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Robert, il pacco raccomandato

Robert, il pacco raccomandato
lunedì 26 maggio 2008, 00:012008
di Germano D'Ambrosio

Braian, Brian o Bryan? La grafia del giovane Robert, spulciando i siti che parlano di lui, è piuttosto incerta. Certissimo è invece il percorso di questo volante argentino, atterrato sulla Lazio in un momentaccio. Parafrasando le pubblicità di una volta: "Se vi siete divertiti con Mea Vitali...". E Esteban Gonzales, direte voi? Non temete... su questi schermi arriverà anche lui. Prossimamente.

Brian Robert (Braian per molti media argentini) nasce a La Plata l'8 febbraio del 1984. In città, suo padre Daniel è abbastanza conosciuto: ricopre infatti vari incarichi dirigenziali in seno al Gimnasia y Esgrima La Plata. Nel 1997 passa addirittura dal ruolo di segretario generale a quello di vice-presidente del club, imbarcandosi con Hector Dominguez in un'avventura dolceamara che terminerà solo nel 2004. Con i vantaggi e gli svantaggi che gli derivano dall'essere "figlio d'arte", Brian inizia la trafila nelle giovanili del Gimnasia, seguendo di tanto in tanto le partite della prima squadra dalla tribuna, al fianco del padre. L'11 marzo 2001, al termine del derby con l'Estudiantes, scoppiano alcuni tafferugli proprio nel settore dove si trova il ragazzo (nonché molti giornalisti), il quale si becca una manganellata in testa da parte di uno sbadato poliziotto. Il padre, forse per rincuorarlo del colpo ricevuto, intercede presso lo staff tecnico e l'anno successivo riesce a farlo debuttare in prima squadra, sotto la guida del tecnico Carlos Ramacciotti. L'esordio di Brian nel Torneo di Apertura è datato 3 novembre 2002, nel match contro il Colon: al 36' della ripresa, quando da poco è stato incassato il gol dell'1-1, Ramacciotti lo inserisce al posto di Esteban Gonzales, uno dei migliori in campo nonché idolo della tifoseria. Scoppia il putiferio: il "raccomandato" Robert viene pesantemente contestato dalla curva, e insieme a lui lo stesso Ramacciotti. Per il diciottenne è una mazzata psicologica non indifferente; le possibilità di giocare per lui sono scarissime, in quanto il reparto d'attacco è affollato da gente come Facundo Sava (vice-capocannoniere del torneo, dopo Cavenaghi) e Claudio Enrìa, ex Siviglia. Più di lui gioca perfino Federico Turienzo, attuale bomber della Salernitana. Il Torneo di Clausura 2003 si apre con l'acquisto, da parte del Gimnasia, di Roberto Carlos Sosa dal Boca Juniors: per Robert si spazi si riducono ulteriormente. Ramacciotti escogita allora per lui una posizione più arretrata, quasi da trequartista, e così il ragazzo riesce ad accumulare almeno tre presenze, tra marzo e aprile (contro Banfield, San Lorenzo ed Estudiantes). In estate arrivano a fargli compagnia due meteore del campionato italiano: innanzitutto l'ex romanista Gustavo Bartelt - ottima "chioccia" in attacco, non c'è che dire - e poi il centrocampista Andres Yllana, discreto nei tre anni al Brescia ma disastroso nell'Hellas Verona. La squadra, neanche a dirlo dati i presupposti, scivola presto sul fondo della classifica e nel caos generale Robert viene dimenticato in un angolo. Del resto la tifoseria ce l'ha a morte con il padre Daniel e con il presidente Dominguez; così la società, dopo poche giornate di campionato, decide di mandarlo in prestito all'Independiente per il Torneo di Apertura 2003. Il clima di Avellaneda non giova al volante, che continua a non vedere mai il campo. Il tecnico Osvaldo Alberto Sosa lo getta nella mischia solo nei venti minuti finali dell'ultima giornata del torneo contro il Nueva Chicago, quando risultato e campionato (pessimo) sono ormai abbondantemente archiviati. Da segnalare la presenza in quella squadra del principe delle meteore José Luis Calderon, ex Napoli: tra lui e Bartelt, da chi avrà imparato di più il nostro Brian? Nell'estate del 2004 - al termine di un Torneo di Clausura da ectoplasma - Robert torna al Gimnasia La Plata, dove nel frattempo si sta per scatenare una vera e propria guerra per la presidenza del club tra Hector Dominguez (spalleggiato dal fedede Daniel Robert) e Hugo Barros Schelotto, padre di Gustavo, giunto proprio in quel periodo al Gimnasia. Per evitare che gli effetti della faida si facciano sentire anche in campo e negli spogliatoi, si decide di mandare via Brian in fretta e furia. Del resto il ragazzo ora ha 20 anni, ed è il momento che inizi ad assumersi le sue responsabilità. L'occasione è data dal sontuoso trasferimento di Esteban Gonzales alla Lazio: i 243.000 euro messi sul piatto dai biancocelesti sono una bella somma, e convincono la dirigenza del Gimnasia a "regalare" anche Robert, come fosse un portachiavi o un qualsiasi gadget. Del resto, in quel 31 agosto del 2004, Lotito di giocatori ne compa altri sette: i gemelli Filippini, Sebastiano Siviglia, Anthony Seric, Miguel Angel Mea, José Leandro Talamonti e... Tommaso Rocchi. Tutti in un solo giorno. E coniugare la quantità alla qualità, notoriamente, non è mai facile.

