Marquet, panico in costiera
Formatosi nell'Olympique Marsiglia dei tempi d'oro - quello che aveva appena strappato la Coppa dei Campioni al Milan -, Jean-Christophe Marquet sembrava destinato a fare fuoco e fiamme con la maglia del Genoa, in serie B. Se non fosse per un piccolo problema: la capacità di provocare calci di rigore ad ogni pié sospinto. Per uno che fa il difensore, è un grattacapo non da poco...
Jean-Christophe Marquet nasce a Marsiglia il 22 aprile 1974, e inizia a giocare a calcio nel settore giovanile dell'Olympique. Il debutto in prima squadra è datato 2 ottobre 1991: i francesi affrontano nel primo turno di Coppa dei Campioni il poco temibile Union de Luxemburg, e il nuovo tecnico Raimond Goethals, arrivato proprio il giorno prima a sostituire Ivic Tomislav, mette in campo questo ragazzino - appena diciassettenne - addirittura da titolare (finirà con una schiacciante vittoria per 5-0). Marquet inzia dunque da subito a respirare l'aria del grande calcio, anche se il suo inserimento in squadra sarà soltanto graduale. Utilizzato infatti come centrocampista basso - solo in seguito verrà trasformato in difensore puro - il ragazzo in quel ruolo soffre la concorrenza della meteora Frank Sauzèe; ma a centrocampo c'è anche un certo Didier Deshamps, nonché le mezzali Martin Vasquez (poi al Torino) e Igor Dobrolovski (che precederà Marquet al Genoa). Per fortuna l'attacco, guidato da Boksic e Voeller, va a gonfie vele, e così il giovane mediano pur se dalla panchina (scende in campo solo due volte) può godersi la vittoria del campionato 92/93 e della Coppa dei Campioni di quello stesso anno, nella finale contro il Milan. Dopo la sbornia di Monaco di Baviera, il ragazzo viene ceduto in prestito al Cannes, dove - stavolta nel ruolo di difensore centrale - si impone come semi-titolare, coprendo le spalle alle incursioni dei centrocampisti Tal Banin, Patrick Vieira e Johan Micoud. Nell'estate del 1994 viene richiamato d'urgenza al Marsiglia, nel frattempo retrocesso in seconda divisione a causa del celebre scandalo di corruzione che aveva coinvolto il presidente Bernard Tapie. In un clima di smobilitazione generale - a parte Barthez e Tony Cascarino, i big latitano -, Marquet non stenta a trovare spazio in campo, e chiude la stagione con 40 partite disputate, di cui 4 in Coppa Uefa, e un gran gol messo a segno contro l'Olympiakos ad Atene. Il copione si ripete l'anno successivo, ma stavolta l'OM riesce finalmente a ritornare in prima divisione: in realtà la promozione era stata ottenuta anche l'anno prima, ma il verdetto era stato annullato a causa di problemi finanziari del club. Per Marquet tutto sommato non è una buona notizia, dato che la campagna di rafforzamento voluta dal presidente Dreyfus porta in dote i due difensori italiani Alberto Malusci e Ivan Franceschini, i quali lo precludono nel suo stesso ruolo (che abbia deciso di sbarcare poi in Italia proprio per vendicarsi?). Gioca appena 11 partite, ma non è niente in confronto a ciò che accade nella stagione successiva. L'Olympique sistema la difesa con Blanc, Domoraud e Gallas, mentre il centrocampo è dominato centralmente da Claude Makelele. Manco a dirlo, Marquet viene relegato a "riserva di lusso", e così in occasione del mercato di gennaio decide di cambiare aria. Va al Guingamp, insieme al compagno di squadra Marc Libbra: qui il tecnico Francis Smerecki decide di impiegarlo come difensore di fascia, in alternativa a Nicolas Laspalles, senza però ottenere grossi risultati. In più il giocatore inizia a soffrire di problemi ai polpacci, e dunque riesce a vedere il campo solo sette volte. A fine stagione il Guingamp retrocede in seconda divisione, e Marquet capisce che forse è arrivato il momento di provare nuove esperienze. Il Genoa, fronteggiando il concreto interesse del Liverpool, lo prende negli ultimi giorni del maggio 1998, facendogli firmare un contratto biennale. E' serie B, ma poco importa: quantomeno il ragazzo non si allontana troppo da casa. Quattro ore di macchina - senza traffico - e da Genova è a Marsiglia: da Guingamp ci impiegava molto più tempo...
