori moda, ma nello stadio del Partigiano, almeno un po' di storia riecheggia ancora.