Sampdoria, gli obiettivi del 2009
Sembra ombra di dubbio il 2008 è stato un anno fantastico per ogni tifoso doriano che si rispetta. Abbiamo provato sensazioni uniche, emozioni indelebili, gioie genuine, ripetute testimonianze di orgoglio, attaccamento alla maglia dai giocatori, solidità finanziaria da parte della società.
Stilare un bilancio di un anno che se ne va non è mai semplice, si corre il rischio di tralasciare aspetti importanti, non evidenziare a sufficienza elementi chiave rivelatisi determinanti, nel bene e nel male, nel corso dell'annata, ma, al tempo stesso, rappresenta un modo assai utile per far capire ai fedeli, e pure ai neofiti, dell'ambiente blucerchiato cosa è girato nella giusta direzione, e cosa invece ci si augura di non vedere mai più.
Il 2008 verrà ricordato per numerosi eventi di grandissima soddisfazione in casa blucerchiata, andiamo con ordine. Il meraviglioso girone di ritorno della passata stagione ci ha fatto divertire come non accadeva da tempo: difesa solida e concentrata con un Campagnaro sempre sugli scudi, fasce dominate dall'esplosione di Maggio e dalle scorribande di Pieri, un attacco capace di segnare a ripetizione su ogni campo. Alcuni giocatori meritano una citazione a parte, pocanzi si accennava di Hugo, se non avesse subito ripetuti problemi muscolari, probabilmente sarebbe costantemente nel giro della nazionale argentina e qualche "big" se lo sarebbe già aggiudicato, e invece in infermeria ci finisce troppo spesso. In campo è sempre un muro, un mastino, con l'unica pecca di innamorarsi troppo del pallone come ogni sudamericano che si rispetti.
Un altro che difficilmente si dimenticherà dell'ultima annata sarà sicuramente Christian Maggio, tornato ai livelli del Vicenza, quando il suo nome era già finito nei taccuini dei principali club nazionali. Grazie alla ritrovata condizione fisica, ad un costante impegno e allo schema di Mazzarri, l'esterno vicentino è letteralmente esploso, segnando a raffica, regalando assist in rapida successione, segnalandosi spesso e volentieri come uno dei migliori in campo. In estate è stato sacrificato, a Napoli si sta confermando su grandi livelli, la Samp forse lo rimpiange, ma non è stata a guardare, ha pescato Padalino che ha i mezzi per sostituirlo al meglio, avendo buone doti fisiche, tecniche e motorie.
L'annata ha coinciso con il ritorno tra i "grandi" di Claudio Bellucci. Difficile capire come un giocatore del genere abbia dovuto disputare così tante stagioni tra i cadetti, rimarrà uno dei tanti misteri del calcio. Due gravi infortuni hanno reso più difficile il suo cammino, ma non si è arreso, ha sempre dato tutto, è andato in doppia cifra, ha dimostrato tutto il proprio attaccamento alla casacca blucerchiata. Purtroppo l'età sulla carta d'identità non può essere cancellata, adesso ha bisogno di tirare un po' il fiato, sfruttando le feste natalizie per ritrovare la condizione dei giorni migliori, ma avercene di attaccanti e uomini del genere.
Nel corso del 2008 l'Amministratore Delegato Beppe Marotta è riuscito a ridare al calcio italiano e, perché no, mondiale, un autentico campione dalle qualità tecniche fuori dal normale, un uomo vero, maturato, ben lontano da ipocrisie, demagogie, e modelli imposti dalla società: Antonio Cassano. Il genio barese, a suon di una costante vena realizzativa, un numero infinito di assist e di giocate di classe cristallina al servizio della squadra, ha letteralmente trascinato la Samp in posizioni inimmaginabili alla vigilia. Fatta eccezione per "l'uscita di valvola" contro il Torino che pagò con 5 giornate di squalifica, Fantantonio è stato semplicemente impeccabile dal punto di vista comportamentale, contribuendo così alla chiamata di Donadoni per il Campionato Europeo.
Talvolta è stato criticato da tifosi e addetti ai lavori per qualche scelta discutibile, ma Mazzarri si è rivelato il valore aggiunto dell'intero ambiente. Sesto posto in campionato con qualificazione diretta all'Uefa, l'enorme contributo fornito alla maturazione e al rendimento di Cassano, con il quale ha gettato le basi per un rapporto sincero, maturo e di stima reciproca, la trasformazione di Angelo Palombo da buon incontrista a ottimo geometra del centrocampo, con la coraggiosa esclusione di capitan Volpi dall'undici titolare, l'esplosione di Maggio. Se talvolta ha sboccato, sono convinto che non lo abbia fatto per attirare le attenzioni di club più quotati, ma piuttosto perché tiene alla crescita della Sampdoria in un progetto a medio - lungo termine ed è il primo a dispiacersi se, dopo aver fatto trenta, non si faccia trentuno, non vuole che le ali blucerchiate vengano spezzate al momento del volo, si vuole evitare rimpianti di ogni genere.
Un grosso applauso se lo merita la tifoseria blucerchiata, non esistono infatti strumenti per misurarne calore, attaccamento ai colori sociali, maturità ed enorme sensibilità nei confronti di iniziative benefiche e il ruolo di prima fila in merito alla lotta del calcio moderno, portata tuttora avanti, nonostante l'ostracismo dei media e lo spirito arrendevole di molte altre tifoserie che hanno assunto atteggiamenti passivi piuttosto che continuare ad opporsi ad uno stato di cose destinato a far fuori le tifoserie organizzate, per farci stare tutti belli seduti e comodi in poltrona davanti alle telecronache delle pay-tv. La tifoseria non ha fatto mai mancare il proprio sostegno nemmeno nelle trasferte logisticamente più difficili da raggiungere, dimostrandosi speciale e unica nel suo mondo.