Attenuante generica per molte meteore è quella di capitare in Italia in un'annata particolarmente disgraziata. Succede anche a Marquet: se Genova già di suo è un porto di mare, lo è ancora di più in quell'estate del 1998, almeno per quanto riguarda la sponda rossoblu. Il presidente Spinelli ha messo nelle mani del tecnico Bruno Bolchi un manipolo di giocatori raccapezzati per tutta Europa: lo sconosciuto Münch arriva dal Bayern Monaco, mentre il giovanissimo trittico olandese Beelenkamp-Van Kallen-Van Dessel suscita da subito l'ilarità dei tifosi. Marquet, invece, forte del prestigioso curriculum europeo, viene accolto con grande entusiasmo: applausi scroscianti per lui, nel corso della presentazione ufficiale ai tifosi il 19 luglio. "E' un giocatore di spessore, già pronto per il campionato italiano" gongola Bolchi. Il giocatore, da parte sua, dopo appena qualche partita amichevole già si mostra spavaldo: "Mi sono ambientato bene: Genova, poi, mi ricorda molto Marsiglia". Certo, le sue condizioni fisiche non appaiono proprio esaltanti, ma lui si giustifica: "Mi hanno operato ai polpacci, due anni fa. Ho impiegato sei mesi per riprendermi. Ho sofferto anch'io questo inizio, anche perché in Francia siamo abituati ad un altro tipo di preparazione. Personalmente, poi, non ho mai giocato in una difesa a tre, sempre in una a cinque, ma mi sto trovando a mio agio. Il Genoa è forte, le partite vere lo dimostreranno. E dietro, funzioneremo". L'esordio in Italia, per Marquet, è datato 24 agosto 1998, nella gara valida per il primo turno di Coppa Italia contro la Ternana (1-1). Sei giorni dopo, nel match di ritorno, per il francese iniziano i primi scricchiolii: al 18' commette un fallo davvero ingenuo su Fabris, causando un rigore per gli umbri che rischia di compromettere il risultato (finirà comunque 3-2 per il Genoa). Il 6 settembre c'è l'esordio in campionato contro l'Atalanta, e anche in quest'occasione Marquet sbaglia molto (più di lui il collega di reparto Bettella), consentendo agli orobici di passare per 1-0. Va meglio in Coppa Italia contro il Parma - per poco non segna a Buffon su punizione! -, ma alla ripresa del campionato, il 13 settembre, il francese ne combina una delle sue. A Marassi si gioca Genoa-Lecce, e con un altro intervento ingenuo su Margiotta al 26' del primo tempo provoca il rigore decisivo, trasformato dallo stesso attaccante giallorosso per lo 0-1 finale. Lo stesso Pillon si infuria: "Quel fallo si poteva proprio evitare". Insomma, sembra che il ragazzo come si muova faccia danni. "Ha avuto problemi, ha giocato poco negli ultimi due anni. Ha cominciato bene, ora sta pagando" lo scagiona però il tecnico veneto. La domenica dopo, contro il Monza, il francese gioca discretamente, come pure qualche giorno dopo nel ritorno di Coppa contro il Parma. Sembra ci siano i presupposti per una riconciliazione con il tifo genoano, ma poco dopo Pillon viene sostituito in panchina da Gigi Cagni. Si era parlato all'inizio, del resto, di annata disgraziata. Il nuovo allenatore, che come Pillon impiega prevalentemente Marquet sulla fascia, non si rivela propriamente un suo estimatore: il 4 ottobre lo schiera titolare nel match di campionato contro la Ternana, ma a fine primo tempo lo sostituisce con Di Muri. "Non ho impiegato molto per capire che a sinistra c'era un problema, ma volevo rendermi bene conto del perché - spiega Cagni a fine gara -. Rispetto i giocatori, devo dare il giusto tempo a tutti". Dalle parole ai fatti: Marquet perde definitivamente il posto in squadra, e con lui i vari Portanova, Vecchiola, Piovanelli e Bettella. La rivoluzione di Cagni ovviamente non giova alla squadra, che infatti precipita in uno stato di caos mentale terrificante. Chiude il campionato con un dodicesimo posto in classifica, a soli cinque punti dalla zona retrocessione. Nel silenzio generale, il grande acquisto estivo Marquet viene ceduto in fretta e furia al Nizza, in seconda divisione. Destinazione ingloriosa? Beh, ma Nizza è pur sempre a metà strada tra Genova e Marsiglia...
La stagione 1999/2000 regala a Marquet il ritorno a livelli accettabili: gioca titolare, in una squadra che del resto non ha grosse pretese (a centrocampo figura la meteora parmense Daniel Bravo). Nell'estate del 2000 fa ritorno all'Olympique Marsiglia, ma è un amarcord agrodolce: il giocatore, a causa di continui infortuni e di scelte tecniche, scende in campo solo contro Strasburgo, Metz e Bastia. Fisicamente in fase di declino inesorabile, nonostante i 27 anni, Marquet nell'estate del 2001 si vede costretto a rifugiarsi nella CFA 2, il campionato dilettanti francese, la quinta categoria insomma: accetta infatti l'offerta del GS Consolat, minuscolo club di Marsiglia, con il quale resta per due stagioni consecutive. Poi nel 2003 passa al Marseille Endoume, altro club dilettantistico (vi hanno iniziato la carriera, tra gli altri, Abardonado e Sansonetti). E' l'ultima stagione della sua carriera. Dopidiché del buon Jean-Christophe si perdono completamente le tracce. L'anno scorso è tornato alle luci della ribalta per una singolare iniziativa, ora imitata in molti paesi europei: insieme a Sabri Lamouchi e ad altri ex giocatori, era tra gli organizzatori del Master des Enterprises, una sorta di torneo inter-aziendale (per grandi aziende, s'intende) nel quale ciascuna squadra ha diritto ad un trattamento "professionale" - il campo di gioco del Velodrome di Marsiglia, con tanto di spogliatoi, speaker e inni pre-partita - e ad un vip nella propria squadra, da scegliere tra i vari Marquet, Lamouchi, Pignol, Cobos, ecc. Per un prezzo tutto sommato non impossibile, si poteva regalare a impiegati, contabili e magazzinieri il sogno di giocare in una grande squadra di calcio. Quel sogno che lo stesso Marquet, a parte qualche scampolo di gloria con l'Olympique, non è riuscito mai a realizzare. Attualmente, a parte questo progetto "manageriale", non si sa che fine abbia fatto, ma non temete: se volete andare a stringergli la mano, recatevi a Marsiglia. Nel giro di qualche chilometro, lo trovate di sicuro.