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La Stampa - Inter, Mancini: il divorzio pare inevitabile

La Stampa - Inter, Mancini: il divorzio pare inevitabile
lunedì 19 maggio 2008, 09:212008
di Gianluigi Longari

In settimana l'incontro con la società, il divorzio pare inevitabile
Uno, dieci, cinquanta flash. Tutti i fotografi si ammassano intorno a lui. Grondante, euforico, finalmente libero, Roberto Mancini si gira verso la tribuna e alza i pugni in segno di vittoria: il Catania ha pareggiato, il successo è garantito. Mancio ha voglia d'urlare, si scarica dando disposizioni tattiche ai giocatori. Non lo ascoltano più. Maicon saltella, Stankovic gli ride in faccia e gli spruzza acqua con la bottiglietta come a dirgli: dai mister, basta, festeggia assieme a noi. Fedele al suo ruolo fino in fondo, l'allenatore dell'Inter aspetta il fischio finale per urlare ai microfoni di Sky l'unica frase pubblica della giornata: «Questa vittoria è per gli interisti, solo per gli interisti». Poi prova ad andare in mezzo al campo, ma da ogni entrata fuoriescono centinaia di persone. Allora imbocca il tunnel per primo: non gli resta che chiudersi negli spogliatoi con i mille pensieri che gli passano per la testa. Tre scudetti di fila con l'Inter, l'ultimo al fotofinish dopo una settimana da film horror.

Il capolavoro di Mancini si realizza nello stesso stadio dove da giocatore realizzò uno dei suoi gol più belli: di tacco con la maglia della Lazio. No, non può essere un caso. Mancini teso come una corda di violino, non cambia il suo copione neanche nella giornata della vendetta. Dopo soli 3 minuti di gioco ha già litigato con il quarto uomo e preso di mira Materazzi e pure Cesar che ormai non si arrabbia neanche più. Mancini resta o va? Non è stato ancora stappato la champagne e già serpeggia la fatidica domanda. Se lo chiedono anche i giocatori: Stankovic, Cruz, Zanetti e Julio Cesar non vanno oltre a un «non lo so».

Massimo Moratti, che nell'hotel dove si sono svolti i festeggiamenti ha trovato in regalo un trono, rinvia il discorso: «Ne parleremo io e lui lontano dalle cineprese. Cominciamo a essere felici». E aggiunge: «Roberto è stato fantastico, ha resistito a tutte le palle che sono state dette». Ma non tutte le parole del presidente testimoniano stima:: «Ho tre scudetti come mio padre, però non è la stessa cosa. Allora vincevamo anche coppe dei campioni e intercontinentali. Serve un salto di qualità. Troppo facile tirare in ballo gli infortuni. Per avere successo in Europa serve una preparazione mentale diversa, per mostrare che non si ha paura».

Secondo Marco Tronchetti Provera «dopo un giorno così è normale che Mancini resti, ma il mondo del calcio è complicato. Vedremo». Lele Oriali si sbilancia: «Sì, Mancini sarà l'allenatore dell'Inter al centouno per cento». Lui e Mihajlovic sono gli amici fidati dell'allenatore. Gli altri stanno tutti in fila in attesa di abbracciarlo e stringergli la mano, anche quelli che tre giorni fa sghignazzavano leggendo le intercettazioni del sarto Brescia. Mancini è pronto a perdonare chi ha remato contro il suo successo? Mercoledì scorso la risposta era «no». Ieri, però, non è stato confermato niente. Società e giocatori hanno scelto i propri interlocutori (tv a pagamento più Inter Channel), lui invece ha bocciato qualsiasi soluzione. Aspetterà sabato prossimo e dopo la finale di Coppa Italia consegnerà a tutti il proprio pensiero. Non è il tipo che si fa pilotare e prima di raccontare la sua verità informerà Massimo Moratti con cui avrà un incontro chiarificatore forse già in settimana.

Ormai è chiaro, il futuro di Mancini non dipende più dal presidente. Questo scudetto, intanto, allunga di un anno il contratto: se mai dovesse decidere di restare, il tecnico marchigiano avrà lo stipendio garantito fino al 30 giugno 2012. I soldi, però, a questo punto non contano più. Sono in ballo dignità e coerenza. Ci sono personaggi che l'allenatore non gradisce, frasi che non gli sono piaciute, attacchi mediatici gestiti con leggerezza, giocatori troppo indipendenti e uomini di mercato poco disponibili al dialogo. Una situazione ingestibile che lo ha spinto a rivelare: «Mi sento solo contro tutti». Moratti dovrebbe reimpostare i quadri societari e trasformarlo nel Ferguson italiano. Ma forse non sarà sufficiente neanche questo.

Comunque vada, il Mancio resterà nella storia dell'Inter. Nel giorno della vendetta anche i nemici hanno applaudito. E ciò che è successo nello spogliatoio dell'Inter quando il tecnico nerazzurro è entrato resterà nella memoria. Mancini zuppo d'acqua ha ringraziato i giocatori e li ha baciati uno a uno: «Questo scudetto è vostro, ve lo siete meritato».