Torino: la rinascita di Barone
Dicono che il forte non e' colui che non cade mai, ma chi nel cadere ha la forza di rialzarsi, scuotersi la polvere di dosso e andare avanti piu' forte di prima. E di scivoloni Simone Barone ne ha fatti parecchi in questi due travagliati anni che ha vissuto finora nel Toro. L'avventura granata inizia il cinque agosto del 2006, quando il centrocampista viene acquistato dal Palermo per quattro milioni di euro. Le buone prestazioni e le cinque reti nelle due stagioni in rosanero, sommate alla convocazione nella nazionale campione del mondo, avevano creato intorno al numero otto del Toro delle aspettative nei tifosi che si erano presto scontrate con una deludente realta'.
Durante la scorsa stagione Barone e' stato infatti spesso criticato per la sua poca grinta e concretezza. Nelle 33 presenze del campionato 2006/2007 , le aspettative sul giocatore si sono rapidamente ridimensionate, e come spesso accade per ogni sogno infranto, la delusione ha prevalso sulla ragione arrivando a critiche forse eccessive. Ma del resto firmando un contratto per il Toro non si puo' non mettere in conto che il tifoso granata si aspetta una cosa prima di tutto: la passione. Quella stessa passione che scorre dalla Maratona per arrivare in campo attraverso un filo invisibile, ma indistruttibile. E se si grazia una prestazione qualitativamente non all'altezza, non si transige sulla mancanza di carattere, che sopra ogni altra cosa rappresenta il passato e l'onore di questa squadra.
Piu' volte un'incomprensione reciproca ha portato il centrocampista vicino ad altre squadre, ma quest'estate il numero otto del Toro ha ribadito chiaramente la volonta' di rimanere in granata per continuare e forse riscattare, il cammino intrapreso sotto la Mole. E cosi' nell'attuale stagione ha collezionato diciotto presenze e cinque sostituzioni, con una media di voti appena sotto la sufficienza. In questo lento, ma costante percorso per ritornare alla migliore condizione, domenica e' arrivato il primo gol dopo due anni (a parte una rete in Coppa Italia col Rimini), a suggello di una possibile rinascita personale oltre che di un regalo a quei tifosi che se spesso lo hanno messo in discussione, gli hanno sempre concesso la possibilita' di farli ricredere. E il boato dello stadio che ha acclamato il suo nome dopo la rete contro l'Atalanta e' forse il punto di partenza per abbattere il muro che troppe volte ha ostacolato lo sbocciare del talento.