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Winklaar, un Vieira al CuraÇao

Winklaar, un Vieira al CuraÇao
lunedì 7 aprile 2008, 00:002008
di Alessio Calfapietra

Non tutte le ciambelle riescono con il buco. Pantaleo Corvino si fregia, e a ragione, di essere uno scopritore di talenti come pochi sulla piazza. Ma se dovessimo trovare uno scheletro nel suo armadio, questi avrebbe le fattezze caraibiche di Djuric Winklaar. I tifosi del Lecce nel corso dell'estate 2001 avevano gongolato davanti alle entusiastiche relazioni sulle qualità di questo centrocampista distintosi nell'Heerenveen. "E' l'erede di Vieira": così suonava il ritornello che aveva convinto il presidente Moroni a investire tre miliardi di lire, un esborso non indifferente per una piccola società che, fidando nella lungimiranza del suo diesse che aveva bruciato sul tempo Inter, Parma e Torino, contava di ammortizzare l'investimento nel lungo periodo grazie ad una cessione milionaria. A quell'epoca il Vieira originale si distingueva nelle fila dell'Arsenal, ed ogni sua giocata corrodeva ulteriormente i gomiti della dirigenza milanista che si era lasciata scappare un gioiello simile. Toccava dunque a Winklaar rilevarne il testimone in Italia. I salentini quella stagione avevano comprato altri quattro stranieri, tali Cimirotic dall'Olimpia Lubiana ed il francesino Philippe Billy, oltre ad un'oscura coppia uruguaiana, la punta Ernesto Javier Chevanton e Gullermo Giacomazzi, centrocampista dalla netta propensione offensiva. Inutile specificarvi che gli acquisti determinanti furono i primi tre, Winklaar, l'imberbe Billy e lo sloveno Cimirotic, appunto. Determinanti per la retrocessione. Winklaar proveniva dalla (apparentemente) inesauribile fucina di talenti delle colonie olandesi, le meravigliose Antille, "odorosa terra dal sole accarezzata", per dirla con Baudelaire, e che sembravano aver dato i natali ad una nuova stella del calcio. Le cose si rivelarono ben diverse: Winklaar non si espresse come in Olanda, anzi finì dritto nella formazione primavera. Dubitiamo che Alberto Cavasin prima e Delio Rossi poi abbiano mai seriamente pensato di affidare le chiavi del centrocampo a Winklaar, che non spostò mai lo zero dalla voce "presenze" nel suo tabellino.

Rispuntano i corsi e ricorsi storici di vichiana memoria: dove può essere prestato un mediano di comprovata fama e, soprattutto, dalla molta spesa e poca resa? Al Sora, ovviamente. Anticipando l'illustre Mea Vitali di qualche stagione, Winklaar tentò di ergersi a diga del centrocampo almeno nel club frusinate, ma i flutti da arginare nella provincia laziale erano troppo corposi per lui. Il fiume dunque esondò e Winklaar dovette tornarsene a Lecce dove tutti ormai avevano capito che più che l'erede di Vieira, avevano davanti l'epigono di Hugo Vieira, il portoghese che divertì mezza tifoseria della Sampdoria con le sue improbabili performance. A Winklaar fu concessa un'altra chanche, la Spal, ma anche in Emilia Romagna Winklaar si ridusse a squallida riserva di serie C1. Fallita la prova d'appello, Corvino si era definitivamente convinto che Winklaar vestisse i panni di un Vieira al Curaçao che, oltre all'amena isola di origine di Djuric, stava ad indicare uno squisito liquore che viene utilizzato nei cocktail di ispirazione esotica. Chi aveva osato paragonare due dimensioni del calcio parallele ma che non si toccano, evidentemente, di Curaçao ne aveva assunto in abbondanza! Il prosieguo della carriera di Winklaar è grottesco: dopo le illusioni salentine arrivarono quelle della serie B olandese, per gentile concessione dell'AGOVV Apeldoorn, sino alla scoperta della vera cifra calcistica di Djuric grazie ai dilettanti del AFC Quick 1890. A 26 anni, Winklaar non fa più del calcio la sua principale occupazione (di questo possiamo essergli grati) e, di tanto in tanto, prende un aereo per giocare le qualificazioni ai mondiali con la sua nazionale. Nell'ultimo periodo le Antille Olandesi hanno affrontato il Nicaragua, con Winklaar in campo. I transcontinentali sono 163mi nel Ranking Fifa, dietro Swaziland, Maldive, Lesotho e Tahiti. La Francia invece è settima, ma sicuramente i 156 posti di differenza sono dovuti al contributo di Patrick Vieira. Di quello vero e della sua versione da spiaggia.