Anche nelle annate migliori si segnalano eventi, notizie o episodi destinati a lasciare tristezza, rimpianti, o rabbia. Anche le migliori storie d'amore sono spesso destinate a finire, è la vita che fa il proprio corso, ma la cosa importante è avere la consapevolezza che il legame instaurato tra le parti non si sia mai spezzato e non si spezzerà mai. È quello che è successo tra il capitano Sergio Volpi e la tifoseria sampdoriana. Sergio è stato uno dei principali protagonisti dei successi ottenuti durante le gestione Garrone - Marotta, non si è mai tirato indietro, ha sempre avuto il coraggio di mettersi in prima fila quando le cose non giravano nel verso giusto, è sempre uscito con la maglia sudata, dimostrando quanto era attaccato ai nostri colori. Una cosa è certa, caro Sergio non smetteremo mai di dirti GRAZIE.
Sicuramente la campagna di mercato portata avanti in estate, col segno di poi, ha un po' deluso le attese: pur avendo la consapevolezza che Bonazzoli faticava a ritornare quello di un tempo e Bellucci era reduce dal secondo grave infortunio in pochi mesi, non si è rafforzato a dovere il reparto avanzato, dove Cassano ha sofferto di solitudine e il neo-arrivato Fornaroli, strappato in estate ad una folta concorrenza europea, non è riuscito a ritagliarsi il giusto spazio. Bottinelli verrà ricordato come l'eroe contro il Siviglia, ma problemi di ambientamento e preoccupazioni familiari hanno fatto sì che il suo rendimento fosse troppo altalenante. La società ha investito tantissimo sulla comproprietà di Dessena, ma finora l'ex parmense non ha convinto fino in fondo né l'ambiente, né soprattutto Mazzarri, che fatica a farlo giocare con continuità, mostrando una certa diffidenza verso alcuni giovani, come dimostrato anche dal prestito di Poli al Sassuolo e dai giocatori tutti sulla trentina richiesti sul mercato (ad esempio Aronica, Buscè, Amoruso, Vigiani, i Lucarelli). Oltre all'acquisto di un attaccante dal sicuro affidamento, l'altro principale problema era la sostituzione di Christian Maggio, la società ha puntato su Marius Stankevicius e Marco Padalino. Alla fine dei conti lo svizzero ha dimostrato maggiore duttilità e caratteristiche tecnico-dinamiche più adatte per sostituire al meglio l'esterno vicentino e, se il lituano finora non ha risposto pienamente alle attese, non ne farei un dramma, l'anno scorso come vice Maggio non avevamo sicuramente un fenomeno con qualche anno in più in anagrafe...
Un unico appunto va ai supporter doriani, intendiamoci bene, non mi riferisco alla Vera tifoseria, compreso il sottoscritto, che non ha mai fatto mancare il proprio apporto in ogni circostanza, su ogni campo, sempre ovunque e comunque, ma bensì a quella truppa che preferisco chiamare di "simpatizzanti", spesso gli stessi aventi come hobby il piacere di contestare a prescindere società e squadra, che hanno deciso bene di lasciare il "Ferraris" mezzo vuoto in occasione delle gare casalinghe di Uefa contro Stoccarda e Siviglia. A loro dico solamente di vergognarsi, di non gettare benzina sul fuoco quando le cose non procedono come dovrebbero, della loro presenza noi veri tifosi e la Sampdoria non sanno cosa farne, del resto un vecchio proverbio diceva "meglio pochi, ma buoni...", ma è più che doveroso pretendere un afflusso più massiccio negli ambienti "più borghesi" dello stadio.
Attendiamo con ansia il 2009 per diversi motivi: continueremo a rappresentare Genova in Europa almeno per il prossimo turno, con l'orgoglio di chi è abituato a viaggiare all'estero con la propria sciarpa attorno al collo, ma, al tempo stesso, con l'emozione di archiviare in ogni viaggio qualcosa di unico, indimenticabile e originale nel proprio album dei ricordi. Inoltre il mercato di gennaio è ormai alle porte: la società ha promesso di non restare con le mani in mano, che arriveranno soltanto giocatori in grado di rafforzare davvero l'organico, e se qualcuno se ne andrà, pazienza, si vede che non avrà colto l'attimo. Mettendo il naso al di fuori dell'attuale Sampdoria, un altro motivo di felicità è il countdown al ritorno di Francesco Flachi sui campi di gioco, manca ormai soltanto un mese al termine dei 2 anni di squalifica; l'unica vera bandiera della Sampdoria riprenderà a sventolare senza la nostra casacca e in una serie che non gli compete, ma a chi gli ha voluto bene, questo basta e avanza.
Al di là di tutto, a prescindere all'arrivo o meno di Giampaolo Pazzini in blucerchiato, una cosa deve essere chiara: giu le mani da Palombo, l'Angelo blucerchiato. Una sua eventuale partenza a gennaio, o a giugno sarebbe durissima da digerire, perchè se ne andrebbe la colonna portante della squadra che ha più volte ribadito la volontà di proseguire la propria carriera in blucerchiato, del resto un ritocco dell'ingaggio e il prolungamento del contratto sono atti più che doverosi da parte della società, del resto se non se li ha meritati Palombo, chi potrebbe richiederli? Inoltre sarebbe difficile parlare di progetto societario a medio - lungo termine se ogni anno partisse un pezzo cardine dell'organico. Siamo fiduciosi che Marotta non si farà scappare un capitale di dimensioni così importanti.