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Berlusconi e Rifondazione, per una volta bisogna andare d'accordo

Berlusconi e Rifondazione, per una volta bisogna andare d'accordo
venerdì 27 febbraio 2009, 00:002009
di Francesco Letizia
Caporedattore di Tuttomercatoweb.com, dove da oltre un anno cura la rubrica "Il volto nuovo" in cui individua le future stelle del calcio mondiale. Da marzo 2007 è Direttore di MilanNews.it, prima testata giornalistica dedicata ai rossoneri.

Inutile fare quest'oggi, all'indomani di una Waterloo totale per la stagione del Milan, processi a posteriori ai singoli: al di là di come è terminata la partita, la squadra di Carlo Ancelotti è stata umiliata dal primo all'ultimo minuto di un match che ha avuto l'epilogo che meritava. A memoria, nessuna squadra durante la così detta "era Ancelotti" è mai venuta in campo europeo ad imporre il suo gioco in maniera così schiacciante, con oltre 20 conclusioni in porta: e la cosa ancor più agghiacciante è che la squadra di Schaaf ha assolutamente annientato il Milan sul palleggio, la costruzione della manovra, ovvero quelle che si presumevano fossero le armi di questa squadra. Dortmund, La Coruna, Istanbul erano state clamorose disfatte con almeno l'assenza di un'aggravante come il giocare in casa: viene da pensare che sia stata evidentement una fortuna che il pubblico di San Siro non abbia accolto totalmente l'appello di fare sold out, altrimenti i fischi (di ben altro peso rispetto agli sparuti rivolti a Seedorf l'altro giorno) sarebbero stati assordanti e massacranti a ragion veduta. Il ciclo Ancelotti si è ampiamente concluso, questa volta lo diciamo amaramente senza timore di smentita: la questione non dovrà essere se scegliere un suo successore, ma quando farlo e chi. Sarebbe irrispettoso nei confronti di tutti continuare una storia che fa solo del male ai protagonisti: ingiusto propinare ai tifosi l'ennesima illusione di una finta rifondazione, triste anche che un tecnico che ha fatto la storia di questa società debba andar via da indesiderato anziché da vincente come avrebbe meritato. Ora occorre non sbracare, come si dice in gergo, ma guai a spacciare per "obiettivo" la qualificazione in Champions: quella dovrebbe essere piuttosto un impegno concreto che dei grandi giocatori (appannati quanto si vuole, ma pur sempre campioni) hanno il dovere di assicurare ad un popolo, quello rossonero, che anche nei momenti più difficili non ha mai fatto mancare il suo sostegno.

Guardare oltre, con un pensiero al passato: il 13 marzo 2001, il Presidente Berlusconi esonerò in diretta tv Alberto Zaccheroni dopo il pareggio contro il Deportivo La Coruna che escludeva i rossoneri dalla Champions. Fu un coraggioso "mea culpa" di una grande tifoso che ammise di aver trascurato il suo primo amore e decise con un atto di forza di cambiare radicalmente via: a distanza di otto anni, un provvedimento analogo è decisamente indispensabile. Berlusconi, si sa, è una persona che ha fatto della sua immagine da vincente la fortuna nella vita ed in tutti i campi in cui si è "buttato", dall'imprenditoria alla politica passando appunto per il calcio: accettare passivamente l'idea di un Milan perdente, che tanto ricorda l'Inter di qualche anno fa, sarebbe una clamorosa svolta in negativo nella storia di questo club. Ben più, con tutto il rispetto ovviamente, della possibile cessione di un fuoriclasse assoluto come Kakà, per cui i tifosi sono scesi in strada incuranti del freddo, della neve e dei petrodollari di Dubai: senza arrivare ad un clima di scontro, è lecito attendersi nei prossimi giorni che i delusi fans milanisti facciano sentire la loro voce. Servirà probabilmente, perchè questa dirigenza ha dimostrato a più riprese di considerare sempre, nel bene e nel male, l'idea di chi paga, di chi soffre, di chi tifa per questi colori: per valutare l'inadeguatezza di alcuni giocatori ad un progetto degno di tale nome ci sarà tempo... Ora però le decisioni vanno prese dalla cima della piramide, a catena: altirmenti, qualcuno sussurra già nei forum, c'è pur sempre lo Sceicco Mansour...