Carlo Nesti: "Ranieri, gentiluomo ferito..."
La sua colpa principale è stata quella di essere romano, e quindi distante dalla "juventinità" (ma esistono ancora le "bandiere"?). Ed è stata quella di arrivare dopo Calciopoli, con la società rasa al suolo, dopo anni di trionfi. Gli si chiedeva di rivincere tutto e subito, senza la pazienza di aspettare per ricostruire.
Claudio Ranieri ha preso una squadra, reduce dalla Serie B, e l'ha riportata, in una sola stagione, in Champions League. Nell'annata successiva, gli si chiedeva di vincere in campo nazionale e in campo europeo, senza tenere conto che si sarebbe trovato all'incrocio fra campioni in parabola discendente e giovani non ancora maturi.
Ma qualcuno aveva deciso che, in ogni caso, il colpevole sarebbe stato lui, se quei risultati non fossero arrivati. Dopo 5 partite senza vittorie, dal 24 settembre all'8 ottobre (Catania, Sampdoria, Bate Borisov, Palermo e Napoli), è cominciato il linciaggio mediatico nei suoi confronti: "Ranieri, vattene".
Fin qui, tutto sopportabile, visto che gli allenatori sono strapagati anche per questo, e la stampa è libera. Molto meno sopportabile il fatto che il suddetto linciaggio sia continuato in occasione dei 7 successi successivi, dal 21 ottobre al 13 novembre (Real Madrid, Torino, Bologna, Roma, Real Madrid, Chievo e Genoa).
Premeditazione? Pregiudizio? Persecuzione? Fate voi. Intanto, la Juventus cominciava a perdere pezzi, e su questo punto veniva diffusa una convinzione assoluta: 70 infortuni? Tutti colpa di Ranieri. Ora, credo che anche un bambino capirebbe che un minimo (o un massimo?) di esagerazione "mediatica" c'è stata.
Quello che mi rimane, dell'esperienza del tecnico, è la pacatezza con la quale ha sempre affrontato questo "tsunami" di critiche e polemiche. Così come mi rimane l'assurdità di vederlo contestato dal fischio d'inizio al 90' delle partite, e non prima e dopo, a tutto svantaggio della serenità della squadra.
Per me, come cronista e osservatore, è stata un'esperienza importante per capire quanto cinismo circola fra la gente, giornalisti e tifosi compresi. Si arriva a demonizzare i personaggi per errori professionali, senza un briciolo di tatto, almeno al cospetto delle "persone". In questo mondo, non mi ritrovo più.