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La Stampa - La Juve paga ancora per Moggi

La Stampa - La Juve paga ancora per Moggi
giovedì 19 giugno 2008, 09:492008
di Gianluigi Longari

Basta incroci pericolosi, stop ai processi sportivi per colpe di chi era al vertice della società fino allo scandalo che ha preso in ostaggio il nostro pallone due estati fa. Da ieri, le distanze fra la Juventus e Luciano Moggi sono abissali, indefinite, parallele: niente più contatti, niente più aule di tribunali da condividere perché il club bianconero ha deciso di uscire da Calciopoli, o meglio, dalla sua appendice, giocando d'anticipo.

L'ultima curva da percorrere era rappresentata dalle schede telefoniche, le sim svizzere in possesso di big Luciano e consegnate, secondo l'accusa, ad un gruppo di fischietti o ex arbitri per colloquiare senza essere scoperti. Fatti portati alla luce quando Calciopoli-1 aveva prodotto già i suoi effetti e che, ieri, sono finiti sul tavolo della Commissione disciplinare della Figc insieme agli incolpati e al rischio di nuove sentenze.

C'è Moggi, c'è il presidente del Messina (oggi in vendita) Pietro Franza, ci sono Paparesta padre (ex arbitro) e Paparesta figlio e c'è il club bianconero perché così prevede il codice di giustizia sportiva se a processo finisce un dirigente con legale rappresentanza della società all'epoca dei fatti. Il verdetto? Per la Juventus è immediato, un accordo fra le parti (club e procura) che si traduce in un patteggiamento senza alcuna ammissione di colpa e la sanzione economica di 100 mila euro da devolvere al settore giovanile e scolastico della Federcalcio per l'anno in corso, il prossimo e il 2010. «Abbiamo dimostrato ancora una volta la nostra lealtà sportiva e il nostro stile. Il gesto scelto dalla Juventus è all'insegna delle generosità verso il calcio giovane.

Chiudiamo, così, l'appendice a Calciopoli senza nessuna ammissione di colpa: siamo qua - precisa Franzo Grande Stevens, legale e presidente onorario della società - per un reato già giudicato e sanzionato».
Il patteggiamento è una strada che la Juventus percorre per chiudere nel più breve tempo possibile una stagione, quella di Calciopoli, che si era improvvisamente riaperta quando i pm napoletani avevano scoperto e ricostruito il giro delle sim svizzere: le sentenze sullo scandalo che aveva attraversato il nostro calcio sparigliandone usi e costumi si erano già celebrate, ma non l'appendice giunta, ieri, sotto il giudizio delle toghe del pallone. Trecentomila euro è il costo delle nuove accuse a Moggi, una sanzione che la Juventus paga per disegnare fra la dirigenza nata nel maggio del 2006 e l'ex direttore generale un confine, da ieri, non più valicabile da veleni, sospetti e processi. Cosa avrebbe rischiato il club bianconero senza accordo? La quasi certezza di non andare incontro a nuovi pericoli era praticamente diffusa, ma, allo stesso tempo, sullo sfondo sarebbe rimasta l'ombra di un processo dove il grande accusato sarà ancora una volta Moggi. Trovarsi uno accanto all'altro in un'aula di tribunale (sportivo), essere giudicati per colpe non proprie non ha prezzo e, non lo ha ancor di più se la causa della sanzione economica è nobile: questo l'atteggiamento della Juventus che ha deciso di mettersi alle spalle il recente passato con un contropiede.

«La nuova Juve è nata nel maggio del 2006», ripete Grande Stevens mentre esce dagli uffici di via Po, nel cuore di Roma, lasciandosi alle spalle un processo che si aggiorna alla metà di luglio e dal quale escono anche Gianluca Paparesta (2 mesi di squalifica dopo il patteggiamento e la speranza di tornare in campo a settembre), Franza (6 i mesi di inibizione) e il Messina (60 mila la multa). Big Luciano è pronto a dare battaglia, la Juventus in aula non ci sarà perché l'appendice a Calciopoli la vede fuori dai giochi.

Il patteggiamento è stato immediato, l'accordo con il pm del pallone Stefano Palazzi è stato il frutto di un lavoro impostato nel tempo, da quando, il 23 aprile scorso, la Procura federale ha disposto i suoi deferimenti: non c'è ammissione di colpa per il club bianconero, ma solo la voglia di cancellare il peso di Moggi e l'ombra di nuovi verdetti che potessero complicare il futuro della Juve.