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Milan, i "colpevoli" sono in tribuna

Milan, i "colpevoli" sono in tribuna
lunedì 15 settembre 2008, 00:002008
di Michele Criscitiello
Nato ad Avellino il 30-09-1983, vive e lavora a Milano presso la redazione di Sportitalia. Inizia a collaborare con Eurosport. Giornalista e conduttore televisivo si occupa di calciomercato per l'emittente di Tarak Ben Ammar. Direttore di TMW.

Nessuna squadra al Mondo, ultima in classifica, vanta 40 mila abbonati. All'Italia, il Paese delle mezze verità, il primato. Facile fare ironia sul Milan, in questi giorni. Ultima, senza neanche un punto, ma in compenso con mille problemi. Il gioco dell'autunno è già cominciato: trova un sostituto per la panchina dei rossoneri e scommetti fin quando durerà Carlo Ancelotti. Sarà esonerato prima di giugno oppure si attenderà la fine della stagione per dargli il benservito? Il Milan è subito in emergenza, spia accesa quando siamo solo al secondo giro; pit stop, per ora, non ne sono previsti. Più che fare un articolo, bisognerebbe lanciare un sondaggio popolare sul web tra i forum dei tifosi milanisti. Ancelotti è il principale colpevole della disfatta rossonera? Sono consentite tutte le risposte. "Si", "No" oppure "non è l'unico". Alcune riflessioni, prima di mettere la crocetta. Ancelotti ha vinto tutto quello che c'era, e non c'era da vincere, quando in Via Turati hanno chiuso le casse e per anni è stato costretto a portare trofei in bacheca sempre con gli stessi uomini. Galliani, il quale giustamente si vanta di gestire il club più titolato al Mondo insieme al Boca Juniors, non dovrebbe dimenticarsi le notti magiche di Atene, Yokohama e Montecarlo. Ci sarebbe anche Istanbul nella lista ma se quella sera abbiamo visto cose "turche" non lo dobbiamo solo a chi sedeva in panchina. Vincere senza investire: il sogno di qualunque Presidente. Il Milan è tornato sul mercato quest'anno, dopo una lunga assenza dai salotti più onorevoli degli alberghi europei. Ha portato Ronaldinho, Sheva, Zambrotta, Flamini e Senderos nella casa di Carnago.

Chi si è posto la seguente domanda: di questi, quanti ne ha voluti Ancelotti? Una risposta non ci sarà mai, perché anche ieri, al termine di Genoa-Milan, il tecnico emiliano non ha dato soddisfazione ai giornalisti che incalzavano su questo tema. Si è assunto tutte le sue responsabilità, ha ammesso (ma senza convinzione) che Dinho e Sheva erano due sue richieste. Il naso gli è cresciuto ma alla telecamera che aveva di fronte si era appena rotto lo zoom. Galliani ha chiuso per Ronaldinho e tutti gli hanno fatto i complimenti per un'operazione che, di fatto, si è rivelata perfetta soprattutto per il marketing e per la sottoscrizione degli abbonamenti. Quella di Shevchenko è stata più un'operazione umanitaria che calcistica e Ancelotti sapeva bene che questi due palloni d'oro non avrebbero reso prima dei due mesi. Adesso c'è chi storce il muso, porta fretta al tecnico e prepara le prime pagine pirotecniche su un allenatore che ha 0 punti dopo due giornate, con tre palloni d'oro in attacco e un gol realizzato in 180 minuti; come se non bastasse da un centrocampista. Ma dietro qualcuno ha visto il Milan come balla? Non c'entra nulla il samba di Ronaldinho e Kakà: in pista sono scesi Bonera, Maldini, Favalli e Zambrotta. Senderos è infortunato e l'unica cosa che Ancelotti chiedeva al mercato estivo era ringiovanire e rinforzare la difesa. Nel mirino adesso c'è lui ma le telecamere di Sky ieri si "divertivano" ad alternare le immagini in panchina di un Ancelotti abbattuto e in tribuna di un Galliani tra il nervoso e lo sconsolato. Ariedo Braida passava quasi inosservato eppure in estate il protagonista è stato quasi sempre lui. Ancelotti non è un Santo, attenzione. Le sue responsabilità sono oggettive e anche in passato ha dimostrato di sbagliare valutazioni sui calciatori. E' un mistero, ad esempio, la rinascita in soli due mesi di Gurcouff in Francia. Adesso rischia di bruciare Pato che da stellina mondiale è divenuto quarta scelta per l'attacco rossonero. Dopo Inzaghi c'è Sheva, dopo Borriello c'è il brasiliano. I direttori sportivi e generali giudicano il lavoro degli allenatori ma quando i Presidenti giudicheranno, con oculatezza, il lavoro dei direttori sportivi?