Walter nudo
Walter (Novellino) nudo: spogliato del Toro, e di un progetto che, in estate, sembrava nelle mani ideali. Lui era l'uomo giusto, nel posto giusto, al momento giusto, con il passato granata, e il temperamento torinista. Ma il calcio è fatto di misteri, e spesso le alchimie "chimiche" non danno i frutti sperati. Novellino ha fallito perché, fondamentalmente, resta un "integralista" del 4-4-2. Antonelli gli aveva servito una "buona" squadra, e certamente non una formazione da lotta per non retrocedere. Il problema è che, per gestirla, bisognava credere anche in moduli diversi da quel 4-4-2. Walter ci ha provato (a cambiare se stesso), e di questo occorre dargliene atto. Sfido chiunque, pure Lippi campione del mondo, e Capello pluri-scudettato, a lottare contro 60 infortuni. Il popolo granata lo ha accusato di mutare sempre assetto, e di non avere le idee chiare.
Ma chi avrebbe potuto essere lineare e coerente, in una situazione di perenne emergenza? Sarebbe stata un'impresa per chiunque. A posteriori, è ovvio che i soldi spesi per Di Michele e Recoba, avendo già in casa Rosina, andavano investiti per un ariete. Davanti, si è dovuto ricorrere all'"ottava scelta" per trovare una prima punta: Stellone dopo Ventola, Bjelanovic, Di Michele, Recoba, Rosina, Oguro e Malonga. Semplicemente pazzesco. Soltanto con l'acquisto di Diana e Pisano, i 2 agognati esterni, si è avuta l'illusione di costruire una squadra, secondo i canoni del 4-4-2. Il problema, però, diventava quello di sconfessare del tutto la strategia di mercato estiva, schierando uno solo fra Rosina, Di Michele e Recoba. Di qui, polemiche e caos. In ogni caso, una "sterzata" era necessaria, perché, a 5 giornate dalla fine, con un calendario inquietante, e un "gruppo" morto spiritualmente, non si poteva continuare così. Ha pagato non il principale, o l'unico colpevole: è la legge del pallone, che, nella disperazione, brucia le panchine.