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Altafini: "Mazzarri per ora sta lavorando sulla testa dei giocatori"

Altafini: "Mazzarri per ora sta lavorando sulla testa dei giocatori"TUTTO mercato WEB
© foto di Giacomo Morini
mercoledì 21 ottobre 2009, 19:092009
di Antonio Gaito
fonte www.tuttonapoli.net

Intervista esclusiva di Tuttonapoli.net a José João Altafini, storico ed indimenticato attaccante del Napoli dal 1965 al 1972, oggi commentatore televisivo per Sky. Noto in Brasile come "Mazzola" per la straordinaria somiglianza con il fuoriclasse del grande Torino Valentino Mazzola, Altafini ha vestito sia la maglia della nazionale verdeoro che quella italiana.

Il Napoli ha battuto il Bologna allo scadere e in rimonta. Una chiara dimostrazione di carattere. Secondo lei, con l'arrivo di Mazzarri è cominciato un nuovo campionato per gli azzurri?
"E'da una decina di giorni che Mazzarri lavora con la squadra: nessun tecnico può fare miracoli in poco tempo. Avrà sicuramente puntato tutto sulla grinta e sugli aspetti caratteriali. E' ancora presto per valutare condizione atletica e analizzare aspetti tattici. Senza dubbio in campo si è visto maggior brio rispetto alle precedenti uscite".

Con il Napoli lei ha collezionato 180 presenze in serie A e 71 gol. Il quarto goleador di sempre nella storia del Calcio Napoli considerando le reti nelle varie coppe europee e nazionali. Al San Paolo non si vede da anni un vero rapinatore d'area. C'è un Altafini in erba che potrebbe fare al caso del Napoli?
"In giro non ci sono attaccanti che hanno le mie stesse caratteristiche fisiche e tecniche. L'ultimo centravanti di livello assoluto che ha avuto il Napoli è stato Careca".

Roberto Fiore spese 270 milioni di lire per strapparla al Milan che, per evitare polemiche in relazione all'offerta migliore della Juventus, parlò, attraverso i suoi dirigenti, di 300 milioni. Quanto conta per un giocatore importante approdare in un club che fa follìe per averlo e perché il Napoli di oggi follìe non ne fa?
"Direi che è fondamentale per un calciatore sentire la stima della società e l'entusiasmo della tifoseria. Con la giusta professionalità e con questi presupposti si rende anche di più rispetto al potenziale di base. L'attuale società del Napoli non prende giocatori di grido non per mancanza di volontà sull'acquisto, ma perché ha stabilito un tetto massimo di ingaggi con il quale è difficile trattare con i veri fuoriclasse. Ecco perché sono sempre le stesse società ad avere i calciatori più forti".

A propostito del presidente Fiore e di fuoriclasse, c'è una vecchia leggenda che parla di un accordo concluso dal patron per avere in prestito dal Santos, per un anno, "tale" Edson Arantes do Nascimento, meglio conosciuto come Pelè. Costo dell'operazione 100 milioni di lire, ma tutto sfumò per il veto di Sivori e Altafini. Favole o c'è un fondo di verità?
"Non è assolutamente vero. L'unico presidente che provò in tutti i modi a portare Pelè in Italia fu Angelo Moratti. Pelè era troppo legato alla sua gente e al suo paese. Era impossibile convincerlo a lasciare il Brasile. In America approdò sul finire di carriera solo per provare una nuova esperienza".

Il suo Napoli stellare non riuscì mai a vincere lo scudetto...
"Il mio Napoli era davvero forte, direi stratosferico. Purtroppo in quel periodo le squadre del nord erano più potenti, inteso nel senso di maggiori capacità economiche ed organizzative. Era molto difficile star davanti e noi, quale magra consolazione, riuscimmo a fare il massimo, cioè essere lì lì, subito dietro".

A Napoli fu accolto con grande entusiasmo e con il soprannome a lei tanto caro di "Leone di Piracicaba". Poi la cessione alla Juventus dopo sette anni e per lei fu subito scudetto proprio ai danni del Napoli. Diventò così "Core 'ngrato"...
"Vestivo la maglia della Juventus. Vincere la partita e lo scudetto era per me un dovere in quel momento. Quella domenica gli ex del Napoli eravamo tre: io, Zoff e Damiani. Damiani giocò una buona gara, Zoff fece parate straordinarie ed io feci gol. Capisco che un gol si ricorda più di una parata o di una bella giocata, ma nessuno chiamò Zoff "Core 'ngrato". I tifosi del Napoli però devono sapere che sotto il profilo emozionale ero dispiaciuto tantissimo per i miei ex compagni. Certo, da professionista, ero soddisfatto, ma nel pensare agli anni meravigliosi trascorsi a Napoli, l'amarezza degli azzurri la provai anche io".

