La Stampa - Cobolli: "Juve aggressiva, Chiellini è il simbolo"
Mai come in questi mesi i calciatori sono diventati icone di stile da copiare in ogni sfumatura. Non più in versione «bauscia» stracarichi di donne e macchinoni, ma piuttosto umanizzati, a portata di mano, come li descrive con semplicità il libro dell'estate «Averti incontrato ora» (ed. Mondadori), scritto dal giornalista sportivo de Il Corriere della Sera, Roberto Perrone. Gente comune, che schifa il Billionaire di Briatore e pensa al futuro con i piedi per terra, oltrechè sul campo. Una chiave di lettura per capire questo bizzarro trend in ascesa ce la può dare il guardaroba. Anche la scelta di una tenuta comunica - attraverso un linguaggio non parlato ma potentissimo - il cambiamento di rotta delle star del pallone. L'esempio più eclatante di una svolta a 360 gradi la fornisce la Juve che ha chiesto - non a caso - di farsi realizzare le divise da DSquadred2, marchio capace di rompere gli schemi fotografando il mondo dei giovani nel bene e nel male, con tutte le aggressività del caso, dilatate in passerella attraverso una serie di trasgressioni: fumo, sesso, anti-razzismo, religione spettacolarizzata... Perché la scelta è caduta su questo brand lo spiega il presidente bianconero Giovanni Cobolli Gigli.
Come mai dopo le divise sartoriali di Carlo Pignatelli una squadra blasè come la Vecchia Signora ha virato su una filosofia estetica coraggiosa e super trendy come quella di DSquared2?
«Perché ci rappresenta in pieno. La Juve di oggi vuol essere di tendenza internazionale, investe sui giovani, soprattutto italiani, presi dal vivaio - patrimonio del futuro - ed è quindi in sintonia con lo spirito della griffe. I nostri ragazzi hanno voglia di emergere, la rabbia per arrivare... questo non significa esagerare, ma lottare sì. Ben vengano le sfumature dirompenti dei gemelli Dean e Dan che cercano di portare oltre i confini un'immagine determinata. I due stilisti sollevando scandali sono riusciti ad affermare il loro brand. Un po' come fecero ai tempi Dolce e Gabbana accattivandosi la simpatia dei teen ager».
Insomma, come dice il vostro allenatore Claudio Ranieri «rompere le scatole con tutti i mezzi è la forza del gruppo», e lo fate anche attraverso l'abito?
«Diciamo che le cose cambiano. Lo stile Juve non è più quello di 30 anni fa quando c'era Boniperti, è diventato più aggressivo, si cala nei tempi attuali. Ma attenzione, non ha perso un briciolo di signorilità. Quella è rimasta nella testa, nel Dna della squadra. Tutti i nuovi calciatori che arrivano qui se ne accorgono, anche soltanto frequentando i massaggiatori e i magazzinieri che negli anni hanno garantito la continuità di una grande classe, nata e cresciuta con l'educazione e il rispetto di certe regole».
Una classe che è sopravvissuta nonostante lo scandalo che due anni fa ha coinvolto la vostra squadra?
«Sì perché questa disgrazia ha lasciato una patina schiumosa in superficie, come quella delle onde marine. Sotto, fortunatamente, c'è un substrato di tradizione che è lo zoccolo duro di 111 anni di Juve, una matrice incredibile, costruita dai dirigenti nel tempo. Più robusta del cemento».
Si diceva che i calciatori mai come oggi sono star super imitate, ma che stanno cambiando, come ci spiega Perrone nel suo romanzo raccontando la storia d'amore fra un giocatore ventiseienne e un'insegnate quarantenne. Quali sono i nomi in ascesa che corrispondono al nuovo clichè «bello, bravo e possibile» che piacciono al pubblico? Forse il danese Poulsen che sradica i palloni a centrocampo?
«Senz'altro lui è uno di quelli, ma il più tosto e battagliero è Chiellini, grintosissimo, sembra quasi un giocatore di rugby degli All Blacks, fra qualche anno potrebbe diventare capitano della squadra e già adesso cattura l'attenzione dei giovani fidelizzandoli. Non è nè bello e nè brutto, fa una vita normale, senza eccessi consumistici, ha una bella famiglia. Insomma è il giocatore del futuro».
Poi ci sono altri eroi..
«Certo, come Buffon che rappresenta la leggerezza e la simpatia alla Fiorello, mentre Del Piero è un concentrato di serietà e volontà. Nel Milan spicca Gattuso, altro normale, simpatico e spiritoso come solo i meridionali sanno esserlo, ma anche molto disciplinato. Sono figure positive, di successo che hanno fatto un percorso fitto di sacrifici. Scomparsi ormai i calciatori divi-sperperoni come 30 anni fa (modello inglese). Oggi tutti sanno che hanno 10 anni di tempo per accumulare la loro fortuna e farla fruttare, dopo, al meglio. Sono ottimi amministratori dei loro beni».