Il tormentone Donadoni
Ma voi, in questi giorni, siete riusciti a prendere sonno, nonostante i dubbi sul rinnovo del contratto di Donadoni? Io, personalmente, sì, senza nulla togliere, per carità, al legittimo interesse dei miei colleghi. E' sacrosanto che la stampa documenti certe vicende, perché, fino a prova contraria, è il suo dovere. Il ruolo di commissario tecnico di una Nazionale, a mio giudizio, è meno determinante, per le sorti di una squadra, di quello dell'allenatore di un club. Non che un nome valga l'altro, ma la filosofia della scelta è differente, perché spesso il prestigio non è poi così importante, se non per la piazza e per i media. Per molto tempo, ad esempio, si è andati avanti con uomini prelevati all'interno della Federazione, all'insegna della continuità: da Valcareggi a Bearzot, da Bearzot a Vicini, prima della "rottura" con Sacchi. Con i "federali" sono arrivati un primo, un secondo, e un terzo posto ai Mondiali, e un primo posto agli Europei. Ho sempre pensato che la strada giusta fosse quella, anche perché il citì scende in pista solo una volta al mese, e deve essere abile nel rapportarsi con i vertici dirigenziali.
E' un "modus vivendi" più affine alla "politica", che non quello dell'allenatore di club, e una "specializzazione" non guasta. Se non ci fosse stata Calciopoli, molto più che un presunto "fallimento" nella fase finale di un campionato europeo Under 21, avrei visto bene Gentile. Al contrario, per ragioni poco "tecniche", è arrivato Donadoni, che, finora, ha lavorato benissimo. Ma non per questo, se andrà via, smetterò di dormire. Il mio augurio, in ogni caso, è che un personaggio, su tutti, conosca presto il suo destino, in quanto sta trasmettendo inquietudine, involontariamente, in 3 ambienti: la Nazionale, appunto, la Juventus e il Milan. Alludo a Marcello Lippi, ombra ingombrante per Donadoni stesso, Ranieri e Ancelotti.