Lei e Sivori, una grande amicizia: famosa la promessa che fece all'argentino di far gol alla vecchia signora. Se dovesse fare un nome, direbbe Sivori o Maradona?
"Omar era un fuoriclasse immenso oltre che un grande amico, ma credo che Maradona sia il più forte di tutti... Dopo Pelè. E' sempre difficile dire chi sia l'attaccante o il giocatore migliore. Faccio l'esempio di Van Basten. L'olandese per me è il più forte attaccante in assoluto, poi è arrivato Shevchenko e ha fatto più gol di lui. Ecco che ragazzi e tifosi si ricordano più del secondo, ma in valore assoluto il migliore resta Van Basten".

Lei ha giocato sia con la nazionale brasiliana che con quella italiana. Cosa sente di dire all'altro ex Napoli, Amauri, in bilico tra le due rappresentative ?
"Abbiamo due storie diverse. Certo, con gli attaccanti che ha oggi il Brasile credo che sia difficile una sua convocazione. Amauri i è un gran bel giocatore e se vuol partecipare ad un mondiale, Lippi d'accordo, credo debba accettare la chiamata della nazionale di un paese che gli ha dato tanto. La nazionale è un onore. Nel rispondere ad una convocazione si ha la possibilità di dire "grazie" al proprio paese o a quello che ha fatto tanto per sè. Io fui chiamato traditore in Brasile, ma per giocare con la Nazionale Italiana non ho mai preso soldi".

Torna ogni tanto a Napoli?
"Manco da tanto tempo. Quando seguivo la serie A più mi capitava, ma ora che lavoro più sui campionati esteri mi è molto difficile. Pensate che sono stato sette anni a Milano e non sono salito fin su la "Madunina", sette anni a Napoli e mai andato sul Vesuvio, sette anni a Torino e non ho mai visitato la Mole. Mi promettevo sempre di andarci, poi passavano le settimane, gli anni...

Accetterebbe un ruolo dirigenziale nel club di De Laurentiis?

"Il calcio è la mia vita e accetterei l'offerta di qualuque società seria che voglia puntare su di me a vario titolo. La programmazione è sempre la base di ogni percorso vincente. Quando c'era ancora Ferlaino consigliai l'affare Ailton. L'ingegnere non raccolse il mio suggerimento e il giocatore andò in Bundesliga. Al Napoli arrivò Calderon per una decina di miliardi".

C'è un aneddoto, particolarmente gustoso, che riporta spesso la sua mente all'esperienza napoletana?
"Si, certo. Una sera fui protagonista alla domenica sportiva e il conduttore, Alfredo Pigna, scrittore e giornalista napoletano, mi intervistò su temi sociali ed io dissi che sentivo spesso parlare di salvare Venezia e altre città importanti mentre di Napoli, che ne aveva tanto bisogno, non se ne parlava mai. Napoli è una città calda, di cuore, con una grande storia e merita tutte le attenzioni".

Dopo quelle dichiarazioni cominciarono ad arrivarmi a casa regali, bottiglie di vino... Una dimostrazione di affetto enorme per quelle parole dette col cuore. Poi ricordo le parole di un orefice il quale disse: Altafini in campo è immarcabile, quando non gioca e non si allena, si marca da solo. I napoletani sono grandi esperti di calcio. Hanno il palato fine.

Per concludere Josè, e per tornare al Napoli di oggi, cosa manca a questa squadra per tornare a competere a grandi livelli in Italia e all'estero?
"Quella attuale è una buona rosa, ma incompleta per operare il salto di qualità. Nereo Rocco diceva che l'ossatura di una squadra si compone di quattro elementi fondamentali : portiere, difensore centrale, centro mediano a dettare i tempi e attaccante. Quanto più forte è la spina dorsale più si può sperare di vincere qualcosa. Al Napoli mancano quei quattro cinque calciatori di valore internazionale che fanno la differenza, ma non è detto che De Laurentiis non possa stupire tutti da qui a qualche tempo.