La stagione 2004/05, come i tifosi biancocelesti ben ricordano, sarà una delle più difficili di sempre per la Lazio. L'addio ai fasti dell'era Cragnotti, l'avvento dell'austerity di Lotito, una campagna acquisti affrettata, gli screzi tra Caso e Di Canio... Insomma, quando Brian Robert (che a Roma diventa Bryan) arriva per la prima volta a Formello, il 2 settembre, nessuno è in vena di sorrisi. Eppure il giovane argentino gode di un credito particolare presso la stampa nostrana. Per il Corriere dello Sport è "uno degli ultimi talenti espressi dal club platense"; per Il Tempo "un centrocampista di propensione offensiva che Carlos Ischia (il tecnico dell'ultima stagione a La Plata, ndr) ha sempre tenuto molto in considerazione"; il Corriere della Sera, almeno, se da una parte raffigura "un trequartista dal tocco vellutato e preciso", dall'altra evidenzia come sembri "troppo leggerino per un campionato duro come quello italiano". In realtà il vero problema è che Robert non ha esperienza: in tre anni in Argentina ha visto il campo solo 5 volte, e perlopiù in spezzoni di partita. La Lazio decide allora di aggregarlo alla squadra Primavera, con la quale esordisce il 29 novembre 2004, nel 7-0 contro il Siena: qui segna e si prodiga in giocate funamboliche, come pure il suo compagno di sventura Mea Vitali. Le cronache del tempo favoleggiano anche di un gol nel derby contro la Roma, ma non se ne hanno riscontri. Comunque la prima squadra, in ben altre faccende affaccendata, non sente la necessità di ricorrere al suo aiuto; convinta delle sue potenzialità inespresse, la società capitolina decide allora di darlo in prestito al Catanzaro, in serie B. Il 17 gennaio Robert si trasferisce in Calabria (dove ritorna Brian) e gli viene assegnata la maglia numero 28. Va in campo per la prima volta il 3 febbraio 2005, in trasferta contro il Catania, sostituendo il regista Vicari all'intervallo quando i suoi sono già sotto di due gol. Il copione si ripete la domenica successiva, in casa con l'Ascoli: stavolta il cambio è con Arcadio, ma stavolta l'argentino appena entrato semina il panico sulla fascia sinistra. Segna il gol dell'1-2 dopo 26 minuti, e propizia con un bell'assist il 2-2 di Mjrtay, un minuto dopo. I tifosi si stropicciano gli occhi. Peccato che l'ascolano Fini segni il 2-3 poco dopo, e che la partita finisca con un assedio degli ultrà alla panchina di Gigi Cagni. Il Catanzaro, infatti, è ultimo in classifica e non riesce a risollevarsi. Robert gioca uno spezzone di secondo tempo nel match successivo contro il Crotone, incappando però in una giornataccia (3-0 il risultato finale). Altri spezzoni contro AlbinoLeffe, Piacenza, Cesena (tutto il primo tempo!) e Venezia, ma di vincere proprio non c'è verso. Finisce la stagione e il Catanzaro retrocede da fanalino di coda, a 9 punti di distanza dalla penultima. Quasi un record. Robert ritorna dunque alla Lazio, che inutilmente aveva provato a spedirlo all'Empoli come contropartita per il riscatto di Rocchi (3 milioni più l'argentino, e Corsi stava quasi per cascarci). Compare inizialmente nella rosa 2005/06 (maglia numero 27), ma di lui ben presto si perdono completamente le tracce. La Lazio infatti lo cede - con fare quasi clandestino - agli argentini del La Plata FC, infimo club che milita nella terza serie. Certo, fa sempre piacere tornare nella propria città, ma probabilmente Robert si aspettava di portare con sé qualche cartolina dall'Italia meno deprimente.

Inutile cercare tracce di Braian (sic!) nel campionato regionale: le pochissime testimonianze riferiscono soltanto che la sua permanenza nel La Plata è durata dall'estate 2005 al dicembre 2007. Dopodiché la sua carriera è proseguita nell'Almagro, serie B argentina, club nel quale sta concludendo il campionato, distinguendosi come uno dei talenti migliori della squadra. Un solo gol segnato fino a questo momento per lui, tra l'altro proprio domenica scorsa contro il C.A.I., su calcio di rigore. Pare che a volerlo all'Almagro sia stato il tecnico Horacio Cirricione, suo istruttore nelle giovanili nel Gimnasia La Plata. Per Robert, che oggi ha solo 24 anni, c'è tutto il tempo di ricostruirsi una carriera. Magari ricominciando dai fondamentali...