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Di Canio: "Su Balotelli si è esagerato, non era razzismo"

Di Canio:  "Su Balotelli si è esagerato, non era razzismo"
giovedì 23 aprile 2009, 19:472009
di Redazione TMW

L'ex attaccante di Lazio, Juventus, Napoli e Milan, Paolo Di Canio, intervenendo a "Radio Goal", sulle frequenze di Radio Kiss Kiss Napoli, ha rilasciato alcune dichiarazioni:

"Il caso Balotelli? Credo che ci sia stato soltanto un momento di cattiveria di alcuni tifosi della Juventus nei confronti di un calciatore che in quegli istanti non era certo simpatico in campo. Non posso pensare che in tutti i settori nessuno si fosse dissociato da quei cori. Non posso credere che lo stadio Olimpico fosse di estrema destra. Dove vi è un atto di violenza o razzismo è giusto intervenire perché allo stadio si deve andare per divertirsi. La gente che però giudica questi episodi, come i politici, è la stessa che non fa nulla per migliorare lo stato sociale del nostro paese quando ai semafori non degna di uno sguardo il lavavetri di turno. Poi si riempie la bocca di belle parole solo per sensibilizzare l'opinione pubblica. Al di là di tutto, però, se un atto è razzista, lo è nei confronti di tutti, non solo di Balotelli che magari gioca in un club più importante. Mourinho? È un grande, a prescindere da quello che possa aver dato all'Inter a livello tattico. I nerazzurri vincono da tre anni, dunque non è facile poter imporre ad uno come Ibrahimovic il suo "credo". Mourinho è stato bravo a gestire lo spogliatoio ed a vincere lo scudetto. se dovesse vincere anche la Coppa Italia sarebbe un gran colpo, poi il prossimo anno dovrà vincere la Champions League. Se non cambierà anche tatticamente il modo di giocare dell'Inter, avrà fallito. Però dal punto di vista della comunicazione è certamente il numero uno. Anche nei confronti dei suoi calciatori, ai quali dice le cose in faccia.
Il Napoli? L'organico è stato sopravvalutato. L'Intertoto ha influito in maniera marginale, sul rendimento negativo della squadra nella seconda parte dell'incontro. Sono convinto che i motivi della crisi siano molteplici, ma principalmente la rosa non è all'altezza della situazione. Ci sono giocatori importanti, superiori alla media, non supportati però da rincalzi adeguati. Il Napoli, poi, non ha leader. Manca, alla squadra, un giocatore che sappia trasmettere la sua carica, la sua voglia di vincere. Certo, c'è Blasi che è un lottatore, ma un leader è ben altra cosa. Il futuro? Ci vuole il giusto mix. Una società come il Napoli deve giustamente avere una gestione sana del bilancio ed in questi quattro anni ha fatto cose strepitose. L'importanza della piazza, però, non può prescindere dall'aspetto tecnico ed allora ci vuole qualcosa di più: giovani da valorizzare, certo, ma soprattutto elementi già pronti. Due, tre calciatori di grande esperienza, di 28-29 anni che facciano fare al Napoli il salto di qualità. Per arrivare a quelli o si è bravi nel prenderli a parametro zero, oppure si fanno investimenti importanti. La squadra azzurra è composta ancora di quei giocatori provenienti dalla serie C: la gratitudine serve a ben poco, per fare grandi cose. I calciatori si sentono appagati perché sono in una piazza importante anche se giocano pochissimo e questo, dal punto di vista delle motivazioni, non va bene. Il cambio in panchina? Forse sarebbe stato meglio aspettare la fine del campionato, ma so anche che, conoscendo un giocatore, forse la scossa era necessaria, per cui posso anche essere d'accordo sulla scelta di De Laurentiis di voler migliorare la classifica di un Napoli depresso, che nel girone d'andata era fantastico, e che ora non è né carne, né pesce. La squadra vista a Cagliari è stata imbarazzante".