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Walter nudo

Walter nudo
venerdì 18 aprile 2008, 00:002008
di Carlo Nesti
Nato a Torino il 10 maggio del 1955, dopo essere stato assunto alla sede Rai di Torino, nel 1980, diviene una delle voci del programma radiofonico "Tutto il calcio minuto per minuto". Volto simbolo della Rai per Juventus e Torino.

Walter (Novellino) nudo: spogliato del Toro, e di un progetto che, in estate, sembrava nelle mani ideali. Lui era l'uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto, con il passato granata, e il temperamento torinista. Ma il calcio è fatto di misteri, e spesso le alchimie "chimiche" non danno i frutti sperati. Novellino ha fallito perché, fondamentalmente, resta un "integralista" del 4-4-2. Antonelli gli aveva servito una "buona" squadra, e certamente non una formazione da lotta per non retrocedere. Il problema è che, per gestirla, bisognava credere anche in moduli diversi da quel 4-4-2. Walter ci ha provato (a cambiare se stesso), e di questo occorre dargliene atto. Sfido chiunque, pure Lippi campione del mondo, e Capello pluri-scudettato, a lottare contro 60 infortuni. Il popolo granata lo ha accusato di mutare sempre assetto, e di non avere le idee chiare.

Ma chi avrebbe potuto essere lineare e coerente, in una situazione di perenne emergenza? Sarebbe stata un'impresa per chiunque. A posteriori, è ovvio che i soldi spesi per Di Michele e Recoba, avendo già in casa Rosina, andavano investiti per un ariete. Davanti, si è dovuto ricorrere all'"ottava scelta" per trovare una prima punta: Stellone dopo Ventola, Bjelanovic, Di Michele, Recoba, Rosina, Oguro e Malonga. Semplicemente pazzesco. Soltanto con l'acquisto di Diana e Pisano, i 2 agognati esterni, si è avuta l'illusione di costruire una squadra, secondo i canoni del 4-4-2. Il problema, però, diventava quello di sconfessare del tutto la strategia di mercato estiva, schierando uno solo fra Rosina, Di Michele e Recoba. Di qui, polemiche e caos. In ogni caso, una "sterzata" era necessaria, perché, a 5 giornate dalla fine, con un calendario inquietante, e un "gruppo" morto spiritualmente, non si poteva continuare così. Ha pagato non il principale, o l'unico colpevole: è la legge del pallone, che, nella disperazione, brucia le panchine.